La via verticale
-Dalla dissoluzione dell'umanità al ritorno ai valori
EAN 9788854829671
La crescente forza delle tecnologia incrocia la progressiva destrutturazione dell’anima. La conseguente dissoluzione dell’umanità e nullificazione dei valori costringe l’Occidente a una deriva nichilista inarrestabile. Il testo analizza le quattro eclissi maggiori: la religione, la patria, la famiglia, il lavoro. Ma la pars destruens non è fine a se stessa. La tesi perseguita dal vol. è d’investire la filosofia di un compito di ricostruzione. A partire dal rinvenimento del volto assoluto di Dio si protende a restituire pienezza di senso al nostro pellegrinare sulla terra. La via verticale del titolo allude appunto a quest’opera di ricostruzione spirituale e filosofica.
Tratto dalla rivista Il Regno n. 14/2010
(http://www.ilregno.it)
È un progetto ambizioso quello dell'A., ricercatore nella Facoltà di Lettere e Filosofia nell'Università di Genova. Nelle 176 pagine che compongono il presente volume egli si propone non solo di descrivere e di individuare le cause della crisi che caratterizza la società contemporanea, una crisi così radicale da far prevedere la dissoluzione della stessa umanità, ma anche vuole offrire una proposta teoretico-filosofica che ne permetta un radicale superamento.
Nella prima parte, l'attuale situazione di crisi nella quale versa l'uomo contemporaneo viene descritta e interpretata, con toni che, a giudizio di chi scrive, appaiono, a volte, anche troppo apocalittici e pessimisti, come «la nullificazione dei valori che provengono dalla Tradizione dell'Occidente, frutto della straordinaria confluenza di rivelazione ebraico-cristiana, pensiero greco e diritto romano» (p. 9). In particolare, la cultura contemporanea si caratterizzerebbe per «l'oscuramento dei quattro pilastri della Tradizione» (p. 91): per il tramonto della religione (capitolo I), per la morte della patria (capitolo II), per la metamorfosi della famiglia (capitolo III) e per l'estinzione del lavoro (capitolo IV) che nel suo interno si realizza. Il mondo contemporaneo, che sembra addirittura, per il nostro A., possedere «un'anima demoniaca» (p. 41), appare così come un mondo-spazzatura, un mondo-senza-significato, un mondo caratterizzato dal nichilismo più radicale, dominato dal fenomeno della moda, di cui sono maestri indiscussi i divi del cinema, dello sport e dello spettacolo in generale. È interessante notare che per l'A. la causa di tale situazione debba essere attribuita non tanto al pensiero europeo contemporaneo (Nietzsche, ad esempio, non viene mai citato), quanto piuttosto al diffondersi, a livello mondiale, dell'american way of life, all'americanismo globale. In questo senso, significativamente, una posizione come quella dell'A. che appare essere l'espressione di un pensiero tradizionale e conservatore, viene ad assumere, soprattutto nel capitolo dedicato al lavoro, accenti tipici del pensiero progressista e marxista, nella denuncia della nuova forma di alienazione che caratterizza il mondo economico contemporaneo, «qualificabile come la riduzione dell'uomo ad ingranaggio della macchina socio-economica che presiede alla dinamica produzione-consumo» (p. 83).
La seconda parte vorrebbe indicare una via che permetta il superamento delle «quattro eclissi», superamento che non può che avvenire grazie alla ripresa del cammino della filosofia pura, del pensiero fine a se stesso, con un invito rivolto a tutti «a volgere le spalle al buio della decadenza, e a rivolgere lo sguardo alla luce perenne della Tradizione» (p. 91). Si tratta così di mettere nuovamente in luce l'originaria intenzionalità ontologica del pensiero (capitolo I), per giungere poi ad una riflessione sulla realtà del mondo considerata innanzitutto come struttura dotata di tre caratteristiche fondamentali (la materialità, la divenienza, l'organicità) e animata da una istanza di verticalizzazione (capitolo II). Tale istanza trova una sua ulteriorità espressiva nella dimensione dell'esistenza umana (capitolo III), nella quale le sue dimensioni negative, legate alla materialità, alla divenienza e alla organicità, possono assumere un carattere positivo, «giacché la menzionata istanza di verticalizzazione (…) vivifica la totalità di ciò che è, orientando l'intero essere secondo una dinamica ascensionale tendente al bene» (p. 125). L'ultimo passo di questo cammino ascensionale si realizza nel raggiungimento, sempre tramite il pensiero, del Fondamento trascendente, dell'Assoluto colto come Sovraesistenza, come Vita assolutamente perfetta (capitolo IV). Da tutto questo percorso emerge, alla fine, il carattere proprio dell'uomo: la spinta, insita nella sua natura, «verso l'alto», la tendenza verticale verso i valori, l'essere, l'assoluto. Se l'uomo non dà ascolto a tale spinta, inscritta nel suo essere, egli, secondo l'A., non può che convertire l'energia presente in lui «in una irresistibile pulsione verso il basso, verso le zone inferiori dell'essere, dominate dalle forze dell'irrazionalità, del caos, della negatività» (p. 163). O tendere ad essere come Dio o diventare una bestia: questa è l'alternativa di fronte alla quale l'uomo è posto.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2010, nr. 2
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)