Il divenire innocente in Friedrich Nietzsche
(Dissertatio series romana)EAN 9788871051550
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DETTAGLI DI «Il divenire innocente in Friedrich Nietzsche»
Tipo
Libro
Titolo
Il divenire innocente in Friedrich Nietzsche
Autore
Cecchini Antonio
Editore
Glossa Edizioni
EAN
9788871051550
Pagine
416
Data
2003
Peso
822 grammi
Collana
Dissertatio series romana
COMMENTI DEI LETTORI A «Il divenire innocente in Friedrich Nietzsche»
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Recensioni di riviste specialistiche su «Il divenire innocente in Friedrich Nietzsche»
Recensione di Francesco Ghedini della rivista Studia Patavina
Le edizioni Glossa di Milano, dopo il volume di V. Soncini, «Dioniso contro il crocifisso». Ricostruzione critica della filosofia di F. Nietzsche. Una provocazione per la teologia, edito nel 2001, propongono ora, sempre nella collana “Dissertatio”, un corposo studio nietzschiano di Antonio Cecchini, incentrato sul tema dell’innocenza del divenire. L’Autore, pur consapevole del carattere “fluido”, refrattario ad ogni sistematizzazione del pensiero di Nietzsche, ritiene questa la sua “principale chiave di lettura” (p. XVI), e il vero motore della negazione di ogni concezione tradizionale dell’essere, della verità, della morale, di Dio. La messa a fuoco di un nucleo fondamentale consegue del resto allo spirito della ricerca intrapresa dall’A., che non si colloca su un piano meramente storiografico (si veda a p. XIV la provocante citazione dalle Lettere di Berlicche di C.S. Lewis, molto “nietzschiana”) né inclina a disperdersi in questioni laterali, per interrogare piuttosto il pensiero di Nietzsche a proposito della sua stessa “verità”. Spinto dal grande influsso della visione nietzschiana sul mondo presente, soprattutto giovanile (p. XX) Cecchini si chiede “se e come essa sia possibile, che cosa comporti e che sbocchi intellettuali ed esistenziali possa causare”, convinto di aver a che fare con una sfida di pensiero posta “all’intera nostra civiltà, provocata ormai a verificare l’esistenza o meno del fondamento su cui si è edificata” (p. XVII).
Il lavoro è organizzato in tre parti, dedicate rispettivamente alla presentazione del Nietzsche “maestro del sospetto”, delle sue dottrine affermative “peraltro mai perfettamente identificabili” e alla discussione critica della tesi dell’innocenza del divenire, vero presupposto del pensiero nietzschiano.
Nella prima parte In principio era il… non senso (la grande «negazione») l’A. tratteggia, non senza prenderne ripetutamente le distanze, la pretesa distruzione nietzschiana dell’ontologia metafisica e della concezione della verità ad essa solidale, distruzione culminante nella morte di Dio e nel conseguente interrogativo circa il superamento dell’uomo e della stessa questione del senso (pp. 3-59). Successivamente fa emergere l’esito implicito nella critica all’essere come “pregiudizio”: il manifestarsi di una dimensione “nichilistica” dell’intera cultura occidentale (pp. 60-97).
Nella seconda parte, L’«Amen» al … non senso (la grande “affermazione”), Cecchini configura invece il paradossale collocarsi di Nietzsche al di là delle dicotomie tra essere e non essere (per riaffermare appunto “un puro ed assoluto divenire” p. 106); tra vero e falso (in un movimento che arriva a negare lo stesso prospettivismo per privilegiare strategie linguistiche non concettuali, e al-lude al fondo ineffabile, abissale della realtà (p. 113s.); tra bene e male (per accedere ad un’innocenza che si chiarisce come “negazione della responsabilità” p. 119); così come il suo ten-dere “al di là del Dio-morale” (p. 121-125) e al di là dell’uomo (p. 125-128). Quindi offre una ricognizione problematica delle figure affermative del pensiero nietzschiano: l’eterno ritorno (pp.134-147), la volontà di potenza (pp. 147-151); l’oltre-uomo (p. 151-155); il Dio-Dio¬niso (pp. 155-162).
Nella terza parte, la più corposa, l’A. si impegna dapprima a documentare la centralità del problema del divenire “punto genetico e asse portante del pensare” nietzschiano (p. 167), evidenziandone la costante presenza “dietro le quinte” della produzione giovanile (dal saggio Fato e storia del 1862 fino alle Considerazioni Inattuali, con preminente attenzione accordata al manoscritto La filosofia nell’epoca tragica dei Greci pp. 167-190), come delle opere principali (da Umano, troppo umano alla Genealogia della morale pp. 190-218) e degli ultimi scritti (pp. 218-252).
