Scelte riproduttive tra costi, valori, opportunità
(Sociologia)EAN 9788846472731
La demografa Fausta Ongaro, dell’Università di Padova, in questo suo studio sociologico sulla grave denatalità italiana mette sotto accusa l’atteggiamento tenuto dalle giovani coppie istruite, benestanti e “benpensanti”.
Ella dimostra che la denatalità è dovuta a cause di ordine non tanto economico-sociale quanto psicologico-culturale. Il cittadino medio-alto, infatti, è ormai impregnato di una cultura, e inserito in una società, che lo imprigionano in una prospettiva individualistica e libertaria, spingendolo a vivere per il proprio vantaggio e piacere immediati. Pertanto egli rifiuta ogni forma d’impegno, di lotta e di sacrificio; in particolare rifiuta il legame coniugale stabile, la rinuncia in favore del prossimo, la progettazione dell’avvenire, la lotta per progredire verso il meglio.
Mettere al mondo un bambino diventa quindi solo una delle tante scelte possibili, da soppesare valutandone il rapporto tra costi e benefici, come si fa per l’acquisto di un’auto o di un mobile o di una casa. Il figlio è ritenuto un bene di consumo di lusso che viene programmato solo dopo essersi “sistemati” ed aver ottenuto altri beni di consumo considerati più importanti ed urgenti o meno impegnativi e costosi. Chiaramente, questa mentalità favorisce o la rinuncia ad avere figli, o il generarli solo in tarda età; in entrambi i casi ciò abbassa la natalità e impedisce il ricambio generazionale.
La natalità viene gravemente danneggiata anche dalla mentalità femminista, che vede la donna come imitatrice e rivale dell’uomo nel lavoro, nel potere e nel successo. Il figlio viene quindi considerato come un fattore di limitazione, di stress e di schiavitù, da evitare o da liberarsene al più presto. Un’altra causa della denatalità è la progressiva precarizzazione dei rapporti di coppia, che stanno passando dal matrimonio indissolubile a quello dissolubile alla convivenza stabile a quella instabile. Le convivenze, poi, di per sé ostacolano la natalità; esse difatti sono vissute come periodo di prova, durante il quale generare un figlio diventerebbe controproducente in quanto li costringerebbe a regolarizzare e stabilizzare un legame che hanno voluto in partenza come irregolare e instabile.
La studiosa padovana ne conclude che, per rimediare alla crisi demografica, lo Stato deve favorire la maternità e la famiglia tanto quanto finora l’ha penalizzata: a livello non solo economico e sociale, ma anche culturale, morale e psicologico.
Tratto dalla rivista Radici Cristiane n. 21 - Gennaio 2007