Il tema della preghiera e della meditazione è trattato in questo libro con il calore e la profondità tipiche di padre Lafrance, la cui fama è diffusa sia in Francia che in Italia come predicatore. "Il Dio del dialogo", "La via della salvezza", "La realizzazione della salvezza" e "Il dialogo con Dio" sono le quattro parti che tratteggiano le tappe dell'economia della salvezza.
PREMESSA
Ecco una serie di testi, tutti egualmente brevi. destinati soprattutto a sostenere la preghiera. Spesso li abbiamo presentati sotto forma di contemplazioni evangeliche per introdurre all'orazione coloro che partecipano a esperienze di preghiera.
Al termine di un corso ci veniva sovente manifestato il desiderio di avere un «testo-ricordo», un memoriale che permettesse di rivivere giorno per giorno, nell'orazione quotidiana, l'esperienza vissuta in uno spazio di tempo abbastanza breve (circa una decina di giorni).
Proprio per rispondere a tale richiesta abbiamo scritto queste pagine. Precisiamo un po' il loro contenuto, indicando le persone a cui si rivolgono e il modo di utilizzarle per la preghiera.
Non si tratta di una serie di meditazioni scritte a caso, un po' come se si proponessero dei temi diversi per nutrire l'orazione. Si tratta, anzitutto, di una esperienza di preghiera che segue un percorso ben orientato, e chi dice esperienza dice crescita e concatenazione secondo un ordine preciso. Ma non per questo ci troviamo dinanzi a una costruzione astratta e soggettiva: l'esperienza spirituale si ricongiunge all'esperienza cristiana che è l'esperienza oggettiva della salvezza attraverso il popolo eletto, i profeti, Gesù Cristo e infine la Chiesa. Si potrebbe tradurla come una rivelazione progressiva del Dio Amore che chiama l'uomo a entrare in comunione profonda con lui, fino al giorno in cui la realizzerà nel Cristo. Una tale esperienza ci è data nella Bibbia e la Chiesa ci invita a riviverla oggi nella liturgia e nella vita quotidiana.
Abbiamo dunque seguito la via di questa rivelazione di Dio che chiama l'uomo a vivere con lui in relazione di amicizia. L'alleanza tra Dio e l'uomo è così intima, così concreta e totale che, d'ora in avanti, tentare di parlare di Dio senza parlare insieme dell'uomo, diventa un'astrazione, come tentare di parlare dell'uomo senza parlare insieme di Dio, diventa un'altra astrazione. Vale a dire che non si può leggere la parola di Dio con l'atteggiamento di un turista curioso o di un cacciatore di immagini o di idee. Siamo implicati e interpellati dalla parola di Dio che si rivolge alle profondità del cuore dell'uomo.
Questa trama molto sommaria si divide in quattro parti che cercano di tratteggiare, con tocchi successivi, le tappe dell'economia della salvezza: 1. Il Dio del dialogo; Il. La via della salvezza; III. La realizzazione della salvezza; IV. Il dialogo con Dio.
In un primo momento ci poniamo dinanzi a quel Dio che esce dal suo silenzio e parla all'uomo per confidargli il desiderio di stringere con lui un'alleanza di amore. In questo dialogo Dio si rivela come il totalmente Altro, e il Vicinissimo e anche come il Creatore. La rivelazione del Dio tre volte Santo, del Dio Amico e del Dio Ospite sprofonda l'uomo nell'adorazione e nell'amore, chiamandolo a vivere dinanzi a lui, con lui ed in lui. La contemplazione del Dio del dialogo appare come la tappa iniziale della storia della salvezza.
Ma questa salvezza si realizza pienamente e totalmente il giorno in cui la parola di Dio si fa carne e viene a piantare la sua tenda in mezzo all'umanità. Gli uomini sono dunque posti davanti a Gesù Cristo e chiamati a riconoscerlo come la rivelazione del Dio Amore. Al centro della fede c'è una opzione determinante per o contro il Cristo, parola di Dio. E proprio a questo livello di accoglienza o di rifiuto del Cristo si rivelano le intenzioni profonde del cuore. Nello sguardo d'amore del Cristo che viene verso di noi, sperimentiamo il nostro peccato e il nostro bisogno di salvezza. Se rifiutiamo di essere trafitti da questo sguardo, siamo dei ciechi impenitenti che non vedono in Gesù la rivelazione dell'amore del Padre.
