Maria a Roma
EAN 9788862440677
Sono veramente lieta di presentare il libro Maria a Roma. Teologia, culto e iconografia mariana a Roma dalle origini all’Altomedioevo, del mio collega e amico mons. Iacobone. Un libro che nasce dalle lezioni tenute presso la Pontificia Università Gregoriana, dove insegna Arte e iconografia medievale, ma da leggere non al chiuso di una stanza, bensì mentre si gira per Roma alla ricerca delle testimonianze artistiche mariane dalle origini fino all’Altomedioevo. In pagine dense e ricche di informazioni si possono trovare esaurienti risposte circa la nascita e la diffusione dell’iconografia mariana a Roma.
Dalle fonti testuali e dai diversi repertori consultati emerge una quantità sorprendente di informazioni relative al culto mariano. Di conseguenza la creazione di opere d’arte – affreschi, bassorilievi di sarcofagi, mosaici e icone – dimostra quanto il tema mariano sia stato sin dalle origini dell’arte cristiana occasione di grande interesse. Da questo cospicuo materiale documentario – non sempre facile da analizzare ed eterogeneo – si muove agilmente l’autore, ricostruendo il contesto religioso, liturgico e artistico che ha dato vita a immagini immortali, come la prima iconografia della Vergine con il Bambino nella catacomba di Priscilla del 230 ca.
Nella presentazione di mons. G. Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura, il libro è paragonato a un vero e proprio «pellegrinaggio» condotto dall’autore nei luoghi mariani attraverso l’uso speciale di molteplici rimandi teologici e spirituali che non appesantiscono mai la scrittura, ma ci aiutano a capire meglio questi «luoghi teofanici». L’accuratezza documentaria è confermata, nella Prefazione, anche dallo studioso F. Bisconti, segretario della Pontificia commissione di archeologia sacra. Questi «segni mariani» lasciati nei diversi luoghi ecclesiali a Roma, spesse volte non sono altro che il manifesto teologico, esplicito e comprensibile ai più, di difficili questioni legate alla Vergine, che si andavano dibattendo nel corso dei primi secoli.
Nel primo capitolo, infatti, l’autore compie un’efficace sintesi della teologia, della liturgia e delle feste mariane, alla base delle nascenti iconografie. Si trovano, così, alcuni brani incisivi delle omelie pronunciate da papa Leone Magno per il Natale e per il tempo di Quaresima e di Pasqua (pp. 24-29). Viene ricordato inoltre il decisivo apporto della tradizione orientale, avvenuto durante il VII sec., con l’inserimento, nel calendario liturgico latino, di ben quattro nuove feste legate al culto mariano (pp. 36-38). Ciascuna immagine selezionata e commentata diventa perciò un contributo chiarificatore alla storia della “mariologia” della comunità cristiana a Roma.
I paragrafi successivi comprendono, infatti: «Maria nell’arte delle catacombe», «nella scultura funeraria», «negli edifici sacri dedicati alla Madre di Dio» e tra questi, in particolare «la basilica di S. Maria Maggiore». Con altrettanta efficace sintesi sono trattati gli affreschi, i mosaici e anche le suppellettili liturgiche fino all’incirca all’età carolingia. Nel volume non possono naturalmente mancare le icone mariane, veri spunti di contemplazione spirituale. Prima fra tutte rimane la Salus Populi Romani, conservata a S. Maria Maggiore, scelta, dopo cinque secoli, dai padri gesuiti come immagine-simbolo cristiana nei lontani luoghi di missione.
Tratto da "Letteratura liturgica" n. 5/2009 della "Rivista liturgica"
(http://www.rivistaliturgica.it)
Merita attenzione questa pubblicazione sulla fede in Maria, espressa e coltivata nella comunità cristiana di Roma nei primi secoli cristiani fino alla metà del sec. IX.
Essa si articola nel modo seguente: dapprima i testi della riflessione teologica romana del simbolo battesimale romano fino a un testo di papa Gregorio II (715-731), quindi i testi liturgici delle feste mariane che arricchiscono progressivamente il calendario religioso fino alla metà del secolo IX (p. 19-38).
Nel secondo capitolo (p. 39-46) sono illustrate le rappresentazioni di Maria nei cimiteri cristiani della capi-tale dell’impero, da quella del cimitero di Priscilla (sec. III); nel terzo (p. 47-52), specificamente sono presentate le raffigurazioni di sarcofaghi romani dei secc. IV-V.
