Origini sviluppi e caratteri del jus publicum ecclesiasticum
(Corona lateranensis) [Copertina in carta]EAN 9788846506856
Il volume di Matteo Nacci, pubblicato nella Collana “Corona Lateranensis” che raccoglie le migliori Tesi dottorali della Pontificia Università Lateranense, costituisce la sua Tesi dottorale in Diritto canonico (condotta sotto la guida del prof. Luciano Musselli). L’autore, già laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Firenze col prof. Paolo Grossi con una Tesi sulla Consuetudine, insegna attualmente “Storia delle Fonti e della Scienza del Diritto canonico” e “Storia delle Istituzioni di Diritto canonico” presso la Pontificia Università Lateranense, dopo aver conseguito il dottorato di ricerca in Filosofia del Diritto: curriculum disciplinecanonistiche ed ecclesiasticistiche (sotto la guida del prof. Silvio Ferrari)ed aver insegnato le stesse materie presso l’Istituto “Di-Re-Com” di Lugano(CH).L’opera, divisa in tre capitoli (di cui il secondo particolarmente voluminoso),intende ripercorrere e presentare in modo sintetico la dottrinadei cinque maggiori teorici del “Diritto pubblico ecclesiastico” della c.d.Scuola curiale romana: Giovanni Soglia (pp. 38-59), Camillo Tarquini(pp. 60-79), Felice Cavagnis (pp. 80-116), Alfredo Ottaviani (pp. 117-150) e Pietro Gasparri (pp. 151-174).Il testo, anche attraverso un abbondante apparato critico, riportante itesti di riferimento, permette di farsi una chiara –per quanto solo introduttiva–idea della dottrina dei singoli autori esaminati; soprattutto in ciòche li collega ed in quanto li differenzia reciprocamente.Nonostante l’autore si mantenga molto aderente ai testi con un intentochiaramente illustrativo che non sembra palesare un’espressa intenzionalitàteoretica, il risultato effettivo dell’opera appare vocato a ben altriesiti …soprattutto in vista di una elaborazione (ancora sostanzialmenteassente) di una vera Teoria generale del Diritto canonico alla quale offresenza dubbio una significativa ‘antologia’ di testi e citazioni ‘tematiche’.Leggendo, infatti, gli ampi brani riportati –e ben organizzati dall’autore–dei maestri dello Jus publicum ecclesiasticum curiale su cui, in fondo, si basòla stessa elaborazione del primo Codice di Diritto canonico è possibileadombrare con una certa plasticità la maggior parte dei ‘presupposti’ teoreticiche presiedettero tale opera ‘normativa’ e la sua immediata recezioneed applicazione, tanto ad intra che ad extra Ecclesiæ, soprattutto inriferimento alla teoria ed alla prassi concordataria della convulsa primametà del XX sec.L’opera di Nacci, facilmente leggibile a chi abbia qualche dimestichezzacol latino ecclesiastico di fine Ottocento, si presenta inoltre (ed è questoil suo ‘valore aggiunto’) come uno strumento utilissimo per conoscere –equindi comprendere– il ‘non-detto’ (anche se espressamente assunto e professato)da buona parte dei canonisti della metà del secolo XX: quelli stessiche giunsero al Vaticano II ed operarono nei diversi Coetus Studii per larevisione codiciale. I ‘presupposti’ dottrinali, infatti, dei probati auctores dellaCanonistica post-codiciale che tendono a non emergere dai loro scritti(spesso solo presuntamente ‘esegetici’) sono chiaramente esplicitati –e quindi oggi meglio raggiungibili– attraverso il pensiero teoretico dei loroMaestri che, liberi dal successivo ingombro codiciale (con l’incombenzadel suo ‘gravame storico’), poterono esprimersi liberamente, al passo coitempi ed in aperta apologia coi contemporanei, soprattutto gli a-cattolicied i giurisdizionalisti conservatori mittel-europei o i liberali anti-clericali.Tra i temi fondamentali: la natura, portata ed esercizio della potestà ecclesiasticasia ad intra (Jus publicum ecclesiasticum internum) che ad extra (Jus