Canti dell'attesa. Poesie (I)
EAN 9788860991690
Forse Dio è un giardiniere, che toglie le spine, simbolo di tante domande che pungono la nostra vita, e ci trasforma in una rosa mistica, come suggerisce M. Cornali, vincitrice del VI Concorso di poesia religiosa, organizzato a Torreglia (PD) nel 2011. Nella presente raccolta poetica, l’autrice, di professione psicologa e madre di famiglia, presenta una serie di composizioni in cui traspare una tensione tutta rivolta a ciò che sta oltre l’immediata percezione dei sensi. Ogni fatto della vita è uno stimolo a guardare in alto, o a scavare in profondità, per comprendere il senso di ciò che accade.
Giustamente nella presentazione della raccolta, si dice che questa «poesia nasce come tentativo di dare un senso anche a quegli abissi del cuore in cui di solito non ci si inoltra... è un tentativo di dare un senso al non senso». Leggendo questi versi si ha l’impressione che la forma più alta di teologia non è tanto quella che usa il linguaggio della logica e della ragione, bensì quella che dà voce al sentimento, alle intuizioni e alle immagini che solo la poesia sa inventare. E si tratta allora di poesie teologiche, nel senso duplice di un dialogo tra la persona e Dio, di invocazioni, di domande, di attese piene di speranza, ma anche di un mistero intravisto, che si rivela e si nasconde nello stesso tempo. Sfogliando il volume, si può cogliere quasi un diario che partendo dal 25 dicembre 2010 giunge fino al 24 maggio 2012: due date emblematiche, il Natale di Gesù e la festa di Maria Ausiliatrice, quasi a fondare la speranza sul Dio-vicino, fatto uomo, e sull’intercessione della Madre sua e nostra. «Questa è la certezza: la gioia esisterà sempre, amore, e per questo si vive», con queste parole inizia il canzoniere poetico della Cornali e si conclude con una dedica: «Un giorno ti amerò, come Dio ti ama. Per oggi, accetta la piccola donna che sono».
Il segreto di queste poesie è dunque nello «sguardo nuovo», per cui ogni evento e situazione della vita terrena viene visto come immerso nell’eternità di un amore che viene prima del tempo, prima di ogni altra realtà e che rimane per sempre, indefettibile e incrollabile. «Faccio un atto di fede, Signore, che il senso prevarrà sul non senso» (p. 22). Su questo fondamento è costruita la casa della vita, sulla roccia della parola del Signore, che ci apre le porte del paradiso. Il tema del cielo, del «golfo di luce» che non tramonta è una specie di motivo ricorrente, di leit-motiv che accompagna in sottofondo tutte queste poesie, ma a volte s’innalza e trascina purificandole tutte le passioni umane (come a p. 18). Altre pagine delicate sono quelle degli affetti, indirizzate agli «uomini che non temono di amare una donna» o al proprio figlio Agostino: «Non temere, o figlio, anche quando tutto appare caotico, vi è un senso misterioso» (p. 29). Quasi in appendice, sono inseriti due brani in prosa. Il primo discute sul paradiso mito o promessa (pp. 103-105) e il secondo, a mo’di conclusione definitiva e di chiave ermeneutica, è una «preghiera perché, passo dopo passo, io giunga in paradiso» (pp. 107-108). Si potrebbero moltiplicare le citazioni, ma credo che questi accenni siano sufficienti per stimolare l’interesse di ogni lettore che cerchi nutrimento al proprio bisogno di speranza e voglia rinfrancare il passo lungo il cammino che porta verso il cielo.
Tratto dalla rivista "Credere Oggi" n. 1 del 2013
(http://www.credereoggi.it)
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