Prontuario del codice di diritto canonico
(Grandi opere)EAN 9788840150963
Fin dalla sua prima edizione, nell’ormai lontano 1995, quest’opera ha sempre riscosso notevole successo tra gli studenti di Diritto canonico. Essa è il frutto dei molti anni di studio e di insegnamento del francescano conventuale Francesco d’Ostilio che, dopo aver insegnato per vari anni discipline giuridiche presso la Pontificia Facoltà Teologica di S. Bonaventura in Roma e presso altri Istituti teologici, ha operato con diversi compiti presso il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica acquisendo un’ampia e profonda esperienza sia della dottrina che della prassi canonistica. Egli stesso aveva già curato due riedizioni della sua opera prima della morte, avvenuta nel 2007. Dopo l’ultima edizione del 1998, però, si era reso necessario procedere a una revisione e a un aggiornamento a motivo delle novità introdotte dal legislatore canonico. Di tale incombenza si è fatta carico la Provincia d’Abruzzo dell’Ordine dei Frati minori conventuali – a cui padre d’Ostilio apparteneva e di cui è stato anche ministro provinciale – che si è avvalsa della competenza canonistica di Antonio Iaccarino, attualmente docente presso la Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università Lateranense, che ha curato questa nuova edizione aggiornata dell’opera del padre conventuale.
Come esprime padre d’Ostilio nella Prefazione alla prima edizione del 1995, il suo intento nella stesura di questo prontuario è stato quello di rendere semplice e facile l’esposizione del diritto canonico attraverso la compilazione di una raccolta ordinata di tutte quelle tavole sinottiche che egli aveva prodotto nei suoi molti anni di insegnamento ad uso dei suoi studenti. Egli si rivolgeva, pertanto, agli studenti di diritto canonico e agli operatori della giustizia ecclesiale per facilitare loro l’apprendimento non solo e non tanto delle mere nozioni del diritto canonico – già facilmente reperibili in un qualsiasi codice commentato – quanto di cogliere la ratio profonda che soggiace a ogni norma, nonché il disegno che ha guidato il legislatore nella compilazione dell’intero nuovo codice di diritto canonico. Esso trova il suo fondamento ultimo nella ecclesiologia del Concilio Vaticano II di cui può essere considerato il documento attuativo. Nel nuovo Codice, il legislatore ha cercato, infatti, di dare forma e contenuto giuridico alla comprensione della chiesa che i padri conciliari hanno espresso in primo luogo nella costituzione dogmatica Lumen gentium, e poi negli altri documenti conciliari.
Il volume si apre con ben ventiquattro tavole introduttive che vogliono giustificare la necessità e la funzione del diritto in una comunità di fede, di speranza e di carità come è la chiesa. In questa parte introduttiva (pp. 15-37) emerge chiaramente la convinzione dell’autore per cui il fine ultimo di ogni agire umano è il raggiungimento della felicità, sia naturale che soprannaturale. Per il conseguimento di tale fine l’autorità, sia civile che ecclesiale, ha il dovere di emanare una serie di disposizioni atte a orientare l’agire umano dei sudditi, affinché tutti gli uomini, e non solo alcuni, possano giungere a tale felicità. Senza il diritto, infatti, sarebbe forte il rischio che solo alcuni siano messi in condizione di raggiungere la propria felicità a scapito degli altri, imponendo, di fatto, la legge del più forte. La convivenza umana richiede, invece, che la libertà di ognuno sia esercitata nel rispetto della libertà dell’altro e che, pertanto, non tutte le azioni umane, benché possibili, siano da considerarsi oneste e lecite, se lesive del diritto di un altro uomo a raggiungere lo stesso fine ultimo che orienta il mio agire.
Il diritto, allora, ha il compito di dichiarare quali azioni siano utili al conseguimento del bene comune – la felicità di tutti – e imporne, se necessario, l’esecuzione e, contestualmente, proibire quelle che siano ad esso contrarie. In tale prospettiva tipicamente canonica, l’ordine etico (sub specie boni) spesso coincide con l’ordine giuridico (sub specie iusti) perché non vi possono essere azioni giuste – ovvero secondo il diritto – ma non buone. Alla base di entrambe vi è sempre, infatti, il sovrano diritto naturale, ovvero la volontà del legislatore divino che solo può stabilire ciò che è bene e ciò che è male; da esso il legislatore umano deriva ciò che è doveroso e ciò che non lo è. Una norma umana, perciò, che imponga come doverosa un’azione non buona sarebbe una norma ingiusta e come tale priva di ogni cogenza per il fedele, che sarebbe tenuto, per una superiore norma di diritto, a non osservarla. L’autore mette in guardia, però, dall’identificare ordine etico e ordine giuridico: essi devono rimanere distinti in quanto, mentre al primo interessano tutte le azioni umane, al secondo interessano solo quelle azioni esterne che possono influire sul perseguimento del bene comune. Il primo è, perciò, molto più ampio ed esteso del secondo.
