Il volto umano delle professioni. Sfide e prospettive dell'etica professionale
(Biblioteca di testi e studi)EAN 9788843059195
Non molti studiosi di Dottrina sociale della Chiesa riescono a produrre indagini significative che vanno oltre il ristretto cerchio disciplinare, in particolare se si tratta di affrontare aspetti e ambiti del vivere umano riservati tradizionalmente agli specialisti delle scienze sociali. Tra i pochi che riescono a distinguersi in questo senso, si segnala la matura esperienza di G. Manzone, docente all’Università Lateranense e all’Università Urbaniana di Roma, che anche in questo suo ultimo saggio riesce a portare a maturazione in maniera costruttiva, attraverso un fecondo dialogo inter/ trans-disciplinare, aspetti decisivi per inquadrare in via sintetica l’humanum che definisce e orienta - sia da un punto di vista teorico che in riferimento alle sue concrete applicazioni - l’identità singola e plurale di ogni professione.
Il metodo utilizzato dalla ricerca è di tipo fenomenologico-ermeneutico: si propone, in altri termini, di descrivere-individuando (a) le determinazioni storiche concrete che caratterizzano l’esercizio della pratica professionale, e interpretare-valutando (b) il contenuto sostanziale delle relazioni professionali alla luce delle principali sfide e opportunità in dotte dallo sviluppo scientifico-tecnologico, dall’espansione dei mercati e dalle nuove forme organizzative che si spingono fino a trasformare le professioni e a ripensare attualità e significati della stessa etica professionale, di crescente interesse, ma se non ben precisata si sottopone ad ambiguità e incoerenze (cf Caritas in veritate, nn. 2, 38, 45). A un primo stadio (a), punto di partenza e oggetto della trattazione è la concezione di professione come “pratica sociale” (11), termine che racchiude in sé la duplicità di livelli necessari per configurarne opportunamente i tratti caratterizzanti: “pratica”, intesa come attività altamente qualificata, esercitata con una competenza specialistica maturata attraverso un adeguato iter formativo non limitato alle professioni liberali; “sociale”, in quanto tale impresa comune si autorganizza e si costituisce come categoria che, mediante forme coerenti e complesse, consolidate socialmente, di tipo cooperativo, determina autonomamente le modalità e finalità della buona pratica professionale.
A un secondo stadio, assumendo come riferimento i momenti in cui si elabora e articola la pratica professionale (“macro-livello”, ossia riferendosi al sistema istituzionale; “meso-livello”, vale a dire alla vita associativa e organizzativa; “micro livello”, cioè all’agire del singolo professionista), la ricerca ne statuisce l’imprescindibile valenza morale (dimensione spesso poco stimata, se non estranea a molti approcci scientifici che studiano la vita delle comunità professionali) chiarificando ed esplicitando in versione critica e propositiva l’orizzonte di significato e le condizioni di effettuazione dell’agire professionale. Il discernimento etico da favorire - non ridotto a qualche principio formale o a gesti puramente funzionali, ma teso a individuare quelle istanze etiche intrinseche alla pratica professionale (cf 207) - determina in tal modo il contenuto sostanziale dell’etica professionale attraverso la realizzazione di quel “volto umano” che si esprime nelle forme di ciò che è bene nel senso morale (attenzione alla valenza antropologica e motivazionale) per il professionista (inteso come soggetto morale responsabile), per i destinatari della relazione professionale, per la stessa pratica professionale (i cosiddetti “beni interni”) e indirettamente per la società, chiamata a promuovere il bene civile della prossimità in forme adeguate di cittadinanza.
Rimandando più specificamente ai contenuti esposti nei sette capitoli, il volume - equilibrato nelle sue proposizioni e ben documentato nel riprendere e approfondire concezioni e pratiche professionali ancora poco investigate, soprattutto per i lettori di lingua italiana (si pensi, ad esempio, a proposito del senso reale della professione intesa come vocazione e alleanza, e in merito all’autoregolazione professionale ai fenomeni del dissenso e della denuncia, ai conflitti di interesse, al ruolo di leadership morale) - merita di essere conosciuto, approfondito e discusso non solo negli ambienti in cui si tratta di Dottrina sociale della Chiesa, ma ancor di più tra gli altri contesti di riferimento, in particolare in quei contesi ove si decidono i programmi di formazione professionale (orientati a un progetto pedagogico globale) e laddove si elaborano i contributi delle scienze sociali all’etica professionale.
Tratto dalla rivista "Rassegna di Teologia" n. 3/2013
(www.rassegnaditeologia.it)
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