Somiglianze e differenze. L'integrazione delle nuove generazioni nella società multietnica
(ISMU. Iniziative e studio sulla multietn)EAN 9788856803525
Il volume affronta il tema dell'integrazione dei preadolescenti stranieri e figli di coppia mista nella società italiana, sempre più multietnica, lombarda in particolare, dove risiede circa un quarto del totale della popolazione immigrata presente in Italia. Nel determinare i diversi possibili percorsi di integrazione Gilardoni sottolinea l'importanza dell'interdipendenza tra integrazione culturale e integrazione sociale e la complessità del processo di integrazione, «caratterizzato da aspetti processuali, multidimensionali e bidirezionali e che varia nelle forme e nelle modalità in relazione al contesto in cui si realizza» (p. 65). Sottolinea inoltre che i paesi a ispirazione universalista, come la Francia, hanno iniziato ad adottare provvedimenti in linea con il multiculturalismo improntati a un maggior riconoscimento delle differenze culturali, mentre paesi come Gran Bretagna e Olanda, che hanno sempre riconosciuto le differenze, si stanno orientando più al rispetto dei principi universali al fine di promuovere una maggiore coesione sociale.
L'approccio universalista - rileva - assume come universali i valori occidentali, pecca quindi di etnocentrismo, più precisamente di eurocentrismo, e pone scarsa attenzione alla differenza. I Cultural Studies criticano questi due limiti dell'approccio universalista. L'approccio differenzialista, opposto rispetto a quello universalista, ha il limite del relativismo culturale «che conduce alla mancata difesa dei diritti universali in nome della differenza culturale» (p. 25). Nel tentativo di superare i limiti dell'assimilazione e del differenzialismo - osserva - è sorto l'interculturalismo, volto a coniugare il rispetto delle differenze entro un orizzonte comune universale. Una seconda prospettiva recentemente è emersa nel panorama delle scienze sociali, quella del transnazionalismo, che però riguarda una stretta minoranza. Un'altra prospettiva è quella del costruzionismo umanista, che attribuisce particolare attenzione al contesto storico- sociale entro cui i processi di integrazione delle nuove generazioni si realizzano.
Gilardoni sottolinea l'incidenza del capitale sociale nei processi di integrazione, il legame tra capitale sociale e processi di integrazione e rileva che dove si ha un elevato capitale sociale il processo di integrazione si realizza più facilmente. Sottolinea anche che il capitale sociale assume un ruolo centrale nella teoria dei network. Segue la ricerca empirica nel territorio lombardo riguardante il processo di integrazione svolta attraverso un confronto tra preadolescenti italiani, stranieri e figli di coppia mista teso a rilevare le più significative somiglianze e differenze. Dei 17.225 preadolescenti intervistati, previa somministrazione di un questionario strutturato, 13.301 sono italiani e 1.003 sono figli di coppia mista. Dai dati emerge che le famiglie dei preadolescenti intervistati si presentano, nella grande maggioranza dei casi, unite e stabili, coese, caratterizzate dalla presenza di entrambi i genitori e da un elevato grado di capitale sociale familiare interno. La coesione familiare «si riflette sulle aspirazioni dei preadolescenti intervistati che, malgrado la loro giovane età , mostrano intenzioni chiare nei confronti di una futura costituzione di una loro famiglia» (p. 194).
La maggior parte delle famiglie italiane, comprese le coppie miste, è composta da due figli, mentre in quelle straniere prevale un numero di figli più elevato. Per quanto riguarda il lavoro svolto dai genitori, si notano differenze significative tra italiani, stranieri e coppie miste. Gli italiani svolgono lavori esecutivi di concetto, gli stranieri svolgono un lavoro generico nell'industria, in campo edile, in quello artigianale e nell'agricoltura; le donne sono per lo più impegnate nei lavori domestici e nel campo della ristorazione. Tra le coppie miste, gli uomini lavorano nel settore impiegatizio, le donne trovano impiego in campo impiegatizio e nel settore della ristorazione. L'Autore sottolinea che il capitale culturale posseduto dai genitori incide sulle traiettorie sociali dei figli e sulla riuscita scolastica. Anche il capitale sociale familiare - interno, relativo al nucleo familiare, esterno, che riguarda le relazioni che la famiglia intrattiene con gli altri parenti, amici, vicini e conoscenti e le relazioni che i giovani instaurano a scuola tra pari - è in grado di influenzare positivamente lo sviluppo dei giovani e la riuscita scolastica. Gli italiani attribuiscono importanza agli amici, molto meno gli stranieri; in una posizione intermedia si situano i figli di coppia mista: «una situazione che si riverbera negativamente anche in termini di rendimento scolastico» (p. 147).
