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Descrizione
La "Riforma Gelmini" finirà per colpire gravemente la Scuola pubblica. Ha già iniziato a demolire due sue antiche architravi: il diritto di tutti allo studio e la qualità dell'istruzione. E la sta privando dei suoi due fondamentali princìpi di riferimento: la Persona e la Cultura. In cambio, la Controriforma del ministro - perché di questo si tratta - propone la medicina miracolistica del binomio scuola-azienda, destinata a ridurre la Scuola al ruolo di ruota di scorta delle imprese. I provvedimenti di questa Controriforma non si giustificano né in rapporto alle esigenze di sviluppo civile di uno Stato democratico, né in relazione alla crescita del sistema socio-economico. Nell'epoca attuale, la forza civile, democratica ed economica di un Paese è legata alla qualità delle competenze acquisiste nella formazione. Perciò, occorre garantire a tutti un'alfabetizzazione culturale forte fin dall'inizio della Scuola primaria. Il ritorno al maestro unico, la soppressione delle compresenze, l'accorpamento dei plessi scolastici - con il conseguente depauperamento degli spazi laborario-atelier - finiranno invece per indebolire l'efficacia della Scuola e per rendere più fragile l'alfabetizzazione dei nostri alunni. Il tenore delle competenze assicurate dall'istruzione di base tenderà ad abbassarsi, e ciò renderà più cagionevole la salute socio-economica del nostro Paese, e più incerte le sue prospettive di sviluppo civile e democratico.
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DETTAGLI DI «La controriforma della scuola. Il trionfo del mercato e del mediatico»
Recensioni di riviste specialistiche su «La controriforma della scuola. Il trionfo del mercato e del mediatico»
Pamphlet che prende di petto i più recenti provvedimenti del ministro per la Pubblica istruzione M. Gelmini e li rilegge secondo una logica binaria: da una parte la scuola del mercato, del mediatico, del pagamento. Dall’altra del gratuito, del creativo, del pubblico, dell’inclusione. Ma le «due idee di scuola», quella conservatrice e quella progressista «mai potranno fare staffetta perché occupano opposte corsie di corsa» quanto a «finalità formative, ruolo sociale e spessore culturale da assegnare alla scuola in questa società». Morale? La barca-scuola (senza difetti?), issando la «vela europea» (progressista) e la «vela democratica» deve dirigersi – dopo la breve parentesi «antidemocratica e conservatrice del 2008» verso l’«isola che già c’è (democratica e colta), momentaneamente sommersa dalle acque melmose della destra al governo». Niente di più facile!
Tratto dalla Rivista Il Regno 2009 n. 16
(http://www.ilregno.it)