Gli artisti e la Bibbia
-Il nuovo lezionario
(Arte moderna)EAN 9788857202419
Aspettavamo questa pubblicazione. Le tavole presenti nel nuovo Lezionario avevano creato non pochi problemi alla sensibilità percettiva di alcuni, degenerando anche in operazioni di asportazione dal Lezionario stesso di queste immagini ritenute non icononicamente compatibili con l’immaginario iconico di molti (e non solo anziani sacerdoti, anzi…).
Dopo la presentazione di mons. M. Crociata, l’incipit è magistrale, se pur nella sua brevitas: C. Valenziano ci insegna ancora «cos’è tra i “libri liturgici”, il Lezionario; come se ne forma la “dignità”, a che scopo lo si fa “d’arte” e lo fa cominciando da Ap 1,12: “Mi rigirai per vedere la voce che mi parlava”». G. Belli delinea brevemente (molto brevemente) «le ragioni di una scelta e gli argomenti che, in modo specifico, motivano la scelta degli artisti d’arte contemporanea come nostri compagni di viaggio e, per noi, preziosi lettori dei segni del nostro tempo» (p. 19) (cf. anche Quale scelta di artisti di A. Dall’asta nel suo contributo: Lezionario della Chiesa cattolica. Nuovo Lezionario liturgico, pp. 27-29). E soprattutto M. Apa in Lezionario. Il «cantiere» degli artisti: 33 pp. notevoli di documentazione e meritevoli di lettura sull’«edificare e scrivere l’immagine» (pp. 33-35): Iconografia e iconologia della narrazione (pp. 36-40) e, soprattutto, Esegesi ed ermeneutica per la «scrittura figurata» (pp. 40-45).
In quest’ultimo paragrafo alcune meritevoli considerazioni: «La libertà dell’artista coincide con l’intimità della partecipazione al ragionamento iconografico che si traduce in proclamazione dell’argomento iconologico» (p. 41); «L’artista della cultura europea cattolica dovrà essere salvaguardato nella propria identità storico-culturale […] Essa, infatti, ha da testimoniare, nella militanza della pratica esegetico-ermeneutica, proprio la qualità ecclesiale del procedimento artistico e dell’invenzione artistica da parte dell’Autore […]» (p. 41); «Nell’ortodossia l’iconografo è l’esecutore delle icone nella tradizione stabilita, in cui scrive l’immagine nel mondo occidentale il cattolicesimo ha fondato l’individualità dell’artista che partecipa all’iconologia dimostrando, attraverso le opere e le civiltà artistiche documentate nella storia, quanto l’iconografia sia una inventio sostenuta dal rimando iconologico» (p. 42) e da un «contesto magisteriale » (pp. 45-49).
Altri paragrafi (Linguaggi e poetiche stilistiche nella pratica artistica, pp. 49-55 e, infine, L’esperienza del «cantiere» e le immagini [del Lezionario] da meditare, pp. 55-63), qualificano «il “cantiere” artistico del Lezionario come un’esperienza ecclesiale [in quanto è “specifica la valenza liturgica nel procedimento ideativo per una committenza ecclesiale”, p. 60] profondamente radicata nella culture e nella realtà delle ricerche artistiche praticate e perseguite dagli autori nell’Italia della contemporaneità, e in non pochi casi con la presenza di artisti riconosciuti anche in ambito europeo e internazionale» (p. 62).
Ecclesialità sostenuta anche dalla condivisione con le considerazioni del card. A. Bagnasco che qui vengono ampiamente citate e che in alcune parti sembrano essere diverse da quello spirito di esegesi e di ermeneutica precedentemente professato dagli artisti: «La liturgia ha bisogno dell’arte e l’arte ha bisogno della liturgia […] È necessario essere chiari e attenti, molto leali e rispettosi. L’arte non persegue se stessa, ma deve elevare l’anima a Dio, aiutare l’uomo e l’assemblea liturgica a elevarsi a Dio […] contribuire a indirizzare religiosamente le menti degli uomini a Dio. [Altrimenti] non è arte sacra [“per quanto potrà essere anche arte religiosa, ma non arte sacra”] e non è al servizio della liturgia» (p. 61). Dopo queste 63 pp. di contributi introduttivi e in qualche modo «esegetici », seguono a tutta pagina e a colori le 214 tavole/opere presenti nei nove tomi del nuovo Lezionario (in quanto composto da tre volumi, ciascuno distribuito in tre tomi), di cui, in un certo senso, questo potrebbe essere considerato il decimo.
Dopo queste splendide pagine, seguono, distinte per i tre volumi del Lezionario il testo biblico ispirativo della tavola e una scheda di lettura (a cura di M. Apa, G. Belli, A. Dall’asta) per ognuna delle 214 tavole. E in fondo a questa bella pubblicazione le Indicazioni biografiche sugli artisti (pp. 245-259). Almeno per il titolo (Gli artisti e la Bibbia) ci si aspettava qualcosa di sponsale tra l’arte biblica e l’arte iconografica, ambedue per l’arte liturgica. Così da far emergere la professione esegetica ed ermeneutica dell’artista così come quella del biblista, ambedue ministri della parola di Dio interagita come parola parlata e scritta per i biblisti e parola figurata per gli artisti.
Si spera che queste tavole «liturgiche» nel loro munus e nella loro inventio possano promuovere una settimana liturgica, un convegno, un gruppo di lavoro… per tradurre ancora più comunicativamente e liturgicamente queste immagini nel linguaggio più di servizio «comune» (cum-munus) per la gente. In questo modo l’arte per la liturgia sarà dialogica e la sua vita sarà veramente ecclesiale e catt-olica.
Tratto da "Rivista Liturgica" n. 4/2012
(http://www.rivistaliturgica.it)