«Avere tanti amici e frequentarli spesso si associa a un miglior rendimento scolastico» (p. 129). Esiste un divario tra il rendimento di italiani, figli di coppia mista e stranieri. Gli italiani presentano il rendimento scolastico migliore. «Il background migratorio incide significativamente sulla riuscita scolastica» (p. 119). «Senza dubbio la migrazione costituisce uno svantaggio iniziale in termini di riuscita scolastica» (p. 200), anche se i preadolescenti stranieri e le loro famiglie investono molto nell'istruzione. Per quanto riguarda la propensione all'integrazione, essa varia col variare del tempo di permanenza in Italia e soprattutto in relazione alla macroarea di provenienza. Gli esteuropei e africani sono propensi all'integrazione, gli asiatici e i latinoamericani presentano invece un grado di propensione all'integrazione basso e medio-basso. Giraldoni sottolinea la forte influenza dell'indice di benessere socioeconomico (IBS). Tra tutte le variabili considerate, «questa - scrive - è quella che incide maggiormente sulla propensione dei preadolescenti stranieri e figli di coppia mista nei confronti dell'integrazione» (p. 198). E soggiunge: «è possibile ipotizzare un rapporto di causa effetto. E' infatti presumibile che un più elevato benessere socioeconomico produca una maggiore propensione all'integrazione» (ibid.) I figli di coppia mista «mostrano di possedere maggiori capacità di relazione a livello interculturale» (p. 199). In conclusione l'autore si domanda: per queste nuove generazioni esiste uno spazio di inserimento occupazionale e sociale? Certamente la situazione demografica italiana può agevolare l'inserimento.
A causa della carenza sempre più accentuata di giovani autoctoni da immettere nel mercato del lavoro, in alcune zone di Italia, in particolare al Nord, i figli degli immigrati «possono inserirsi piuttosto facilmente dal punto di vista lavorativo, sperimentando forme di mobilità sociale ascendente» (p. 201). Il mercato del lavoro lombardo, in virtù della sua alta produttività , consente un inserimento lavorativo che presumibilmente consentirà a questi giovani di sperimentare una certa mobilità ascendente. Questi giovani potranno trarre vantaggio anche dalla microimprenditorialita Á straniera. In Italia si sta realizzando un'integrazione subalterna che relega gli immigrati negli strati più bassi della società italiana. Questa modalità di incorporazione dei migranti «non è un'opzione in grado di garantire una buona convivenza interetnica nel futuro» (p. 201). L'autore ricorda che i percorsi di integrazione sono ostacolati dalla discriminazione, dalla crescente divaricazione del mercato del lavoro e dai rischi connessi al contesto urbano veicolati dalle cosiddette sottoculture del ghetto.
Tratto dalla rivista "Sapienza. Rivista di Filosofia e di Teologia" n. 2/2010
(http://www.edi.na.it)
Il volume affronta il tema dell'integrazione dei preadolescenti stranieri e figli di coppia mista nella società italiana, sempre più multietnica, lombarda in particolare, dove risiede circa un quarto del totale della popolazione immigrata presente in Italia. Nel determinare i diversi possibili percorsi di integrazione Gilardoni sottolinea l'importanza dell'interdipendenza tra integrazione culturale e integrazione sociale e la complessità del processo di integrazione, «caratterizzato da aspetti processuali, multidimensionali e bidirezionali e che varia nelle forme e nelle modalità in relazione al contesto in cui si realizza» (p. 65). Sottolinea inoltre che i paesi a ispirazione universalista, come la Francia, hanno iniziato ad adottare provvedimenti in linea con il multiculturalismo improntati a un maggior riconoscimento delle differenze culturali, mentre paesi come Gran Bretagna e Olanda, che hanno sempre riconosciuto le differenze, si stanno orientando più al rispetto dei principi universali al fine di promuovere una maggiore coesione sociale.
L'approccio universalista - rileva - assume come universali i valori occidentali, pecca quindi di etnocentrismo, più precisamente di eurocentrismo, e pone scarsa attenzione alla differenza. I Cultural Studies criticano questi due limiti dell'approccio universalista. L'approccio differenzialista, opposto rispetto a quello universalista, ha il limite del relativismo culturale «che conduce alla mancata difesa dei diritti universali in nome della differenza culturale» (p. 25). Nel tentativo di superare i limiti dell'assimilazione e del differenzialismo - osserva - è sorto l'interculturalismo, volto a coniugare il rispetto delle differenze entro un orizzonte comune universale. Una seconda prospettiva recentemente è emersa nel panorama delle scienze sociali, quella del transnazionalismo, che però riguarda una stretta minoranza. Un'altra prospettiva è quella del costruzionismo umanista, che attribuisce particolare attenzione al contesto storico- sociale entro cui i processi di integrazione delle nuove generazioni si realizzano.
