Seguire Gesù alla scuola di Paolo. Spunti di lectio divina sulla lettera ai Filippesi
(Respirare la parola)EAN 9788861241572
La lettera ai Filippesi è raccolta, com’è noto, fra le sette cosiddette “grandi lettere” dell’epistolario paolino, cioè tra quelle di cui la maggior parte degli studiosi riconosce la paternità dell’apostolo delle genti (nonostante pareri diversi, come già F. C.Baur nel 1845). A favore dell’autenticità è richiamata la sua presenza nei codici più antichi e nelle testimonianze dei primi secoli. Vanno subito evidenziati due motivi, richiamati nella parte introduttiva al volume di don Gaetano Di Palma, che rendono questo lavoro attuale e interessante. L’Anno paolino, proclamato da Benedetto XVI per il 2007-2008, conclusosi da non molto, ha posto in evidenza attraverso studi, convegni, mostre, l’attualità dell’insegnamento dell’apostolo delle genti per diversi motivi raccolti in questa trattazione. Va messo in risalto soprattutto l’aspetto cosiddetto “educativo” che emerge da uno dei libri più piccoli della Bibbia, laddove l’apostolo presenta se stesso e i suoi collaboratori come esempi da seguire. Una scelta coraggiosa, quella di Paolo, che non esitò a presentarsi, motivandolo, come “apostolo”, lui che non era stato del gruppo dei dodici. L’interesse va subito oltre la lettera in quanto tale, segnalando un forte stimolo di riflessione anche in relazione alla questione educativa che tanto sta interrogando la comunità civile ed ecclesiale.
Come l’autore spiega, Paolo non si limita a sviluppare una dottrina, ma coniuga l’esempio del suo ministero e quello dei suoi collaboratori con un insegnamento che viene fondato sulla coerenza della vita. L’autorevolezza dell’apostolo non nasce dal far parte di un gruppo costituito e riconosciuto come originario (il gruppo dei dodici), né dallo svolgimento di un compito istituzionale, ma dalla messa in gioco di se stesso e della propria condizione di fariseo giunto alla conclusione, per illuminazione divina, che il suo cammino ha raggiunto la meta, l’incontro con il Messia atteso, Signore dell’Universo. Accanto a tale motivo, che ha a che fare con il contenuto del libro, emerge inoltre l’importanza dell’accostamento alla Scrittura come parola di Dio per l’uomo di ogni tempo. La lectio divina, in particolare, assolve a questo compito e giustamente, oltre che prudentemente, Di Palma chiarisce con il sottotitolo che il luogo della lectio divina è la comunità vivente, fatta di persone che ascoltano e accolgono la Parola, mossi dallo Spirito. Si tratta, perciò, di “spunti”, dal momento che la vera lectio viene affidata a quanti si cimenteranno nella lettura mettendo in gioco se stessi. La pratica antichissima della lectio biblica, di cui troviamo tracce nella stessa Sacra Scrittura, ha il suo momento più intenso e storicamente riconoscibile proprio in quel Medio Evo talvolta considerato, certamente a torto, un tempo di chiusura e di ripetizione del già detto (tale era spesso l’atteggiamento romantico verso questo periodo della nostra storia trasmesso anche attraverso gli insegnamenti scolastici). H. de Lubac e altri grandi studiosi di quel periodo hanno mostrato come si trattasse, invece, di un’epoca intensamente biblica e sorprendentemente ricca.
Accanto alle Universitates, i monasteri continuavano a mantenere la centralità della parola di Dio proprio attraverso la lectio divina. Guigo II il certosino, nella sua opera più nota, Lettera sulla vita contemplativa, chiamata anche Scala claustralium o ancora Scala paradisi, esemplifica i passaggi di una lettura vera della parola di Dio attraverso quattro successivi momenti o gradini. Questo scritto, in forma di lettera indirizzata al confratello Gervasio, è un testo classico sulla preghiera, molto diffuso in Occidente per vari secoli. Guigo propone una scala di quattro gradini: la lettura attenta della Sacra Scrittura (lectio), la memorizzazione di quanto si è letto (meditatio), l’invocazione a Dio per ottenere ciò che la meditatio ha fatto conoscere (oratio), l’intimità con Dio nella preghiera (contemplatio). La “scala” di Guigo ci permette di penetrare la vita spirituale dei monaci del XII secolo. L’autore non solo offre nell’introduzione una breve sintesi dei diversi momenti della lectio biblica secondo la tradizione, avvisando il lettore che comunque non si ha a che fare con una “tecnica” di lettura, ma scandisce a mano a mano, durante la presentazione della lettera, i quattro passi indicati da Guigo il certosino. In tal modo, apre delle finestre anche durante lo svolgimento del breve commento a Filippesi per gustare gradatamente l’importanza e le caratteristiche di ognuno dei momenti tradizionali della lectio biblica.
Con un dettato semplice, che perciò rende possibile l’accesso dello scritto anche ai non iniziati, Di Palma introduce la lettera descrivendo gli avvenimenti che è possibile ricostruire dal racconto di Atti 16 per giungere alla data di composizione della lettera (forse composizione di più scritti indirizzati a quella comunità?) verso la fine degli anni 50 o l’inizio degli anni 60. L’autore opta per una chiave di lettura specifica, quella della sequela (cf. p. 13), prendendo spunto dalle parole rivolte dal Signore alla folla dopo la confessione di Pietro a Cesarea di Filippo: il rinnegamento di sé, l’accoglienza della croce, perdere la vita per il Vangelo e non vergognarsi di Gesù (cf. Mc 8,34-38 e par.); un modello seguito da Paolo lungo la lettera ai Filippesi attraverso la sua esperienza personale. Per ciascuna parte in cui viene diviso il testo paolino, sono offerte essenziali informazioni di tipo storico e letterario, anche attraverso l’approfondimento del senso di alcuni vocaboli che nella traduzione non sempre rendono per intero il senso dell’originale. Ma è un uso discreto, non intende trasformare questo suo contributo in un ulteriore commentario esegetico allo scritto paolino; evidenzia, piuttosto, quegli elementi utili all’approfondimento per una comprensione “spirituale” del testo ma solidamente fondata nella lettera del testo stesso, collocandosi così nel solco più autentico della pratica della lectio biblica, diversa da una trattazione puramente esegetica.
Tratto dalla rivista Asprenas n. 1-2/2010
(http://www.pftim.it)
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