Posti davanti al Cristo, non abbiamo altra alternativa: seguirlo o fuggirlo. Ma seguire Gesù Cristo vuol dire entrare con lui nel mistero della croce gloriosa e nel regno delle Beatitudini. Soltanto a questa condizione possiamo diventare suoi discepoli. Vi è dunque tutto uno spogliamento da operare per entrare nella povertà di Gesù, senza illusioni, accettando la sfida del suo amore. All'inizio di questa seconda tappa, siamo dunque invitati a entrare con Gesù nella via della salvezza.
Poi Gesù realizza la salvezza nel mistero pasquale reso presente oggi nei sacramenti e più particolarmente nel battesimo e nell'Eucaristia. In una terza tappa, intitolata «La realizzazione della salvezza», siamo invitati a contemplare Gesù che dona la sua vita al Padre nella passione gloriosa e il suo corpo agli uomini nell'Eucaristia. La nostra vita al seguito di Gesù, integrata così nella sua morte-risurrezione, prende una dimensione nuova e diventa vita per il Padre nel Cristo. Gesù ci insegna a dare il nostro essere in modo totale, senza tergiversare e senza conservare nulla per noi. Il mistero pasquale ci introduce direttamente nel mistero trinitario facendo di noi dei figli adottivi di Dio.
Infine, in una quarta ed ultima tappa, ci situiamo dalla parte dell'uomo per avvicinarci al mistero del suo dialogo con Dio. Dio parla all'uomo per esprimergli il suo amore, attende dunque dall'uomo una risposta d'amore che si esprima nella preghiera e nel dono incondizionato della vita. Semplicemente, abbiamo ripreso le grandi leggi dell'educazione alla preghiera che permettono all'uomo di entrare in relazione con Dio a tutti i livelli della sua persona. Ben più che di metodo, si tratta qui di un tentativo di antropologia sulla preghiera. Non si impara a pregare facendo conferenze o corsi sulla preghiera, ma esercitandosi in essa nel concreto della vita quotidiana.
L'uomo tutto intero è impegnato nella relazione con Dio. La preghiera pone dunque il problema dell'esperienza cristiana. Non bisognerebbe però fraintendere il senso di certe espressioni utilizzate in queste pagine: parliamo spesso di preghiera del cuore o di gustare la Parola o di sperimentare l'azione di Dio in noi. Del resto, gli Esercizi fanno larga parte alle mozioni dello Spirito nel cuore dell'uomo, mozioni che sant'Ignazio chiama «consolazioni» o «desolazioni», tutti segni che permettono il discernimento spirituale. Non si tratta affatto di emozioni o impressioni subite passivamente, ma dell'atto col quale la persona ha coscienza di essere in relazione con Dio.
Ecco perché, prima di questa ultima parte, abbiamo cercato di sbozzare brevemente la nozione di esperienza cristiana. Bisognerebbe rileggere qui il bel libro di Jean Mouroux su questo argomento, come pure le pagine di Karl Rahner sull'esperienza della grazia. A questi studi, appunto, che ci offrono l'essenziale della esperienza cristiana, ci siamo ispirati per redigere la Nota (cfr. pp. 102-105).
Queste pagine si rivolgono anzitutto a coloro che hanno vissuto una esperienza continuata di preghiera e che vogliono ritornarvi quando provano il bisogno di rieducarsi alla preghiere e di ritrovare le ragioni evangeliche di vita. È evidente che l'esperienza della salvezza si svolge secondo lo stesso ritmo della nostra storia personale. Durante il ritiro, essa viene vissuta, si può dire, in modo concentrato e sintetico, ma deve venir vissuta anche e soprattutto durante tutta la nostra esistenza. Per consentire una assimilazione progressiva, quasi una «ruminazione» interiore della parola di Dio, noi offriamo dei testi brevi. Ciò a cui tendiamo non può realizzarsi che a poco a poco. Poiché si tratta di una esperienza, il tempo è un fattore di primaria importanza.
