La strada, la Cina, il cielo. Studi sulla «Relatio» di Odorico da Pordenone e sulla sua fortuna romanza
(Medioevo romanzo e orientale. Studi)EAN 9788849835120
Nel maggio 1330, nel convento di S. Antonio di Padova, il frate Odorico da Pordenone dettava a un confratello il resoconto di un suo lungo viaggio in Oriente effettuato qualche anno prima. La quantità di traduzioni nelle principali lingue europee già nei secoli XIV e XV, oltre ai manoscritti conservati prima delle edizioni a stampa, testimoniano l’importanza di un tale testo che va posto accanto a celebri racconti di viaggio, come quelli di Giovanni da Pian del Carpine, di Guglielmo di Rubrouck, di Marco Polo.
Quel racconto mostrava allora, ma ancora oggi, un’Asia e una Cina inedita, con carovaniere, città, porti frequentati, usi familiari e tribali, con immagini ed episodi tali da suscitare meraviglia. L’A. del presente studio si occupa in particolare degli aspetti letterari del testo, cercando di ricostruirne la forma originaria attraverso gli interventi di quanti lungo il tempo hanno cercato di completarlo. Nelle scritture di viaggio medievali egli distingue la collaborazione di due autori: il viaggiatore che racconta e lo scrittore che stende il manoscritto, che non è spesso la stessa persona. Ciò è avvenuto anche col Milione di Marco Polo. A questo punto si pongono diversi problemi filologici.
Quale è stato il contributo dell’estensore rispetto a quanto ha raccontato il viaggiatore, in questo caso fra Odorico? Se questi parlava il dialetto friulano, allora la traduzione di termini geografici in mongolo, cinese o altro lascia adito a ben diverse soluzioni, pur se la preoccupazione degli estensori è sempre quella di rivendicare la veridicità dell’opera. Certo, racconti fantastici come quello dei monaci incontrati, che nutrono animali simili a scimmie dopo averli chiamati con la campana, e ancor piú quello dei necrofagi di un’isola lontana lasciano tuttora allibiti come certamente i lettori di allora. Comunque, la Relatio di Odorico da Pordenone è, dopo il Milione di Marco Polo, il racconto di viaggio che ha avuto maggiore diffusione nel medioevo, almeno sulla base dei manoscritti conosciuti e delle traduzioni: in primo luogo in Italia con 18 manoscritti e traduzioni in Veneto e Toscana, ma pure nella penisola Iberica e in Francia, dove si è notato che la prima versione risulta molto fedele all’originale. Possono comunque sorgere facilmente dei problemi, per esempio quando le traduzioni si riferiscano non tanto agli aspetti formali del testo, ma ai suoi contenuti, per cui può venire alterata la sostanza del racconto.
L’A., oltre a ricostruire l’itinerario geografico del viaggio di andata e di ritorno, rintracciando le località di allora e quelle corrispondenti di adesso, entra pure in altre questioni presenti al tempo di fra Odorico, come quelle del Prete Gianni o dei pigmei. Questi ultimi erano conosciuti pure nella tradizione cinese, presente da secoli e arrivata fin là attraverso l’Oriente ellenistico e l’Asia centrale. Problema allora interessante era quello della loro statura, diversamente misurata e attestata. Ritornano pure altre stranezze, in circolazione nella letteratura medievale ma che venivano riconsiderate con una certa critica dalla filosofia cristiana dei secoli XIII e XIV. Se per Agostino qualsiasi essere anche anormale doveva essere ritenuto come discendente dallo stesso comune progenitore, invece per Alberto Magno il pigmeo era un animale che occupava una posizione intermedia tra l’uomo e la scimmia. Altro tema che ritorna è quello dell’isola, come luogo fantastico privilegiato per accogliere creature straordinarie. Si trattava di un topos non infrequente nella letteratura medievale e, ancor prima, in quella classica, come luogo incorrotto, primordiale e via di accesso all’aldilà, all’ignoto.
Nell’accurata ricostruzione critica, oltre a una profonda conoscenza della letteratura sviluppatasi lungo i secoli fino a quella attuale (perché relegarla nei riferimenti finali, anziché porla in note a fine pagina?), l’A. ridimensiona pure la figura del Prete Gianni rispetto a quella piú importante del Gran Can mongolo. L’attualità e l’importanza del mondo cinese aiuta a leggere con interesse le curiosità scoperte e descritte non pochi secoli or sono!
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" n. 2/2013
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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