publicumecclesiasticum externum) ed i rapporti tra ‘pubblico’ e ‘privato’ sia nellaChiesa che nella società civile, all’interno della quale la Chiesa non puòesser considerata mera realtà ‘privata’ (come le ‘confessioni’ e ‘denominazioni’protestanti nel mondo della Riforma protestante).Due i maggiori apporti al lavoro scientifico canonistico: a) la messain luce delle ‘teorie generali’ sottese alla codificazione canonica, quasiindipendentemente rispetto ai suoi effettivi ‘contenuti’ normativi; b)l’emersione del profilo espressamente apologetico che caratterizzò le lineeritenute maggiormente ‘evolutive’ della Canonistica post-conciliare.Sul primo versante la cosa è d’interesse ed attualità poiché, mutatismutandis, tra le due codificazioni latine (1917 e 1983) cioè una partesignificativa delle norme concrete, la mens sostanziale del legislatore canonicomateriale (i diversi ‘periti’) non pare –spesso– troppo differentené discontinua, palesando quella post-conciliare soltanto come una ‘vera’e ‘propria’ revisione codiciale …non radicalmente diversa dalla ‘rilettura’che il P. Vidal fece dello “Ius decretalium” del Wernz una volta promulgatoil Codice pio-benedettino.Sul secondo versante è possibile intuire la profondità e la portata delproblema ‘fondativo’ del Diritto canonico che attraversò la Canonisticapost-conciliare: conoscendo infatti tali ‘premesse’ si capisce bene la necessitàirrinunciabile di volgere altrove il proprio sguardo e cercare ‘fondamenti’assolutamente ‘alternativi’; quanto suggerirà con sagacia PaoloVI e porteranno avanti –in vari modi– vari canonisti, stimolando così ilsorgere di scuole di pensiero canonistico finalizzate alla sua innovazione,come accadde a Monaco. Proprio in quest’ottica, p.es., quanto riportatocirca la concezione del Diritto canonico propugnata dal Card. Gasparriappare significativo in riferimento alla ‘fondamentazione’ remota delleteorie post-conciliari sulla ‘teologicità’ del Diritto canonico: se infatti–neppure– Gasparri distingueva tra Teologia, Diritto e Morale… nonstupisce che altri autori (formatisi sulla sua dottrina) non abbiano saputoporsi il problema. Per quanto a cinquant’anni almeno di distanza le coseex parte Theologiæ fossero ormai state ben chiarite! Sotto il profilo squisitamente tecnico-scientifico va assunto con positivitàanche il fatto che un giovane ricercatore abbia saputo dedicarespazio alla ricerca ed allo studio diretto delle c.d. ‘Fonti’ della dottrinacanonica, dimostrandone ancora una volta la fecondità ed irrinunciabilità.La triste –e mai scongiurata– ‘alternativa’ è quella di appoggiarsiinvece alle sole dottrine (dogmatiche e normativistiche) contemporaneeinnalzandole improvvidamente ad analogatum princeps cui ‘ridurre’ (spesso)la dottrina e la teoria canonistica, senza la possibilità di verificare dalsuo stesso interno quali ne siano state le tendenze e forze di sviluppo odi regresso specificamente attinenti le dinamiche dell’Ordinamento canonicoe, più in profondità, della stessa vita ecclesiale. Dal punto di vistametodologico non ci si può che augurare il proseguimento di questogenere di ricerche, auspicando che proprio i giovani sappiano ricuperarequelle ‘Fonti’ che i seniores hanno spesso ormai scartato dal loro orizzontedi ricerca e riflessione.
Tratto dalla rivista Apollinaris LXXXIII (2010)
(http://www.pul.it)
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25,00 €→ 23,75 €
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Mar Vinc il 3 febbraio 2019 alle 18:29 ha scritto:
L'autore dedica il suo studio al diritto pubblico ecclesiastico, una disciplina che storicamente si è rivelata sempre più necessaria per poter intendere i principi e le modalità di relazione che possono regolare il rapporto tra la comunità ecclesiale e la comunità civile.