Con quale autorità? Catechesi e insegnamento della religione alla ricerca di credibilità
(Piccola biblioteca teologica)EAN 9788870166989
Normalmente disponibile in 15/16 giorni lavorativi
CHI HA ACQUISTATO QUESTO PRODOTTO HA SCELTO ANCHE
DETTAGLI DI «Con quale autorità? Catechesi e insegnamento della religione alla ricerca di credibilità»
Tipo
Libro
Titolo
Con quale autorità? Catechesi e insegnamento della religione alla ricerca di credibilità
Autore
Genre Ermanno
Editore
Claudiana
EAN
9788870166989
Pagine
256
Data
2007
Collana
Piccola biblioteca teologica
COMMENTI DEI LETTORI A «Con quale autorità? Catechesi e insegnamento della religione alla ricerca di credibilità»
Non ci sono commenti per questo volume.
Lascia un tuo commento sui libri e gli altri prodotti in vendita e guadagna!
Recensioni di riviste specialistiche su «Con quale autorità? Catechesi e insegnamento della religione alla ricerca di credibilità»
Recensione di Domenico Segna della rivista Il Regno
Il pastore e teologo valdese Ermanno Genre, docente di Teologia Pratica presso la Facoltà valdese di Teologia di Roma, propone con questo suo libro una riflessione sul tema della catechesi cristiana ecumenicamente ispirata, raccogliendo in un solo volume non solo interventi e relazioni pubblicate in altre sedi, ma anche degli inediti.
Come acutamente rileva nella sua introduzione il cattolico Flavio Pajer, la prima parola chiave che si rileva in questi saggi è libertà: libertà come frammento anziché come status. Genre invita, infatti, a riflettere sul concetto di identità che inevitabilmente accompagna la dimensione educativa. Un invito, il suo, a prendere le distanze da tutti gli assoluti religiosi che tra la fine del Novecento e l'inizio del XXI secolo hanno determinato lo spaventoso spettacolo delle «pulizie etniche » di cui siamo stati, noi europei, «disattenti » testimoni. La nostra società con il massiccio arrivo di immigrati di diversa nazionalità, religione o confessione, con i loro figli compagni di scuola dei nostri figli, se vuole mantenere salde le paratie della convivenza, dovrà, a parere del teologo protestante, sostituire l'attuale concetto di identità, frutto di una visione totalizzante e totalitaria dell'identità stessa in quanto realizzazione di modelli precostituiti, con la prospettiva, decisamente più difficile da realizzare, di un'identità come processo in sé sempre aperto.
Lo specifico cristiano, per Genre, risiede «nel fatto di preservare la frammentarietà costitutiva dell'identità dell'io dalla negazione o dalla rimozione. In una prospettiva teologica, il concetto di identità della persona, nel suo legame strutturale e strutturante con la dimensione della fede, si capisce sostanzialmente come frammento, come elemento biografico in permanente evoluzione e che si situa nel cuore stesso dell'identità dell'io». D'altra parte, sottolinea ancora il teologo valdese, tutto l'Antico e il Nuovo Testamento sono attraversati dalla concezione del frammento, dell'uomo come polvere destinato a tornare a essere polvere (cf. Gen 3,19), che riceve però dal Creatore il soffio di vita mediante il quale egli è, nel periodo, breve o lungo che sia, di un'esistenza contraddistinta, comunque, dalla finitudine. Considerare l'essere umano come frammento significa, pertanto, riconoscersi creatura limitata nel tempo e nello spazio: non c'è più un individuo totale da formare, ma semplici studenti futuri cittadini con precise responsabilità. Muovendo da tale frammentarietà l'insegnante di religione prenderà le distanze da ogni visione assoluta della religione o della confessione a cui si appartiene, al contempo si farà carico di proporre alle nuove generazioni, frammenti umani in primo luogo, un discorso religioso che si sottrae al confessionalismo, qualunque esso sia, produttore di identità autoreferenziali. Tale discorso si inserisce, per sua stessa natura, in un orizzonte che inevitabilmente vedrà attivarsi l'autonomia sia nei distinguo sia nelle scelte dello studente. È proprio la frammentarietà della realtà, continua Genre, a imporre all'insegnamento religioso effettuato in un contesto scolastico i due obiettivi a cui deve tendere: innanzitutto quello della riconciliazione delle memorie che si potrà raggiungere grazie a uno studio comparato della storia delle religioni, vale a dire tramite uno studio critico delle «religioni nella storia» analizzando, dunque, il perché dei conflitti religiosi che hanno insanguinato, presso ogni latitudine, la storia, le storie degli uomini.
