Interrogare la sfinge. Immagini di Platone in Nietzsche (1881-1887)
EAN 9788871157658
L’abissale lontananza e la radicale antiteticità di Nietzsche rispetto a Platone sembrerebbero non permettere altro, tra i due, che un rapporto di tipo polemico. Il presente volume, che continua un’analoga ricerca pubblicata nel 1999, vincitrice della VI edizione del Premio nazionale «B. Croce» per la saggistica filosofica (Il Platone di Nietzsche. Genesi e motivi di un simbolo controverso [1864-1879]), mostra come la questione, come spesso accade, sia in realtà, di gran lunga, piú articolata e complessa.
L’analisi dettagliata e minuziosa delle grandi opere della maturità, quelle piú universalmente conosciute: La gaia scienza, Cosí parlo Zarathustra, Al di là del bene e del male, Genealogia della morale, comprese nel periodo che va dal 1881 al 1887, e dei frammenti postumi coevi, mostra, senza ombra di dubbio, come Platone giochi «ancora un ruolo fecondo e plurale per il Nietzsche della morte di Dio, del superuomo, della volontà di potenza e dell’eterno ritorno» (p. 11), non solo in quelle pagine nelle quali viene esplicitamente citato e discusso, ma anche in quelle in cui si possono individuare parallelismi o echi dei suoi temi, tanto da dover essere considerato come «uno dei primi interlocutori su cui egli testa il suo pensare in proprio» (p. 292).
Tale confronto ci rivela che Nietzsche sia ben consapevole dell’impossibilità di ridurre il pensiero di Platone al platonismo, vale a dire a una filosofia metafisica e dualista, negatrice della vita e della terra, mettendone in luce la complessità e l’ambivalenza, la natura «tanto polimorfa che antinomica, in evoluzione non lineare, sfuggente, enigmatica» (p. 293). In questo senso interrogare Platone è, per Nietzsche, un «interrogare la sfinge», un tentare di comprendere e di afferrare una personalità filosofica dalle molte anime, «disseminate e dissimulate nei personaggi dei suoi scritti» (p. 293), una personalità filosofica nella cui pluralità conflittuale egli stesso può riconoscersi. Se certamente è presente in Nietzsche una polemica contro l’intellettualismo e ascetismo di Platone, contro la sua visione metafisica e dualista della realtà, una visione comunque piú tipica del platonismo che di Platone, egli riconosce tuttavia la possibilità di altre letture del suo pensiero.
Accanto al Platone metafisico e ascetico, che rifiuta la terra per amore del mondo delle idee, c’è il Platone che disprezza l’«istinto del gregge» proprio della democrazia per esaltare l’aristocrazia spirituale dell’uomo nobile, capace di affermare la propria individuale virtú, c’è il Platone amante della poesia e della bellezza che non mortifica, ma sublima l’eros, quello che non combatte gli istinti, ma che «li domina e se ne serve per temperare una salute esuberante e pericolosa» (p. 298), quello che, se esprime la decadenza e l’involuzione della grecità, ne rappresenta anche uno dei vertici piú alti. Nietzsche riconosce quindi in Platone non solo un avversario, ma anche uno spirito capace di un sentire filosofico per tanti versi affine al suo, un precursore della sua sensibilità filosofica orientata non tanto a costruire sistemi, ma a sollevare questioni e ad aprire nuovi percorsi.
Il valore di un libro come questo, frutto di una ricerca impegnativa e accurata che ha pure tenuto conto di gran parte della bibliografia attuale su Nietzsche, è quello di aiutarci a superare la tentazione di cadere nei facili schematismi e nelle banali semplificazioni: permettendoci di cogliere la capacità del filosofo tedesco di cogliere il carattere complesso e multiforme della filosofia e della personalità di Platone, ci rivela la sua stessa complessità, quella complessità che è il tratto distintivo di ogni grande pensatore.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" n. 3/2012
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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