La chiesa – comunità di tutti i battezzati – è nello stesso tempo sia una comunità spirituale, i cui membri sono legati tra loro da vincoli di fede, speranza e carità, sia una comunità temporale e visibile, i cui membri sono uniti anche da vincoli giuridici finalizzati al mantenimento della comunione ecclesiale e al perseguimento della precipua missione ecclesiale. La chiesa ha, pertanto, una duplice natura: divina, in quanto corpo mistico di Cristo, e umana, in quanto comunità di uomini e donne che in forza del battesimo sono a essa incorporati. In sette tavole (pp. 23-29) l’autore affronta il tema della potestà ecclesiastica, ovvero della capacità data da Cristo alla gerarchia di vincolare i fedeli con comandi giuridici. Nell’istituire la chiesa, Cristo le affida, infatti, la stessa potestà che il Padre gli aveva affidato per realizzare la sua missione salvifica, missione che la chiesa è chiamata a perpetuare nei secoli fino al ritorno del Signore (cf. Mt 28,18). Tale potestà – detta “sacra” perché originata da Dio – abbraccia tre funzioni distinte: l’insegnamento; la santificazione; il governo. Sono questi i tria munera Christi, ovvero i tre compiti di Cristo, inviato dal Padre al mondo come Maestro, Sacerdote e Pastore.
L’autore riprende, poi, la distinzione classica tra potestà di ordine – trasmessa con la sacra ordinazione e diretta principalmente sul verum Christi Corpus in sacramento Eucaristiae asservatum – e la potestà di giurisdizione o di governo, conferita dal legittimo superiore con la missio canonica e diretta sul Corpus Christi mysticum (cf. p. 24).
La potestà sacra nella chiesa è esercitata dal collegio dei vescovi in comunione con il romano pontefice, coadiuvati dai presbiteri e dai diaconi, che possono chiamare alcuni laici a cooperare all’esercizio della potestà di governo (canone 129): è il caso di tutti quegli uffici ecclesiasti che nel nuovo Codice possono essere affidati anche ai laici dotati dei necessari requisiti, come quello di giudice ecclesiastico o economo diocesano.
Sempre nelle tavole introduttive (cf. pp. 30-31) l’autore espone la visione classica dello Ius publicum eclesiasticum secondo il quale la chiesa è una societas iuridice perfecta, allo stesso modo degli Stati: con tale espressione si intende un ordinamento giuridico originario che ha in sé tutti i mezzi necessari per il raggiungimento del proprio fine e che non dipende, perciò, da altri ordinamenti. Come insegna il Concilio Vaticano II, «la comunità politica e la Chiesa sono indipendenti ed autonome l’una dall’altra nel proprio ordine» (GS 76). Il diritto canonico, pertanto, è l’ordinamento proprio di questa società, stabilito da Dio attraverso il diritto naturale – insito nel cuore e nella natura di ogni uomo – e quello positivo, fondato nella Rivelazione e definito dalla autorità ecclesiastica.
Dopo la parte introduttiva, il Prontuario si sviluppa seguendo in modo ordinato e chiaro la struttura del Codice di diritto canonico: sette libri divisi in parti, titoli, capitoli e articoli che trattano delle norme generali, del popolo di Dio (fedeli, gerarchia, vita religiosa), della funzione di insegnamento, della funzione di santificazione (sette sacramenti, sacramentali), dei beni temporali, del diritto penale, del diritto processuale.
Attraverso le molteplici tavole sinottiche, l’autore ha voluto evidenziare i principi fondamentali di ogni istituto giuridico permettendo al lettore di percepire la ratio profonda della norma: per fare ciò egli ha scelto di omettere quegli elementi accessori che sono facilmente rinvenibili nel codice e di riportare solo ciò che è essenziale alla natura di ogni istituto giuridico. Il Prontuario, infatti, non è pensato come una sintesi sostitutiva del Codice, ma comune una guida alla sua lettura ed al suo studio. Ogni tavola è pensata come indipendente dalle altre. L’ordine di ognuna è solitamente il seguente: titolo, capitolo o articolo corrispondente al Codice; fonti del diritto; concetto dell’istituto giuridico esaminato; divisioni; principi fondamentali. In calce sono spesso riportate note riassuntive di studi particolari che affrontano aspetti giuridici problematici ed a cui si rimanda per eventuale approfondimento.
Come lo stesso autore afferma, si tratta di un lavoro di compilazione e non di un lavoro scientifico che, però, ha prodotto un utilissimo strumento capace di facilitare la chiara ed esatta conoscenza del diritto canonico.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 1-4/2014
(http://www.pftim.it)
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Frate Aurel Gjerkaj il 25 aprile 2016 alle 22:40 ha scritto:
Molto utile e pratico