Pensare la religione
[Libro in brossura]EAN 9788863620009
Il titolo del volume, piuttosto impegnativo, indurrebbe a pensare di trovarci di fronte ad un'opera organica e sistematica di filosofia della religione, ad un nuovo tentativo di elaborazione teoretica del fenomeno religioso. Scorrendo l'indice e leggendo l'introduzione ci si accorge subito che le cose stanno diversamente: l'approccio è sostanzialmente di tipo storico, limitato per di più ad alcune figure significative, anche se la scelta degli autori e la loro interpretazione permette bene di cogliere l'orientamento di fondo dei due autori nei confronti della religione.
La prima parte, opera di Théoneste Nkeramihigo, professore ordinario nonché attuale Decano della Facoltà di Filosofia della Università Gregoriana di Roma, si apre con una introduzione in cui si precisa la differenza tra la teologia filosofica, la filosofia religiosa e la filosofia della religione e si cerca di chiarire il diverso approccio alla religione da parte della filosofia, della teologia e delle scienze umane, sulla base del seguente principio fondamentale: compito della filosofia della religione non è quello «di costruire una ‘religione della ragione’, ma di comprendere la ‘ragione della religione’» (p. 9).
Successivamente vengono presentate le cinque figure considerate più significative della storia della filosofia della religione: Spinoza, Kant, Schleiermacher, Otto e Eliade. Il Tractatus theologico-politicus (1670) di Spinoza appare essere il primo esempio di quel tentativo di razionalizzare la religione che percorre tutta l'epoca dei Lumi e che porta alla contrapposizione tra la «religione naturale» e le diverse religioni storico-positive. Negli altri autori vengono individuati gli esempi più emblematici di tre approcci ideal-tipici alla religione: quello critico, nel quale Kant, pur riconducendo essenzialmente la religione alla pura fede morale, apre tuttavia, con il tema del male radicale lo spazio per le religioni positive, quello speculativo (Schleiermacher), caratterizzato dal tentativo di cogliere l'essenza della religione nella nascita della coscienza di sé in rapporto all'infinito che ci circonda, e infine quello fenomenologico (Otto ed Eliade), nel quale il sacro, con i suoi tratti caratteristici, appare essere la realtà per eccellenza che si impone alla coscienza religiosa. Nelle precise e chiare presentazioni delle posizioni di questi filosofi, considerate non come alternative tra di loro, ma piuttosto come complementari, emerge in maniera via via sempre più netta il carattere simbolico del linguaggio e delle rappresentazioni religiose. Ed è appunto a tale questione che, sulla scia delle posizioni di Ricoeur, viene dedicato il capitolo conclusivo della prima parte, quello che meglio rivela l'impostazione di fondo dell'autore.
La seconda parte, dovuta a Salatiello, professore ordinario di Filosofia sempre presso l'Università Gregoriana, possiede un carattere più limitato: presenta, sulla base di una lettura aderente (anche fin troppo) ai testi e che prescinde da interpretazioni personali, due prospettive di filosofia della religione del Novecento, quelle di Bernhard Welte e di Karl Rahner, caratterizzate dal fatto di condividere «la stessa matrice di pensiero, radicate nella filosofia e nella teologia della tradizione cristiana» (p. 153) e, contemporaneamente, attente alle sollecitazioni provenienti dalla filosofia moderna e contemporanea. L'intento è quello di far emergere una nuova figura di filosofia della religione, capace di «superarsi» in una teologia dell'ascolto della parola rivelata e di «costituire il punto di avvio di una filosofia intenzionalmente ed esplicitamente cristiana» (p. 230).
L'impostazione complessiva del volume, di carattere storico, il suo stile chiaro ed essenziale, la scelta metodologica di presentare, in maniera diretta e lineare, i testi e gli autori più significativi della filosofia della religione, rivelano chiaramente la sua destinazione didattica. E, in effetti, se il libro non ha certamente la pretesa di offrire nuovi contributi significativi nell'ambito degli studi di filosofia della religione, può essere tuttavia uno strumento didattico prezioso, per la parte storica, nell'ambito di un corso di filosofia della religione, così come può costituire un utile punto di avvio per tutti coloro che intendono riflettere sul fenomeno della religione sulla base dell'approccio tipico della filosofia.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2010, nr. 2
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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16,00 €→ 15,20 € -
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