Ricerca
avanzata
Citazione spirituale

Belli e Roma. Tra carnevale e Quaresima

di

Giachery Emerico

 (1 recensione)

Copertina di 'Belli e Roma. Tra carnevale e Quaresima'
Ingrandisci immagine

EAN 9788838240171

Disponibile in 25 giorni
In promozione
Descrizione

Nel gran teatro di Roma papale, tra suggestivi bagliori di tramonto, la multiforme commedia umana, scandita nelle magistrali strutture di oltre milletrecento sonetti, pullula di vita plebea. Per osservare le cose del mondo con l'occhio del suo popolo e assumerne in toto l'autentica voce e la parlata «abietta e buffona», il Belli dei salotti e delle dotte accademie dovette «farsi un'anima nuova». La frequente immagine del Carnevale ci introduce qui alla «condizione carnevalesca» nell'accezione antropologica più ampia: quella dell'esplosione vitale, della festa, della trasgressione. L'immagine della Quaresima evoca i risvolti amari del realismo «creaturale» di un poeta dal temperamento malinconico, assillato dal pensiero della morte. Incontri coi testi, chiavi di lettura, connessioni, tendono a far emergere dal libro un Belli sempre più estraneo a ipoteche e fruizioni provinciali: un classico di prima grandezza.

Continua
Tipo Libro Titolo Belli e Roma. Tra carnevale e Quaresima Autore Editore Studium EAN 9788838240171 Pagine 163 Data marzo 2007 Collana Nuova Universale
Non ci sono commenti per questo volume.

«Però ddicheno l'ommini cattivi/ch'er morto diede a ppranzo una taffiata/da cojjonà li morti e più li vivi»: versi che il poeta romano Gioacchino Belli scrisse nel 1846 dedicandoli al Papa in ner Corpusdommine. La Roma papalina avvolta nei bagliori di un crepuscolo carnascialesco eppure così intriso di melanconia, vera anima della città eterna e dei suoi abitanti, rivive in questo riuscito studio in cui l'a. analizza tutti i risvolti colti e popolari, salottieri e da osteria, «abietta e buffona» di un'epoca antropologicamente irripetibile nelle sue manifestazioni di tutti i giorni, a iniziare dal mangiare. Carnevale e quaresima divengono, nella Roma del Belli, due putti che fanno da preambolo a quel teatro in cui «sora Sabbella» si affaccia alla loggetta per discorrere con «sora Bbetta», mentre poco lontano passano «li frati». Studio godibile, esigente nello sviscerare i segreti dell'arte del sonetto di chi seppe nella sua poesia affrescare con versi ineguagliabili il brusio d'una piazza o un dialogo alla finestra, nascosti eppure sempre costantemente presenti sotto gli occhi di tutti.

Tratto dalla Rivista Il Regno 2008 n. 14
(http://www.ilregno.it)

Roma, poesia italiana