Il testo si propone principalmente come un manuale rivolto a coloro che intendono affrontare un lavoro psicologico relativo alle ferite dell'identità sessuale. Nei vari capitoli troviamo, esposti in modo discorsivo e accessibile, i riferimenti clinici, scientifici e psicologici degli studi più recenti sull'omosessualità. Joseph Nicolosi, psichiatra e psicoterapeuta cofondatore della NARTH (Associazione nazionale per la ricerca e la terapia dell'omosessualità) con sedi in tutto il mondo, è il principale ideatore della cosiddetta "terapia riparativa". Da decenni il suo istituto studia i disturbi dell'identità sessuale. L'esperienza clinica che Nicolosi mette a disposizione del lettore è che il terapeuta può accogliere una domanda di trasformazione che procede da un lavoro di consapevolezza e dal desiderio di poter decidere liberamente in merito alle scelte della propria sessualità e della propria identità. In queste pagine l'autore ripercorre i meccanismi psicologici, le dinamiche e le tappe evolutive che influiscono nella costruzione soggettiva dell'identità di genere.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
PRESENTAZIONE
di Roberto Marchesini e Giancarlo Ricci
Esposta nelle pagine di questo libro, eccola dunque, la famosa terapia riparativa di Joseph Nicolosi. Sin da una prima lettura del testo emergono con evidenza alcune caratteristiche che vale la pena di rimarcare.
Innanzitutto, la terapia riparativa non ha nulla di coercitivo. Del resto, qualunque professionista della salute mentale sa che non è possibile alcun trattamento psicologico coatto. Spesso si dimentica che prima di qualsiasi approccio terapeutico c'è una domanda, ossia una richiesta che sorge da un disagio, in definitiva un desiderio soggettivo di miglioramento, di trasformazione o di progettualità.
Il focus del lavoro clinico dell'autore non è puntato sull'attrazione omosessuale, ma ha come obiettivo primario il miglioramento dell'autostima, della capacità di relazione e dell'identità di genere del paziente attraverso un approfondito lavoro sulle difese, sulle emozioni e sui sentimenti. L'autore non presenta interventi direttivi o suggestivi, e non si troverà traccia nel libro di elementi morali o religiosi. L'atteggiamento del terapeuta è tutt'altro che giudicante e inquisitorio, e viene delineato chiaramente come accettante e attivamente connesso emotivamente con il paziente, in tutta la sua dignità.
Nicolosi da sempre ha onestamente dichiarato che la terapia riparativa non è indicata per tutte le forme di omosessualità. In sintesi vi sono diverse forme di omosessualità:' talune abbondantemente praticate e agite, come si usa dire, altre che hanno un carattere occasionale o sporadico, alcune in cui prevale l'aspetto immaginario e fantasmatico. Infine talune forme di disagio, spesso nei giovani e nei giovanissimi, si riassumono nel timore di «essere omosessuali ». Non indifferente, in definitiva, è la valutazione dell'età evolutiva con l'avvicendarsi, per il soggetto, di tappe e identificazioni strutturanti che si consolidano mediante esiti particolari.
Accennare a questa complessità dove è in gioco il singolo individuo ci permette di evidenziare come il livello clinico, spesso complesso e delicato, non corrisponda affatto al piano sociologico dove quasi sempre (grazie all'ideologia gay) si parla degli « omosessuali » come di classe coerente e univoca di individui che praticano un particolare orientamento sessuale. E che su questi rivednica diritti e riconoscimenti. Anche il termine onnicomprensivo di omofobia, spesso meccanicamente deterministico, pare essere diventato una sorta di parola magic che vorrebbe spiegare e giustificare l'atteggiamento omosessuale.
Qualche parola intorno alla terapia riparativa. « Questo tipo di terapia — affermava Nicolosi in un suo predente lavoro — non si pone l'obiettivo di cancellare tutti gli impulsi omosessuali, bensì di migliorare la capacità di mettersi in relazione con gli altri uomini e di rafforzare il processo di identificazione maschile ». Il cosiddetto « approccio riparativo » nella cura dell'omosessualità maschile è basato essenzialmente sulla teoria delle relazioni oggettuali, sull'analisi delle dinamiche e delle strutture familiari, sul recupero della relazione con la figura paterna. In altro suo testo' Nicolosi notava che « ogni psicoterapia che tenti di sottoporre a trattamento l'omosessualità rischia di suscitare scetticismo ». Tale scetticismo in effetti sembra crescere all'ombra di una confusione terminologica: la cura non coincide con la guarigione, e guarire non significa magicamente o per forza ripristinare l'eterosessualità.
