Il libro vuole essere un contributo scientificamente serio ad un tema che ha percorso la vita di numerose comunità cristiane nei mesi scorsi. I fatti sono noti. Dopo la pubblicazione della Relazione fatta dal Card. W. Kasper nel Concistoro segreto del 20 febbraio, si è accesa una forte discussione: se il divorziato-risposato, che abbia adempiuto precise e rigorose condizioni indicate nella relazione Kasper, possa accostarsi al sacramento della confessione, ricevere l'assoluzione pur continuando a rimanere nel suo stato di divorziato-risposato, e quindi ricevere l'Eucarestia. Su questo tema si erano già espressi due grandi teologi e patrologi: Cereti e Crouzel. Il primo, indagando sulla prassi della Chiesa primitiva, era ampiamente favorevole ad una riforma della Dottrina; il secondo invece sottopone le teorie di Cereti ad una critica sia sul metodo che sul contenuto. Il volume ripropone il testo di Crouzel, per la prima volta tradotto in italiano, in cui si esprimono le severe critiche a Cereti. La lettura dei saggi di Crouzel ha un valore intrinseco che va ben oltre la conoscenza delle teorie di Cereti. Chi non conosce il pensiero di Cereti trova comunque una fonte informativa su questo tema dalla quale non si può prescindere.
PREFAZIONE
di CARLO CARD
Il libro che presento vuole essere un contributo scientificamente serio ad un tema che ha percorso la vita di numerose comunità cristiane nei mesi scorsi.
I fatti sono noti. Dopo la pubblicazione della "Relazione" fatta dal cardinale W. Kasper nel Concistoro segreto del 20 febbraio u.s., si è accesa una forte discussione: se il divorziato-risposato, che abbia adempiuto precise e rigorose condizioni indicate nella "Relazione Kasper", possa accostarsi al sacramento della Confessione, ricevere l'assoluzione pur continuando a rimanere nel suo stato di divorziato-risposato, e quindi ricevere l'Eucarestia.
Ovviamente non è la prima volta che la Chiesa, nella sua bimillenaria storia, si pone questo problema. È esigenza della sua fede, oltre che di naturale prudenza, considerare attentamente le soluzioni date, le ragioni che le supportano, l'autorevolezza ad esse attribuita.
Ma soprattutto, la Chiesa non può non rifarsi sempre alla Tradizione, nel rigoroso senso teologi-co del termine, della quale il "consenso dei Padri" in una questione precisa è organo privilegiato.
Era dunque naturale che ritornasse di attualità un libro pubblicato un trentennio fa: G. Cereti, Divorzio, nuove nozze e penitenza nella Chiesa primitiva [1977]. Anzi, da parte di non pochi è stata data ai risultati della ricerca di Cereti un'autorevolezza indiscutibile.
In realtà, qualche anno prima, un patrologo, al quale veniva riconosciuta negli ambienti della ricerca storica scientifica una grande competenza, aveva pubblicato una ricerca molto accurata sullo stesso tema: H. Crouzel, L'Eílise primitive face au divorce: du premier au cinquième siècle Théologie historique, 13, Beauchesne, Paris 1971].
Le conclusioni dei due testi erano profondamente diverse. Non raramente opposte.
Il professor Crouzel in una serie di articoli, di alto valore scientifico, sottopone il libro di Cereti ad una critica e quanto al metodo e quanto al contenuto molto severa.
Questo libro raccoglie precisamente l'insieme di questi studi, tradotti in italiano dal francese. Anche se non si è letto il libro di Cereti, la lettura di questi saggi vale in sé e per sé. Non ultimamente perché si apprende il vero metodo con cui si affronta un tema di carattere storico.
Cereti ha scritto una replica a Crouzel, e l'ha citata in nota nell'edizione 1998 e 2013. Si può trovare la replica in Prassi della Chiesa primitiva ed assoluzione ai divorziati risposati. Una risposta a Crouzel [«Rivista di Teologia Morale» 9 (1977), 461-473].
Tuttavia, in questo articolo Cereti prende in conto soltanto la breve recensione che Crouzel fa del libro su «La Civiltà Cattolica», e non gli altri due articoli, ben più importanti, pubblicati da Crouzel in «Augustinianum».
Perché alla fine vengono ripubblicati in un solo volume questi studi del grande patrologo? Non per rinfocolare una polemica. La polemica non giova per nulla alla ricerca della verità, perché — come dice la parola — si vive questa ricerca come una guerra fra avversari. Il libro vuole servire ad un dialogo, che è la via per incontrare la verità; che ci precede. E spero sia anche di aiuto ai Padri sinodali del prossimo Sinodo straordinario.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
DIVORZIO E NUOVO MATRIMONIO NELLA CHIESA PRIMITIVA
ALCUNE RIFLESSIONI DI METODOLOGIA STORICA
Dopo l'intervento di Monsignor Zoghby al Concilio Vaticano II, sono stati pubblicati numerosi libri ed articoli che cercavano di rimettere in questione la disciplina della Chiesa cattolica in materia di divorzio e nuovo matrimonio. Molti dei loro autori hanno cercato appoggio nelle testimonianze che restano della Chiesa primitiva e hanno interpretato i testi in questo senso.
Spesso si tratta di teologi o di canonisti che non sono specialisti dei primi secoli cristiani e conoscono poco le esigenze del metodo storico. Desiderosi di avere un impatto sul pubblico, essi non sono disposti ad impelagarsi in discussioni che non possono che appesantire il libro e scoraggiare i lettori: fissano pertanto in maniera oracolare il senso di ciascun passaggio senza impegnarsi negli studi necessari.
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Prof. Gilberto Sandroni il 26 maggio 2015 alle 12:50 ha scritto:
In questo libro i due autori vogliono dare ognuno secondo la propria visione un valido apporto a questo tema così importante sul fatto se i cristiani divorziati risposati possono accostarsi ai vari sacramenti pur rimanendo nella loro condizione.