Contro la post-religione. Per un nuovo umanesimo cristiano
(Saggistica)EAN 9788864090047
«Nei primi tre capitoli di questo libro, cercherò di denunciare i limiti di quel curioso fenomeno che chiamerò “post-religione”, cioè il conformismo ideologico dell’età postmoderna, che vorrebbe imporre all’uomo le nuove regole di ciò che gli sarebbe permesso o non permesso di essere, con il pericolo di introdurre nuove e più insidiose forme di discriminazione. Illustrerò precisamente come la post-religione, che nulla ovviamente ha a che fare né con la religione né con la scienza, cerchi di estirpare le radici ebraiche e cristiane della nostra cultura, per imporre nuove e più cupe credenze. Nei secondi tre capitoli cercherò invece di indicare una possibile via d’uscita dal vicolo cieco in cui la cultura postmoderna si è andata a cacciare, con la sua velleità di distruggere alcune tra le più faticose conquiste della civiltà universale.
Cercherò dunque di proporre in positivo l’attualità di alcuni valori della secolare tradizione classica, che contribuiscono a definire le ragioni di un atteggiamento “umanista”, con cui è possibile ancor oggi porsi serenamente di fronte alle questioni più importanti della nostra vita personale e sociale, auspicando che sulla necessità del recupero di tali valori etici si possa verificare un’ampia convergenza tra diverse sensibilità religiose e laiche» (p. 14). La finalità e la struttura di questo significativo ed interessante volume sono dunque illustrate dall’autore – docente ordinario di Lingua e letteratura latina presso l’Università degli Studi di Udine – al termine della sua Introduzione (pp. 9-14). È assai emblematico che l’intera pars construens – che contiene delle illuminanti riflessioni sui concetti di cultura e di umanità, mostrandone il loro sviluppo e approfondimento nella tradizione greco-romana e nei Padri della Chiesa – prenda avvio dalla considerazione della nozione di logos (cf. soprattutto le pp. 147-157), in relazione con quanto varie volte ricorre nei più recenti interventi di Benedetto XVI nei suoi incontri con il mondo della cultura e dell’università.
Ci troviamo in particolare consonanza con queste riflessioni, tanto che la nostra istituzione accademica ha avviato un progetto interdisciplinare di ricerca storico-teoretica dedicato nei prossimi anni proprio al tema del logos (LERS: Logos, Episteme, Ratio, Scientia), nella consapevolezza che proprio questo rappresenta un “nodo culturale” di estrema importanza. Oniga, con grande lucidità contenutistica e corrispettiva chiarezza espositiva, esordisce richiamando puntualmente quell’«enorme cumulo di pamphlet» prodotto nel giro di pochi anni contro le tradizioni umanistiche e religiose della nostra cultura. Tra gli autori citati a proposito (F. Crespi, R. Dawkins, D. C. Dennett, S. Harris, C. Hitchens, R. Kick, T. C. Leedom e M. Murdy, M. Onfray, J. A. Paulos, F. Savater, S. Žižek) emerge in particolare G. Odifreddi, con il quale Oniga instaura un serrato confronto, evidenziando gli apriorismi e le incongruenze di tante sue affermazioni. «Per descrivere il nuovo clima ideologico che si è venuto a creare, farò riferimento soprattutto al volume Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici) […]. Diversamente da tanti altri contributi più modesti, spesso frettolosamente tradotti in italiano, il suo trattato ha il merito dell’originalità e riesce ad esprimere in sintesi, con l’esemplare chiarezza e l’intelligenza viva che caratterizza i matematici, le argomentazioni più tipiche della nuova propaganda. Ma soprattutto, essendo io umanista, mi è sembrato divertente prendere parte come quarto proporzionale al gioco inventato dall’autore, che si presenta terzo dopo Croce e Russell, affermando “ogni epoca ha non solo i suoi filosofi collaborazionisti, ma anche i suoi matematici resistenti” […].
Ovviamente, l’affermazione va rovesciata […]. L’umanesimo è dunque il vero bersaglio di chi, dopo più di sessant’anni, riecheggia fin dal titolo il celebre saggio Perché non possiamo non dirci cristiani di Benedetto Croce» (p. 11). Oniga esordisce analizzando, nel primo capitolo, i tratti della «nuova post-religione atea», dello «scientismo e relativismo etico» e dell’«integralismo antiumanistico e antireligioso », per passare poi ad una lucida disamina delle interpretazioni riduttivistiche delle radici ebraiche e cristiane della nostra cultura, dimostrando l’inconsistenza e il carattere decisamente antiscientifico ed ideologico (in senso deteriore) delle critiche rivolte anche recentemente contro i valori rappresentati da queste radici umanistiche e religiose, rivendicandone invece la loro piena razionalità e dignità morale. Un testo che merita anche diffondere e consigliare.
Tratto dalla rivista "Salesianum" 72 (2010) 4, 813-814
(http://las.unisal.it)