Ecco perché questi testi richiedono di essere pregati piuttosto che letti. Non si può avvicinarli come se fossero dei trattati sulla preghiera fatti per arricchire lo spirito di idee nuove o per discuterne in seguito. Lo ripetiamo, non è facendo dei trattati sull'orazione che si impara a pregare, ma esercitandosi in essa nella fatica quotidiana. A questo scopo, abbiamo scelto deliberatamente uno stile vocativo e non indicativo, affinché il lettore non si trovi in una narrazione, ma sia interpellato come un «Tu», soggetto reale di un dialogo. Bisogna dunque riprendere questi temi in una preghiera continua, avendo cura soprattutto di gustarli interiormente, piuttosto che esaurirli a qualsiasi costo. Non bisognerebbe passare al testo seguente se non a condizione di avere assimilato quello precedente nella vita di preghiera.
D'altronde, poiché questo insieme di testi è generalmente utilizzato per un ritiro di otto o dieci giorni, esso può anche servire da guida a chi vuole realizzare da solo questa esperienza di preghiera in un ritiro personale. Osserviamo di passaggio che nulla può sostituire una esperienza vissuta sotto la direzione di qualcuno che si è, a sua volta, sottoposto alla disciplina degli Esercizi e che può così riconoscere l'autenticità del cammino ed essere testimone della preghiera. Una volta fatta personalmente questa esperienza sotto la direzione di una guida sperimentata, si può facilmente rifarla da soli. Ecco perché i testi che presentiamo possono servire di guida ad una esperienza di preghiera in solitudine.
Un'ultima domanda si impone: come utilizzare questi testi per la preghiera? È necessario anzitutto seguire un certo cammino di crescita per entrare progressivamente nell'esperienza e penetrare in profondità in tutte le tappe, senza aver fretta di sapere tutto fin dall'inizio. E' praticamente la via dell'iniziazione battesimale che situa l'uomo peccatore di fronte al Dio santo, perché si lasci in seguito illuminare dalla parola del Cristo e infine si unisca a lui nei misteri della salvezza. Soprattutto, non lo ripeteremo mai abbastanza a quelli che si impegnano in un simile ritiro, esso esige una fedeltà alla preghiera senza compromessi. Non si richiede di riuscire, ma di mettersi risolutamente in un grande silenzio interiore e di essere fedeli all'ora di preghiera consacrata ad ogni contemplazione. Al di fuori di quei momenti consacrati a una preghiera esplicita, è bene vivere semplicemente in presenza di Dio, «ruminando» con molta libertà i temi meditati... Bisogna soprattutto badare a non accumulare le letture, ma a sceglierne alcune piuttosto brevi, nella Bibbia o in altro libro, che si riferiscano alla tappa che si sta vivendo in quel momento. Una sola verità assimilata in un'atmosfera di grande unità e in una concentrazione pacificante apre la porta a tutte le altre, senza che neppure ce ne accorgiamo.
Per venire incontro a coloro che desiderano utilizzare queste pagine per un ritiro personale, diamo alla fine del volume uno schema che li aiuti. Abbiamo esteso l'esperienza su un periodo di dieci giorni, lasciando ai singoli la cura di abbreviare o di allungare ogni tappa secondo il tempo di cui dispongono. Quello che importa è di percorrere l'esperienza nella sua totalità, anche se talvolta è opportuno lasciare da parte dei testi in cui i temi si ripetono, ma che potranno essere ripresi utilmente in seguito.
Riteniamo che sia bene consacrare ogni giorno quattro tempi forti alla preghiera: l'ideale sarebbe di consacrarvi ogni volta un'ora, ma bisogna cercare di non stancarsi e di vivere in un clima di distensione perché ognuno trovi il suo ritmo. Normalmente più si progredisce nella preghiera, più questa risulterà facile. Se vi fosse impossibilità di pregare bisognerebbe ricercarne le cause, che non sono necessariamente dovute a cattiva volontà, ma talvolta al condizionamento umano ed esteriore della preghiera che è manchevole (cfr. punto I 7 [IV], pp. 132-134). In questo caso è bene ricorrere a un consigliere spirituale sperimentato per rendere conto della propria preghiera e individuare insieme con lui le zone di depressione.