Quindi, proposta una breve sottolineatura sul tema del divenire in alcuni “predeces¬so¬ri” di Nietzsche (da Eraclito ad Hegel e Schopenhauer pp. 252-262) si interroga circa il problematico costituirsi in Nietzsche di una nuova “metafisica” mirante a “spiegare il divenire senza l’essere” (pp. 262-280). La questione è ripensata in rapporto alla letteratura secondaria, di cui si offre una discreta rassegna affrontando naturalmente l’interpretazione heideggeriana pp. 281-299, ma dedicando opportuna attenzione anche a letture diverse, quali quelle di Eugen Fink (pp. 304-306), di Jean Granier (pp. 306-313), di Gilles Deleuze (pp. 317-320) e di Georges Morel (pp. 321-326).
Negli ultimi quattro capitoli della terza parte l’A. conclude il suo itinerario con una articolata discussione critica del pensiero nietzschiano, il cui senso pare definito in una annotazione posta già nelle prime pagine del volume: “al di là di tutta l’enfasi distruttrice e perfino dell’alone mitico con cui circonderà le sue nuove concezioni (…) la negazione dell’assoluto trascendente non potrà che tradursi, pena il rimanere in un impronunciabile nichilismo, in una assolutizzazione dell’immanente” (p. 37).
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2004, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
Il lavoro è organizzato in tre parti, dedicate rispettivamente alla presentazione del Nietzsche “maestro del sospetto”, delle sue dottrine affermative “peraltro mai perfettamente identificabili” e alla discussione critica della tesi dell’innocenza del divenire, vero presupposto del pensiero nietzschiano.
Nella prima parte In principio era il… non senso (la grande «negazione») l’A. tratteggia, non senza prenderne ripetutamente le distanze, la pretesa distruzione nietzschiana dell’ontologia metafisica e della concezione della verità ad essa solidale, distruzione culminante nella morte di Dio e nel conseguente interrogativo circa il superamento dell’uomo e della stessa questione del senso (pp. 3-59). Successivamente fa emergere l’esito implicito nella critica all’essere come “pregiudizio”: il manifestarsi di una dimensione “nichilistica” dell’intera cultura occidentale (pp. 60-97).
Nella seconda parte, L’«Amen» al … non senso (la grande “affermazione”), Cecchini configura invece il paradossale collocarsi di Nietzsche al di là delle dicotomie tra essere e non essere (per riaffermare appunto “un puro ed assoluto divenire” p. 106); tra vero e falso (in un movimento che arriva a negare lo stesso prospettivismo per privilegiare strategie linguistiche non concettuali, e al-lude al fondo ineffabile, abissale della realtà (p. 113s.); tra bene e male (per accedere ad un’innocenza che si chiarisce come “negazione della responsabilità” p. 119); così come il suo ten-dere “al di là del Dio-morale” (p. 121-125) e al di là dell’uomo (p. 125-128). Quindi offre una ricognizione problematica delle figure affermative del pensiero nietzschiano: l’eterno ritorno (pp.134-147), la volontà di potenza (pp. 147-151); l’oltre-uomo (p. 151-155); il Dio-Dio¬niso (pp. 155-162).
Nella terza parte, la più corposa, l’A. si impegna dapprima a documentare la centralità del problema del divenire “punto genetico e asse portante del pensare” nietzschiano (p. 167), evidenziandone la costante presenza “dietro le quinte” della produzione giovanile (dal saggio Fato e storia del 1862 fino alle Considerazioni Inattuali, con preminente attenzione accordata al manoscritto La filosofia nell’epoca tragica dei Greci pp. 167-190), come delle opere principali (da Umano, troppo umano alla Genealogia della morale pp. 190-218) e degli ultimi scritti (pp. 218-252).
Quindi, proposta una breve sottolineatura sul tema del divenire in alcuni “predeces¬so¬ri” di Nietzsche (da Eraclito ad Hegel e Schopenhauer pp. 252-262) si interroga circa il problematico costituirsi in Nietzsche di una nuova “metafisica” mirante a “spiegare il divenire senza l’essere” (pp. 262-280). La questione è ripensata in rapporto alla letteratura secondaria, di cui si offre una discreta rassegna affrontando naturalmente l’interpretazione heideggeriana pp. 281-299, ma dedicando opportuna attenzione anche a letture diverse, quali quelle di Eugen Fink (pp. 304-306), di Jean Granier (pp. 306-313), di Gilles Deleuze (pp. 317-320) e di Georges Morel (pp. 321-326).
Negli ultimi quattro capitoli della terza parte l’A. conclude il suo itinerario con una articolata discussione critica del pensiero nietzschiano, il cui senso pare definito in una annotazione posta già nelle prime pagine del volume: “al di là di tutta l’enfasi distruttrice e perfino dell’alone mitico con cui circonderà le sue nuove concezioni (…) la negazione dell’assoluto trascendente non potrà che tradursi, pena il rimanere in un impronunciabile nichilismo, in una assolutizzazione dell’immanente” (p. 37).
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2004, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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