Lo Spirito Santo nel pensiero teologico di Antonio Rosmini
(Varia)EAN 9788849819335
In questo volume, l’autore si sofferma su due delle opere rosminiane, entrambe postume, in cui la riflessione sullo Spirito Santo è maggiormente presente: si tratta di un testo esegetico, L’introduzione del Vangelo secondo Giovanni commentata, scritto a Napoli nel 1849 e pubblicato a Torino nel 1882, e di un lavoro più teologico- sistematico, l’Antropologia soprannaturale, redatto intorno agli anni 1835-1839 e pubblicato nel 1884, oltre ai numerosi riferimenti all’opera incompiuta della Teosofia. L’attenzione allo Spirito da parte del sacerdote trentino costituisce una delle sue tante intuizioni profetiche dei tempi nuovi, che saranno coronati un secolo dopo dal Concilio Vaticano II, e che meraviglia notevolmente se si considera la carenza pneumatologica della riflessione cristiana di quel periodo; anche la ricchezza delle citazioni e delle allusioni alla Sacra Scrittura, ai padri e ai grandi teologi, che sarà sentita successivamente dalla chiesa, per costruire la teologia su basi storico-salvifiche, prima che filosoficorazionali.
Lo studio di Ferraro, dopo la presentazione della “nota” della Congregazione per la Dottrina della Fede, emanata nel 2001, che riabilita la persona e il pensiero di Rosmini, oltre un secolo dopo la condanna all’indice da parte del Sant’Uffizio delle sue “Quaranta proposizioni”, subita con il decreto Post obitum, del 1887 (cf. pp. 13-15), è strutturato in due parti, che seguono, rispettivamente in tre capitoli ciascuna, il commento a Giovanni e il trattato antropologico. Nei primi due capitoli della prima parte, l’autore espone le riflessioni di Rosmini sui testi pneumatologici del Nuovo Testamento, rispettivamente su quelli giovannei (cf. pp. 23- 25) e su quelli paolini (cf. pp. 28-32). Ferraro vi aggiunge, poi, le sue considerazioni, individuando in quelle riflessioni i fondamenti della spiritualità cristiana secondo il sacerdote di Rovereto, sia sul versante soggettivo-psicologico sia su quello oggettivo-teologico, a partire dalla fenomenologia della presenza e dell’azione dello Spirito in Gesù e nell’uomo, nell’incontro tra antropologia e cristologia. Per Rosmini, infatti, l’unione con Cristo produce un rapporto “reale”, non solo “ideale”, con il Padre, nello Spirito di Cristo. Il terzo capitolo, invece, più sistematico, analizza la riflessione sullo Spirito Santo in Rosmini, sia nel suo essere persona in sé sia nel suo essere in relazione al Padre, al Figlio e agli uomini, a partire dall’impostazione filosofica e teologica del pensiero del sacerdote trentino. Anche la pneumatologia rosminiana, infatti, segue la sua ontologia, che è articolata intorno a tre forme dell’essere reale, ideale e morale, ove l’essere reale è l’essere in quanto sussiste, l’essere ideale è l’essere stesso in quanto conoscibile e l’essere morale è il medesimo essere conosciuto in quanto amabile.
Queste tre forme sono definite in analogia con il mistero trinitario, dal momento che il sentimento semplice, ossia la vita reale, è riferita al Padre, il sentimento intellettivo, ossia la vita ideale al Figlio ed il sentimento morale, ossia la vita morale, allo Spirito Santo, attraverso una triade che si ritrova anche nell’uomo, come emerge anche dai volumi della Teosofia (pp. 39-44), in cui avrebbe dovuto affrontare l’intero ciclo delle grandi scienze metafisiche, ontologia, teologia razionale, cosmologia razionale. Nella riflessione di Rosmini, la triplice relazione dello Spirito – con il Padre nella missione, con il Figlio nell’incarnazione e con gli uomini nella rivelazione della Parola e nell’inabitazione – è espressa con le categorie della mistica e dell’ascetica ed appare definibile nel suo complesso attraverso un’autentica teologia della luce (cf. pp. 45-55). La seconda parte del volume è introdotta da un capitolo (il quarto) dedicato all’Antropologia soprannaturale di Rosmini, anch’essa segnata dall’analogia tra l’ordine soprannaturale e l’ordine della natura. In particolare, egli sostiene che l’elemento “soprannaturale” permane anche nell’auto- comunicazione di Dio nella storia dell’uomo: l’azione reale di Dio Trinità nell’anima dell’uomo (la grazia) realizza il soprannaturale nell’uomo (l’ordine della grazia). Non basta, quindi, la fede nella rivelazione esterna di Dio, ma è necessaria la fede in un’azione reale e intima dello Spirito Santo nell’anima, perché si dia una vera vita cristiana.
