Sofferenza e condizione umana

Se Bauman, in uno dei suoi ultimi pamphlet, mette in evidenza la spettacolarizzazione della sofferenza umana prodotta dalla globalizzazione e favorita dai media e dal web, nonché il dilemma morale che essa crea tra il rimanerne puramente spettatori passivi o l’agire attivamente per combatterla, questo lavoro intende interrogarsi sulla possibilità di un discorso scientifico sulla sofferenza a partire dalla consapevolezza della comune “condizione umana” che la globalizzazione induce. Ad emergere, è così quella “dimensione del negativo” che, spesso interpretata dalle diverse mitologie e teodicee religiose come prova dell’esistenza del “male”, rappresenta in realtà una componente intrinseca della condizione umana che ci consente di evidenziare i limiti intrinseci ed estrinseci dell’agire sociale. Il volume esplora quindi il contributo che tre studiosi classici (Karl Marx, Emile Durkheim e Max Weber) e tre contemporanei (Hans Jonas, Irving K. Zola e Margaret Archer) possono offrire ad una “sociologia del negativo” critica e riflessiva, orientata alla comprensione delle cause profonde della sofferenza umana quale indispensabile premessa per un’azione non puramente moralistica ma responsabilmente efficace.