Gilardoni sottolinea l'incidenza del capitale sociale nei processi di integrazione, il legame tra capitale sociale e processi di integrazione e rileva che dove si ha un elevato capitale sociale il processo di integrazione si realizza più facilmente. Sottolinea anche che il capitale sociale assume un ruolo centrale nella teoria dei network. Segue la ricerca empirica nel territorio lombardo riguardante il processo di integrazione svolta attraverso un confronto tra preadolescenti italiani, stranieri e figli di coppia mista teso a rilevare le più significative somiglianze e differenze. Dei 17.225 preadolescenti intervistati, previa somministrazione di un questionario strutturato, 13.301 sono italiani e 1.003 sono figli di coppia mista. Dai dati emerge che le famiglie dei preadolescenti intervistati si presentano, nella grande maggioranza dei casi, unite e stabili, coese, caratterizzate dalla presenza di entrambi i genitori e da un elevato grado di capitale sociale familiare interno. La coesione familiare «si riflette sulle aspirazioni dei preadolescenti intervistati che, malgrado la loro giovane età , mostrano intenzioni chiare nei confronti di una futura costituzione di una loro famiglia» (p. 194).
La maggior parte delle famiglie italiane, comprese le coppie miste, è composta da due figli, mentre in quelle straniere prevale un numero di figli più elevato. Per quanto riguarda il lavoro svolto dai genitori, si notano differenze significative tra italiani, stranieri e coppie miste. Gli italiani svolgono lavori esecutivi di concetto, gli stranieri svolgono un lavoro generico nell'industria, in campo edile, in quello artigianale e nell'agricoltura; le donne sono per lo più impegnate nei lavori domestici e nel campo della ristorazione. Tra le coppie miste, gli uomini lavorano nel settore impiegatizio, le donne trovano impiego in campo impiegatizio e nel settore della ristorazione. L'Autore sottolinea che il capitale culturale posseduto dai genitori incide sulle traiettorie sociali dei figli e sulla riuscita scolastica. Anche il capitale sociale familiare - interno, relativo al nucleo familiare, esterno, che riguarda le relazioni che la famiglia intrattiene con gli altri parenti, amici, vicini e conoscenti e le relazioni che i giovani instaurano a scuola tra pari - è in grado di influenzare positivamente lo sviluppo dei giovani e la riuscita scolastica. Gli italiani attribuiscono importanza agli amici, molto meno gli stranieri; in una posizione intermedia si situano i figli di coppia mista: «una situazione che si riverbera negativamente anche in termini di rendimento scolastico» (p. 147).
«Avere tanti amici e frequentarli spesso si associa a un miglior rendimento scolastico» (p. 129). Esiste un divario tra il rendimento di italiani, figli di coppia mista e stranieri. Gli italiani presentano il rendimento scolastico migliore. «Il background migratorio incide significativamente sulla riuscita scolastica» (p. 119). «Senza dubbio la migrazione costituisce uno svantaggio iniziale in termini di riuscita scolastica» (p. 200), anche se i preadolescenti stranieri e le loro famiglie investono molto nell'istruzione. Per quanto riguarda la propensione all'integrazione, essa varia col variare del tempo di permanenza in Italia e soprattutto in relazione alla macroarea di provenienza. Gli esteuropei e africani sono propensi all'integrazione, gli asiatici e i latinoamericani presentano invece un grado di propensione all'integrazione basso e medio-basso. Giraldoni sottolinea la forte influenza dell'indice di benessere socioeconomico (IBS). Tra tutte le variabili considerate, «questa - scrive - è quella che incide maggiormente sulla propensione dei preadolescenti stranieri e figli di coppia mista nei confronti dell'integrazione» (p. 198). E soggiunge: «è possibile ipotizzare un rapporto di causa effetto. E' infatti presumibile che un più elevato benessere socioeconomico produca una maggiore propensione all'integrazione» (ibid.) I figli di coppia mista «mostrano di possedere maggiori capacità di relazione a livello interculturale» (p. 199). In conclusione l'autore si domanda: per queste nuove generazioni esiste uno spazio di inserimento occupazionale e sociale? Certamente la situazione demografica italiana può agevolare l'inserimento.
A causa della carenza sempre più accentuata di giovani autoctoni da immettere nel mercato del lavoro, in alcune zone di Italia, in particolare al Nord, i figli degli immigrati «possono inserirsi piuttosto facilmente dal punto di vista lavorativo, sperimentando forme di mobilità sociale ascendente» (p. 201). Il mercato del lavoro lombardo, in virtù della sua alta produttività , consente un inserimento lavorativo che presumibilmente consentirà a questi giovani di sperimentare una certa mobilità ascendente. Questi giovani potranno trarre vantaggio anche dalla microimprenditorialita Á straniera. In Italia si sta realizzando un'integrazione subalterna che relega gli immigrati negli strati più bassi della società italiana. Questa modalità di incorporazione dei migranti «non è un'opzione in grado di garantire una buona convivenza interetnica nel futuro» (p. 201). L'autore ricorda che i percorsi di integrazione sono ostacolati dalla discriminazione, dalla crescente divaricazione del mercato del lavoro e dai rischi connessi al contesto urbano veicolati dalle cosiddette sottoculture del ghetto.
Tratto dalla rivista "Sapienza. Rivista di Filosofia e di Teologia" n. 2/2010
(http://www.edi.na.it)