La fede, così, risulta di due elementi: la percezione divina iniziale, che è data dal sentimento soprannaturale e l’assenso della volontà umana, fondata sul sentimento naturale. Inoltre, è la Trinità che misteriosamente si unisce nell’essenza dell’anima umana con l’uomo, diventandone sua forma e quindi azione triforme propria della grazia neotestamentaria. L’aspetto che forse emerge meno è la funzione dell’uomo, nel suo percorso interiore, il contesto storico da cui è influenzato, i suoi incontri e quindi la sua spiritualità (cf. pp. 59-63). Nel quinto capitolo, alla luce di altre considerazioni esegetiche, Rosmini presenta lo Spirito Santo come persona “sussistente” e distinta nella vita divina, attribuendogli operazioni di carattere personale, secondo la prospettiva di sant’Ambrogio e dalla tesi di sant’Agostino, nella distinzione tra lo Spirito e i “doni” dello Spirito (cf. pp. 65-69), di san Cirillo di Alessandria e di san Tommaso, a proposito della differente presenza dello Spirito prima di Cristo, solo attraverso i suoi doni, e dopo Cristo, quando i cristiani ricevono la persona divina stessa (cf. pp. 70-74). Ferraro dedica circa cinquanta pagine del libro (pp. 75-127) ai testi rosminiani che commentano i riferimenti biblici sul Paraclito, che confermano le sue affermazioni sul ruolo dello Spirito nell’unione dell’uomo con Dio, nell’origine e nella struttura della chiesa, nella dottrina dei sacramenti, nell’opera di santificazione del credente, che viene per mezzo della terza persona divina, “deiformato”.
Il sesto e ultimo capitolo è ancora dedicato alla riflessione sistematica sullo Spirito Santo, ove appare – dopo una riflessione sul termine “sentimento”, che è la via esistenziale della percezione ordinaria della fede nei credenti – il duplice movimento discendente (dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo, ai credenti) e ascendente (dai credenti, nei quali opera lo Spirito del Figlio, che li conduce al Padre) dell’incontro tra l’uomo e Dio (pp.129-145). Il libro si conclude con un’appendice sugli aspetti della dottrina rosminiana sul carattere sacramentale, che è una rivisitazione teologica dei due testi menzionati. Nel complesso, lo studio di Ferraro risulta ben documentato, supportato da un’ottima esegesi dei testi biblici sullo Spirito, secondo l’interpretazione di Rosmini.
Tratto dalla rivista Asprenas n. 1-2/2010
(http://www.pftim.it)
In questo volume, l’autore si sofferma su due delle opere rosminiane, entrambe postume, in cui la riflessione sullo Spirito Santo è maggiormente presente: si tratta di un testo esegetico, L’introduzione del Vangelo secondo Giovanni commentata, scritto a Napoli nel 1849 e pubblicato a Torino nel 1882, e di un lavoro più teologico- sistematico, l’Antropologia soprannaturale, redatto intorno agli anni 1835-1839 e pubblicato nel 1884, oltre ai numerosi riferimenti all’opera incompiuta della Teosofia. L’attenzione allo Spirito da parte del sacerdote trentino costituisce una delle sue tante intuizioni profetiche dei tempi nuovi, che saranno coronati un secolo dopo dal Concilio Vaticano II, e che meraviglia notevolmente se si considera la carenza pneumatologica della riflessione cristiana di quel periodo; anche la ricchezza delle citazioni e delle allusioni alla Sacra Scrittura, ai padri e ai grandi teologi, che sarà sentita successivamente dalla chiesa, per costruire la teologia su basi storico-salvifiche, prima che filosoficorazionali.
Lo studio di Ferraro, dopo la presentazione della “nota” della Congregazione per la Dottrina della Fede, emanata nel 2001, che riabilita la persona e il pensiero di Rosmini, oltre un secolo dopo la condanna all’indice da parte del Sant’Uffizio delle sue “Quaranta proposizioni”, subita con il decreto Post obitum, del 1887 (cf. pp. 13-15), è strutturato in due parti, che seguono, rispettivamente in tre capitoli ciascuna, il commento a Giovanni e il trattato antropologico. Nei primi due capitoli della prima parte, l’autore espone le riflessioni di Rosmini sui testi pneumatologici del Nuovo Testamento, rispettivamente su quelli giovannei (cf. pp. 23- 25) e su quelli paolini (cf. pp. 28-32). Ferraro vi aggiunge, poi, le sue considerazioni, individuando in quelle riflessioni i fondamenti della spiritualità cristiana secondo il sacerdote di Rovereto, sia sul versante soggettivo-psicologico sia su quello oggettivo-teologico, a partire dalla fenomenologia della presenza e dell’azione dello Spirito in Gesù e nell’uomo, nell’incontro tra antropologia e cristologia. Per Rosmini, infatti, l’unione con Cristo produce un rapporto “reale”, non solo “ideale”, con il Padre, nello Spirito di Cristo. Il terzo capitolo, invece, più sistematico, analizza la riflessione sullo Spirito Santo in Rosmini, sia nel suo essere persona in sé sia nel suo essere in relazione al Padre, al Figlio e agli uomini, a partire dall’impostazione filosofica e teologica del pensiero del sacerdote trentino. Anche la pneumatologia rosminiana, infatti, segue la sua ontologia, che è articolata intorno a tre forme dell’essere reale, ideale e morale, ove l’essere reale è l’essere in quanto sussiste, l’essere ideale è l’essere stesso in quanto conoscibile e l’essere morale è il medesimo essere conosciuto in quanto amabile.