Il secondo obiettivo viene individuato in una vera e propria educazione alla pace, forse la materia più difficile da insegnare perché osa porre al centro dell'esistenza di ognuno di noi la Parola vivente che interroga quotidianamente il frammento umano, sia esso lo studente che lo stesso professore.
Altra parola chiave di questo libro, secondo Pajer, è quella di ecclesialità, ovvero «da quale luogo parla la Chiesa?». Genre riprende le parole di Bonhoeffer per tentare di «individuare » tale luogo: «È il luogo del Cristo presente nel mondo. La volontà di Dio elegge tal luogo o talaltro a questo fine. Per questo gli uomini non possono indicarlo o occuparlo in anticipo. Dio lo qualifica con la grazia della sua presenza (…). La Chiesa può soltanto essere testimone del centro del mondo che Dio solo crea. Essa deve cercare di dare spazio all'azione di Dio». Un'ecclesialità, quindi, che è ben lontana dall'ecclesiocentrismo. Il libro di Genre, in effetti, stimola il lettore a porsi domande a cui lo stesso autore non risponde, o meglio tenta di dare delle risposte chiedendo collaborazione al lettore stesso: il frammento umano cerca, a sua volta, altri frammenti umani con cui costruire e condividere una comunità sociale, nella quale possa risuonare il «beati i costruttori di pace» del Vangelo di Matteo (cf. Mt 5,1-12). Teologo pratico da sempre, ma prima ancora semplice cristiano, Genre con questo suo lavoro ci offre una definizione di laicità, terza e ultima parola chiave individuata ancora da Pajer, come palestra intellettuale in cui vige il radicale rispetto della persona e dei suoi diritti, nonché garanzia delle istituzioni volte a promuovere la persona e l'ordine sociale. Laicità come orizzonte nel quale porsi il problema di come promuovere, nell'attuale società postmoderna, la Bibbia fra giovani sempre più nomadi nella mente e nell'animo. Sono interrogativi le cui risposte, forse, si delineano innanzitutto da una programmazione comune dei libri di testo. Ciò comporta la fine dell'idea di un «primato ecclesiale» certamente gratificante all'inizio, ma che può essere perdente nel lungo periodo, e l'individuazione di luoghi di formazione e d'incontro liberi, oltre a quelli prettamente scolastici. In essi si potrà così dare adito a un'antropologia della condivisione creatrice di senso laddove la globalizzazione ha dissolto i vecchi confini, eliminato le barriere di spazio e tempo e presentare l'impegno cristiano esclusivamente come offerta di senso al tempo stesso «forte» e «debole».
Tratto dalla Rivista Il Regno 2008 n. 16
(http://www.ilregno.it)
Come acutamente rileva nella sua introduzione il cattolico Flavio Pajer, la prima parola chiave che si rileva in questi saggi è libertà: libertà come frammento anziché come status. Genre invita, infatti, a riflettere sul concetto di identità che inevitabilmente accompagna la dimensione educativa. Un invito, il suo, a prendere le distanze da tutti gli assoluti religiosi che tra la fine del Novecento e l'inizio del XXI secolo hanno determinato lo spaventoso spettacolo delle «pulizie etniche » di cui siamo stati, noi europei, «disattenti » testimoni. La nostra società con il massiccio arrivo di immigrati di diversa nazionalità, religione o confessione, con i loro figli compagni di scuola dei nostri figli, se vuole mantenere salde le paratie della convivenza, dovrà, a parere del teologo protestante, sostituire l'attuale concetto di identità, frutto di una visione totalizzante e totalitaria dell'identità stessa in quanto realizzazione di modelli precostituiti, con la prospettiva, decisamente più difficile da realizzare, di un'identità come processo in sé sempre aperto.