Per ognuno dei tempi forti abbiamo previsto nella struttura del volume due punti: il primo dà dei consigli per la preghiera, mentre il secondo offre un tema di preghiera tratto dalla Scrittura. È evidente che il testo è soltanto un aiuto, poiché l'essenziale è riferirsi alla parola di Dio. Vi è sempre un collegamento tra il primo e il secondo punto, perché il modo di pregare si adatta all'argomento scelto; infatti non si contempla la passione nel medesimo modo con cui si medita il discorso sulla montagna con le Beatitudini. Tutti questi consigli relativi alla preghiera potranno sembrare complicati o fastidiosi a chi li guarda dal di fuori, ma non bisogna decretare troppo in fretta la loro inutilità; bisogna prima provarli. È nell'uso che se ne scoprono i pregi. All'inizio è bene scomporre il movimento per realizzarlo meglio, poi lo si compirà facilmente. Come ogni arte, la preghiera esige che ci si eserciti con pazienza traendo profitto anche dagli insuccessi. Ma, detto questo, conviene ricordare che le pagine che seguono, nei vari punti in cui sono state suddivise, hanno un solo scopo: introdurre in una esperienza di preghiera e aiutarci a progredire; non si può domandar loro di più. In fondo, tutte le tecniche umane si rivelano imperfette nella formazione all'orazione, solo lo Spirito Santo è il vero maestro interiore della preghiera. Non appena si è in grado di camminare da soli, bisogna lasciar cadere le stampelle. Lo Spirito è capace di fare dei poveri esseri che siamo dei veri uomini di preghiera. La nostra vera ricerca di una vita alla presenza di Dio ha inizio nel momento in cui terminano queste pagine.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
PREGA IL PADRE TUO NEL SEGRETO
IL DIO DEL DIALOGO
I. Non ti fare avanti per considerare Dio come uno strano spettacolo, ma scalzati dinanzi a lui
Se vuoi conoscere Dio, devi regolare i tuoi passi su quelli dei grandi oranti della Bibbia ai quali egli si è rivelato. Contempla oggi la scena del roveto ardente (Es 3,1-6); come Mosè, scalzati per conoscere Dio ed egli si rivelerà a te come un fuoco divorante.
Anzitutto, guarda Mosè che si addentra nel deserto: alla montagna di Dio si giunge sempre in un «aldilà». Ma anche là, Mosè deve cambiare i suoi piani e convertirsi. Egli si fa avanti per considerare quello strano spettacolo e vedere perché il roveto non si consuma. Mosè è curioso, è attirato dal sensazionale e vuole considerare il problema di Dio da tutti i lati: «Il Signore vide che si era avvicinato per vedere» (Es 3,4).
Egli cerca di comprendere dal di fuori il «perché» di Dio mediante considerazioni razionali. Tu non puoi avvicinarti a Dio da curioso, poiché egli non si lascia comprendere da considerazioni umane. Egli è sempre al di là delle tue idee e irriducibile alle tue prese di posizione. Dio non è un problema da risolvere, ma un mistero da scoprire. È difficile cogliere una persona con uno studio psicologico, essa ti sfugge quando vuoi afferrarla o spiegarla. Dio è l'inconoscibile, l'inesplicabile: «Una cosa spiegata non ci interessa più, scriveva Nietzsche, perciò Dio ci interesserà sempre!».
Ecco perché Jahvè prende l'iniziativa dell'incontro, chiamando Mosè col suo nome. Il solo atteggiamento giusto dinanzi a Dio è quello di dirgli: «Eccomi».
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luis fernando varnerin il 31 luglio 2012 alle 18:14 ha scritto:
Testo di alta profondità umana e spirituale, ottimo per la ricerca della preghiera del cuore e dell'anima.
Da consigliare assolutamente.