Queste tre forme sono definite in analogia con il mistero trinitario, dal momento che il sentimento semplice, ossia la vita reale, è riferita al Padre, il sentimento intellettivo, ossia la vita ideale al Figlio ed il sentimento morale, ossia la vita morale, allo Spirito Santo, attraverso una triade che si ritrova anche nell’uomo, come emerge anche dai volumi della Teosofia (pp. 39-44), in cui avrebbe dovuto affrontare l’intero ciclo delle grandi scienze metafisiche, ontologia, teologia razionale, cosmologia razionale. Nella riflessione di Rosmini, la triplice relazione dello Spirito – con il Padre nella missione, con il Figlio nell’incarnazione e con gli uomini nella rivelazione della Parola e nell’inabitazione – è espressa con le categorie della mistica e dell’ascetica ed appare definibile nel suo complesso attraverso un’autentica teologia della luce (cf. pp. 45-55). La seconda parte del volume è introdotta da un capitolo (il quarto) dedicato all’Antropologia soprannaturale di Rosmini, anch’essa segnata dall’analogia tra l’ordine soprannaturale e l’ordine della natura. In particolare, egli sostiene che l’elemento “soprannaturale” permane anche nell’auto- comunicazione di Dio nella storia dell’uomo: l’azione reale di Dio Trinità nell’anima dell’uomo (la grazia) realizza il soprannaturale nell’uomo (l’ordine della grazia). Non basta, quindi, la fede nella rivelazione esterna di Dio, ma è necessaria la fede in un’azione reale e intima dello Spirito Santo nell’anima, perché si dia una vera vita cristiana.
La fede, così, risulta di due elementi: la percezione divina iniziale, che è data dal sentimento soprannaturale e l’assenso della volontà umana, fondata sul sentimento naturale. Inoltre, è la Trinità che misteriosamente si unisce nell’essenza dell’anima umana con l’uomo, diventandone sua forma e quindi azione triforme propria della grazia neotestamentaria. L’aspetto che forse emerge meno è la funzione dell’uomo, nel suo percorso interiore, il contesto storico da cui è influenzato, i suoi incontri e quindi la sua spiritualità (cf. pp. 59-63). Nel quinto capitolo, alla luce di altre considerazioni esegetiche, Rosmini presenta lo Spirito Santo come persona “sussistente” e distinta nella vita divina, attribuendogli operazioni di carattere personale, secondo la prospettiva di sant’Ambrogio e dalla tesi di sant’Agostino, nella distinzione tra lo Spirito e i “doni” dello Spirito (cf. pp. 65-69), di san Cirillo di Alessandria e di san Tommaso, a proposito della differente presenza dello Spirito prima di Cristo, solo attraverso i suoi doni, e dopo Cristo, quando i cristiani ricevono la persona divina stessa (cf. pp. 70-74). Ferraro dedica circa cinquanta pagine del libro (pp. 75-127) ai testi rosminiani che commentano i riferimenti biblici sul Paraclito, che confermano le sue affermazioni sul ruolo dello Spirito nell’unione dell’uomo con Dio, nell’origine e nella struttura della chiesa, nella dottrina dei sacramenti, nell’opera di santificazione del credente, che viene per mezzo della terza persona divina, “deiformato”.
Il sesto e ultimo capitolo è ancora dedicato alla riflessione sistematica sullo Spirito Santo, ove appare – dopo una riflessione sul termine “sentimento”, che è la via esistenziale della percezione ordinaria della fede nei credenti – il duplice movimento discendente (dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo, ai credenti) e ascendente (dai credenti, nei quali opera lo Spirito del Figlio, che li conduce al Padre) dell’incontro tra l’uomo e Dio (pp.129-145). Il libro si conclude con un’appendice sugli aspetti della dottrina rosminiana sul carattere sacramentale, che è una rivisitazione teologica dei due testi menzionati. Nel complesso, lo studio di Ferraro risulta ben documentato, supportato da un’ottima esegesi dei testi biblici sullo Spirito, secondo l’interpretazione di Rosmini.
Tratto dalla rivista Asprenas n. 1-2/2010
(http://www.pftim.it)
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