Credere per vivere
(Incontri a Sichar) [Con risvolti di copertina]EAN 9788862401609
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Il tema della fede religiosa non è appannaggio esclusivo della chiesa cattolica, come ben ricorda la dichiarazione conciliare Nostra Aetate del 1965. Benvenuta, dunque, è questa pubblicazione che mette a confronto il concetto e la pratica della fede nelle tre grandi religioni monoteiste, in quanto s’inserisce come un serio contributo nell’anno della fede, affinché i capisaldi del Credo vengano ripercorsi e approfonditi. Dopo una concisa, ma preziosa introduzione di Franco Buzzi, prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano, l’intervento di Elena Lea Bartolini De Angeli presenta la tradizione ebraica, analizzando alla luce della tradizione rabbinica la figura di Abramo come prototipo del credente biblico, nostro vero «padre nella fede ». Il secondo contributo di Ernesto Borghi si sofferma sulla tradizione cristiana, riflettendo sul lessico del Nuovo Testamento e proponendo la lettura commentata di alcuni testi più significativi dai Vangeli, dagli Atti e dagli scritti apostolici. Il terzo saggio di Paolo Branca illustra la tradizione islamica, mostrando la svolta radicale avvenuta nell’Arabia pagana del VII sec. e l’importanza del Corano nella vita dei credenti. Infine, Renzo Petraglio tenta una sintesi riassuntiva delle tre prospettive, sottolineando l’immagine comune di un Dio «santo», cioè totalmente diverso dalla mentalità umana, ma che accogliente verso gli uomini ed è presente in mezzo al suo popolo.
L’auspicio conclusivo del volume è che le diverse fedi religiose riescano nella loro missione di umanizzare individui e società in questo terzo millennio della storia del mondo. Ognuno dei quattro interventi è corredato da una breve e aggiornata bibliografia sul tema corrispettivo. Il pregio e l’originalità del volume sta soprattutto nell’aver congiunto riflessioni teoriche con l’esegesi e il riferimento concreto ai testi sacri delle tre grandi religioni. Dal rimanere «saldo in Yhwh» di Abramo e di Isacco, a Giacobbe che lotta con Dio o a Giobbe che discute con lui, fino alle invocazioni dei salmi e all’attesa dei tempi messianici, il Primo Testamento ci offre una vera miniera di «perle preziose» che segnano la via da percorrere a ogni credente, anche quando sembra che Dio nasconda il suo volto o sia sordo alle invocazioni a lui rivolte. Ma fede è anche seguire la via dei precetti, che sono riassunti in uno solo, di amare il prossimo come se stessi. La fede è anche preghiera e tener viva la memoria della misericordia che Dio ha elargito e continua a elargire verso l’umanità.
Nel Nuovo Testamento l’aver fede, il credere si specifica nell’accogliere l’opera di salvezza compiuta da Dio nella persona di Gesù, il Crocifisso risorto, cioè accettare nella propria esistenza il progetto di Dio che Cristo ha realizzato per primo e che chiede a ciascuno di completare nella propria storia personale. È un progetto di amore concreto, che vede negli altri l’immagine di Dio. Solo così si è credibili di fronte al mondo e di fronte a Dio. Il commento ad alcuni brani evangelici, come la guarigione dell’emoroissa (Mc 5,25-34) o la liberazione del ragazzo posseduto da uno spirito impuro (Mc 9, 14-29), e molti altri ancora, mostra come aver fede porti alla salvezza, cioè a una vita migliore: è una fede che fa vivere! Anche nell’islam è molto evidente una radice ebraico-cristiana e il confronto con la tradizione islamica permette di recuperare un comune passato, da cui trarre motivo di dialogo e collaborazione. Religione teocentrica, l’islam considera l’atteggiamento religioso di sottomissione a Dio come la vocazione profonda e autentica dell’essere umano, rifiutando ogni idolatria. Molto significativi al riguardo sono le numerose citazioni tratte dal Corano e dagli hadith della tradizione maomettana. In conclusione, il libro non invita a un falso e forzato concordismo, ma all’ascolto e al rispetto reciproco, evidenziando i punti in comune tra queste tre religioni nel loro concetto di fede: ascolto della parola di Dio, affidamento della propria vita a lui e fiducia nella sua provvidente bontà. Ciò aiuta a superare ogni insidia del settarismo fondamentalista, che sta alla radice di comportamenti che tendono a escludere o perfino a eliminare l’altro.
Tratto dalla rivista "Credere Oggi" n. 1 del 2013
(http://www.credereoggi.it)
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