Lo specifico cristiano, per Genre, risiede «nel fatto di preservare la frammentarietà costitutiva dell'identità dell'io dalla negazione o dalla rimozione. In una prospettiva teologica, il concetto di identità della persona, nel suo legame strutturale e strutturante con la dimensione della fede, si capisce sostanzialmente come frammento, come elemento biografico in permanente evoluzione e che si situa nel cuore stesso dell'identità dell'io». D'altra parte, sottolinea ancora il teologo valdese, tutto l'Antico e il Nuovo Testamento sono attraversati dalla concezione del frammento, dell'uomo come polvere destinato a tornare a essere polvere (cf. Gen 3,19), che riceve però dal Creatore il soffio di vita mediante il quale egli è, nel periodo, breve o lungo che sia, di un'esistenza contraddistinta, comunque, dalla finitudine. Considerare l'essere umano come frammento significa, pertanto, riconoscersi creatura limitata nel tempo e nello spazio: non c'è più un individuo totale da formare, ma semplici studenti futuri cittadini con precise responsabilità. Muovendo da tale frammentarietà l'insegnante di religione prenderà le distanze da ogni visione assoluta della religione o della confessione a cui si appartiene, al contempo si farà carico di proporre alle nuove generazioni, frammenti umani in primo luogo, un discorso religioso che si sottrae al confessionalismo, qualunque esso sia, produttore di identità autoreferenziali. Tale discorso si inserisce, per sua stessa natura, in un orizzonte che inevitabilmente vedrà attivarsi l'autonomia sia nei distinguo sia nelle scelte dello studente. È proprio la frammentarietà della realtà, continua Genre, a imporre all'insegnamento religioso effettuato in un contesto scolastico i due obiettivi a cui deve tendere: innanzitutto quello della riconciliazione delle memorie che si potrà raggiungere grazie a uno studio comparato della storia delle religioni, vale a dire tramite uno studio critico delle «religioni nella storia» analizzando, dunque, il perché dei conflitti religiosi che hanno insanguinato, presso ogni latitudine, la storia, le storie degli uomini.
Il secondo obiettivo viene individuato in una vera e propria educazione alla pace, forse la materia più difficile da insegnare perché osa porre al centro dell'esistenza di ognuno di noi la Parola vivente che interroga quotidianamente il frammento umano, sia esso lo studente che lo stesso professore.
Altra parola chiave di questo libro, secondo Pajer, è quella di ecclesialità, ovvero «da quale luogo parla la Chiesa?». Genre riprende le parole di Bonhoeffer per tentare di «individuare » tale luogo: «È il luogo del Cristo presente nel mondo. La volontà di Dio elegge tal luogo o talaltro a questo fine. Per questo gli uomini non possono indicarlo o occuparlo in anticipo. Dio lo qualifica con la grazia della sua presenza (…). La Chiesa può soltanto essere testimone del centro del mondo che Dio solo crea. Essa deve cercare di dare spazio all'azione di Dio». Un'ecclesialità, quindi, che è ben lontana dall'ecclesiocentrismo. Il libro di Genre, in effetti, stimola il lettore a porsi domande a cui lo stesso autore non risponde, o meglio tenta di dare delle risposte chiedendo collaborazione al lettore stesso: il frammento umano cerca, a sua volta, altri frammenti umani con cui costruire e condividere una comunità sociale, nella quale possa risuonare il «beati i costruttori di pace» del Vangelo di Matteo (cf. Mt 5,1-12). Teologo pratico da sempre, ma prima ancora semplice cristiano, Genre con questo suo lavoro ci offre una definizione di laicità, terza e ultima parola chiave individuata ancora da Pajer, come palestra intellettuale in cui vige il radicale rispetto della persona e dei suoi diritti, nonché garanzia delle istituzioni volte a promuovere la persona e l'ordine sociale. Laicità come orizzonte nel quale porsi il problema di come promuovere, nell'attuale società postmoderna, la Bibbia fra giovani sempre più nomadi nella mente e nell'animo. Sono interrogativi le cui risposte, forse, si delineano innanzitutto da una programmazione comune dei libri di testo. Ciò comporta la fine dell'idea di un «primato ecclesiale» certamente gratificante all'inizio, ma che può essere perdente nel lungo periodo, e l'individuazione di luoghi di formazione e d'incontro liberi, oltre a quelli prettamente scolastici. In essi si potrà così dare adito a un'antropologia della condivisione creatrice di senso laddove la globalizzazione ha dissolto i vecchi confini, eliminato le barriere di spazio e tempo e presentare l'impegno cristiano esclusivamente come offerta di senso al tempo stesso «forte» e «debole».
Tratto dalla Rivista Il Regno 2008 n. 16
(http://www.ilregno.it)
ALTRI LIBRI DI «Genre Ermanno»
-
12,50 €→ 11,87 € -
19,50 €→ 18,52 € -
15,00 €→ 14,25 € -
17,50 €→ 16,62 € -
12,50 €→ 11,87 € -
9,50 €→ 9,02 € -
11,00 €→ 10,45 €
TAGS DI «Con quale autorità? Catechesi e insegnamento della religione alla ricerca di credibilità»