I fondamenti teorici della terapia riparativa di Nicolosi partono dai lavori di Sigmund e Anna Freud, di Melanie Klein, Donald Winnicott, John Bowlby, David H. Malan e molti altri. Importa rilevare che il modello terapeutico cui fa riferimento Nicolosi non è specifico per il trattamento dell'orientamento sessuale egodistonico, ma è conosciuto universalmente come ISTDP (Intensive Short-Term Dynamic Psychoterapy, psicoterapia intensiva dinamica breve), sviluppato negli anni '60 del secolo scorso dal professore Habib Davanloo4 e ampliato da Patricia Coughlin Della Selva e Diana Fosha,5 terapia che tuttora viene insegnata e praticata da psicologi e psicoterapeuti in ogni parte del mondo. Tra l'altro, recentemente, il dottor Nicolosi ha affiancato all'ISTDP l'uso dell'EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Desensibilizzazione e riprogrammazione del movimento oculare) nel trattamento di alcuni nodi traumatici particolari.
Qualche parola sulla scelta di Nicolosi di chiamare « riparativo » d modello terapeutico proposto. C'è infatti chi, nel tentativo di screditare il clinico statunitense, induce a credere che i riparativo l termine « » vada riferito all'omosessualità, o addirittura alla persona con tendenze omosessuali. Eppure né in Nicolosi né in altri autori o scuole che si rifanno alla terapia riparativa troviamo mai la ridicola idea di « riparare gli omosessuali » o di costringerli a « ritornare e erosessuali ».
Pur di screditare forse l'unico approccio terapeutico che vuole costituire un'alternativa alla modalità affermativa dell'omosessualità (GAT), si finge di ignorare che il termine « riparativo » è un termine tecnico psicoanalitico che si riferisce alla teoria del meccanismo della riparazione, nozione che appartiene a pieno titolo al lessico e alla letteratura psicanalitica.
Il concetto di riparazione è fondamentale in psicologia clinica, particolarmente nella psicoanalisi: risale infatti a Melanie Klein, pur essendo presente in maniera implicita anche nei lavori di Anna Freud. Il concetto kleiniano di riparazione, che verrà poi ripreso e sviluppato da Donald Winnicott, consiste nella separazione degli « oggetti buoni » da quelli « cattivi » e nello sforzo di recuperare la bontà dei secondi « riparando » ai danni da essi inferti alla strutturazione dell'Io.
Se Nicolosi chiama la terapia da lui proposta « terapia riparativa » è per evidenziare, sulla scorta di Elizabeth Moberly, il significato « riparativo » dell'omosessualità.' Semplificando, l'omosessualità sarebbe un tentativo, più o meno riuscito, di ristabilire una connessione con il mondo maschile da parte di una persona che se ne sente esclusa. Prima di lui sono parecchi e autorevoli i clinici che hanno accostato i meccanismi riparativi kleiniani all'omosessualità. Sandor Rado teorizza, infatti, un'« omosessualità riparativa »;9 Mayerson e Lief parlano esplicitamente di « terapia di riparazione e terapia ricostruttiva (analisi) » riferendosi a pazienti con tendenze omosessuali.' Irving Bieber è ancora più esplicito quando afferma che « l'attrazione dell'omosessuale verso le qualità maschili può rappresentare, almeno in parte, un tentativo riparativo e di auto-protezione teso ad allacciare un rapporto con un maschio forte che sia capace di difenderlo contro il potere della madre — a differenza del padre che non lo faceva ».
Non possiamo qui dilungarci oltre sulle basi teoriche e cliniche della terapia riparativa. Ciò che Nicolosi propone consiste, in buona sostanza, nell'ascolto empatico e nell'utilizzo di tecniche diffuse e consolidate con persone che vivono un orientamento sessuale indesiderato.
I suoi detrattori ricorrono spesso a banalizzazioni o evocano luoghi comuni. Le battute beffarde di coloro che, per partito preso, discreditano la terapia riparativa dicendo che pretende di « riparare » gli omosessuali sono lontani da una dimensione teorica e clinica. Sono critiche che provengono dall'ideologia gay, e in particolare da quell'ideologia di genere che propugna, in nome di un adeguamento al modernismo, l'uguaglianza e quindi l'indifferenziazione tra i sessi, che fa coincidere il sesso con il genere, cancellando quel complesso percorso psichico che struttura le identificazioni e le idealizzazioni attraverso le quali un soggetto assume una propria identità sessuale.
Le implicazioni dell'ideologia di genere sono ampie, coinvolgono aspetti sociali, giuridici, istituzionali, etici, morali. Lo scientismo ha aperto le porte, soprattutto negli Stati Uniti, agli « studi sul genere ».
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Ivan Lavorato il 29 dicembre 2020 alle 12:36 ha scritto:
È il manuale che ogni terapeuta riparativo dell'omosessualità avrà letto almeno una volta nella vita. Per quanto alcuni contenuti, ripresi da altri autori, possano essere scientificamente validi, il testo continua a sostenere una visione patologica dell'omosessualità contro ogni evidenza scientifica.