Il quarto capitolo tratta del primo tempio dedicato alla madre di Dio, S. Maria Maggiore, che originò lo sviluppo della devozione dei romani (p.53-65); seguirono quelli edificati nel secc. VI e VII, come sono attestati nelle fonti (p. 66-72). La iconografia mariana è presente naturalmente, nella suppellettile liturgica dei secc. VI-IX (p. 73-87) e in cinque icone degli stessi secoli (p. 89-91). La bibliografia essenziale e la documentazione fotografica chiudono il testo.
La diligente rassegna di tutte le testimonianze del culto mariano a Roma nei primi nove secoli cristiani, risponde al convincimento che tutte insieme esse danno piena e corretta notizia della fede e della devozione dei cristiani di Roma verso Maria, la madre di Dio. Si tratta di una ricerca scientificamente valida che l’A. propone al fine di superare lo studio unilaterale e separato dalle varie fonti, che ha impedito finora di cogliere la complessità e la ricchezza, come fu nella realtà storica della comunità romana. Si veda a tal riguardo il volume La comunità cristiana di Roma. La sua vita e la sua cultura dalle origini all’ Alto Medio Evo, a cura di Letizia Pan Ermini- Pa-olo Siniscalchi (Libreria Editrice Vati-cana 2000). Mi sembra questa la ori-ginalità del lavoro. L’A. infatti, scrive “che le opere d’arte cristiana richiedono necessariamente una lettura interdisciplinare ed integrata, che sappia far emergere i legami reciproci tra riflessione teologica ed espressione artistica” (p. 13). Una domanda egli si è posta: “quale sia il legame, il rapporto tra la comunità cristiana di Roma, e quin-di i Pontefici che l’hanno guidata come Vescovi, e la madre di Dio” (ivi). Per rispondere egli ha interrogato “non solo le fonti scritte (…), ma anche, e soprattutto, le numerose e diversificate testimonianze artistiche che (…) sono altrettanto eloquenti sul sentire più profondo dei cristiani di Roma” (p. 14). Tale percorso lo ha indicato Giovanni Paolo II al convegno internazionale di mariologia dell’autunno 2004, sottolineando quella via pulchritudinis “come itinerario privilegiato per l’incontro tra la fede cristiana e le culture del nostro tempo, e come strumento prezioso per la formazione del-le nuove generazioni”. Il linguaggio della bellezza e dei simboli ha espresso nel corso dei secoli “la profonda sintonia che esiste tra fede e arte, tra creatività umana e opera di Dio” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXVII/2, 2004, Libreria Editrice Vaticana 2006, 528).
L’itinerario della ricerca veramente ampia si ferma a papa Pasquale (817-824) e a papa Leone IV (847-855). Il primo offrì alla basilica di S. Maria Maggiore i segni del suo amore e di quello del suo popolo alla salus populi romani; il suo ruolo fu notevole e le testimonianze della sua devozione sono accuratamente illustrate in maniera significativa (p. 82-86). Si può dire che l’intero sec. IX è ricco di attestazione, come pure il seguente.
L’accurata indagine fa concludere all’A. che “i semplici credenti di Roma come i loro Vescovi hanno professato con chiarezza, con continuità e creatività questa verità di fede [della divina maternità di Maria], manifestandola nei modi più diversi ed anche più eloquenti” (p.93). Lei è la donna che allatta il Figlio come qualsiasi madre, è la regina di S. Maria antiqua del foro romano, che condivide la gloria del suo Figlio e Signore; è l’advocata che intercede per i suoi figli e devoti come pure l’Odegitria che indica la strada e guida tutti al Figlio, via verità e vita (p.94).
Il testo riflette un corso di lezioni tenute dall’A. nella Facoltà dei beni culturali della Pontificia Università Gregoriana di Roma. C’è da auspicare una ulteriore elaborazione che preferisca la rigorosa successione cronologica delle testimonianze di ogni genere, per ricostruire proprio quella continuità religiosa e culturale che caratterizzò il rapporto della comunità romana con la Madre di Dio. Sarò un esempio utile per lo studio di altri temi, un modo nuovo di fare la storia della fede delle comunità, scrivendone il suo sviluppo e il suo definirsi. Sarà un gran servizio alla cultura cristiana.
Tratto dalla Rivista di Scienze Religiose n. 1/2010
(http://www.facoltateologica.it/rivistadiscienzereligiose.html)