I viaggi di Messmer ci svelano con un linguaggio brillante e un’analisi di sé acuta e spietata il luogo profondo da cui scaturisce la scrittura di Martin Walser e ci spiegano quel che noi siamo e non possiamo non essere. Gli altri non sono diversi da quello che sono io e celano a me tanto quanto io nascondo a loro. Il viaggio dentro di me, il doppio che parla, come nell’incastro geniale comico-satirico dello scrittore in rivolta della Morte di un critico, è una rivelazione continua della mia menzogna, che è al tempo stesso la verità degli altri e viceversa. Quando la letteratura non è più, come accade in questo testo, puro intrattentimento e confessione di colpa, allora una luce sfolgorante, aforisma per aforisma, nasce dalla collisione tra il linguaggio e la realtà. Più il linguaggio viene affermato nella sua assoluta originalità nei confronti della realtà e più il nostro essere ci appare, improvvisamente, nella sua verità, al di là di ogni apparenza, di ogni opinione pubblica, di ogni universalismo. Proprio perché la fantasia è esperienza, tutto quello che posso dirmi non è nulla, paragonato a quello che non posso dirmi. Questo testo ci avvince dalla prima all’ultima riga perché nemmeno per un attimo cessa di liberarci da quel veleno che nasce, come osservava Nietzsche, dal disprezzo per ciò che ci è più vicino. Dobbiamo pensare a noi e non agli altri. Soltanto allora anche gli altri, forse, hanno qualcosa da noi. “Gli occhi chiusi, guardo fuori della finestra”.
Martin Walser è nato a Wasserburg/Bodensee il 24 marzo 1927. Dal 1944 al 1945 ha partecipato alla seconda guerra mondiale ed è stato in un campo di prigionia americano. Ha studiato germanistica, teologia, filosofia, storia, psicologia a Ratisbona e a Tubinga. Ha conseguito il dottorato nel 1951 con un lavoro su Kafka presso Beissner. Di Walser la Sugarco ha inoltre pubblicato Morte di un critico e L'istante dell'amore