Il saggio si propone di favorire un pensiero, attivare un’attenzione sulle proprie vicende affettive, sul proprio modo di essere e sulla propria storia che tale è perché c'è sempre stata fin dall’inizio un’esperienza relazionale che continuerà ad esservi sino alla fine, anche se questa proporrà la solitudine assoluta della propria perdita. Nell’organizzazione degli argomenti si cerca di attuare un approccio in qualche modo tridimensionale, la coesistenza di una dimensione lineare con quella circolare che dà valore in sé ad ogni istante vissuto, entrambe in relazione con un contenitore allargato condiviso con gli altri uomini. In una prima parte viene esposto il percorso di un soggetto dall’infanzia all’adolescenza ,età adulta e vecchiaia. Una seconda parte considera uno spaccato, una visione verticale sull’identità, il suo formarsi e strutturarsi nelle relazioni intra– e inter–personali, i cambiamenti e le inevitabili sofferenze che a volte possono diventare patologie. In una terza parte si propone uno sfondo che interagisce con l’identità negli aspetti culturali e ambientali, le eventuali cure quando ve ne sia bisogno, enfatizzando l’opportunità che queste si basino su di una “clinica degli affetti”, siano il più possibile precoci e abbiano chiari i modelli teorici a cui fanno riferimento. Per esemplificare non sono riportati casi clinici ma si fa riferimento a qualche opera letteraria e a qualche film. Questo perché si ritiene che nel cinema e in letteratura vi sia un enorme deposito di memorie, sentimenti, caratteri, forze, debolezze e che i romanzi siano spesso dei trattati di psicopatologia.