Compagn

Leggendo Compagn sembra di cogliere l'eco di una visione della persona uma­na pervasa da un senso di incompiutezza che porta a scrutare l'orizzonte in attesa di qualcuno che arrivi e/o torni. Si ha la netta percezione che la poe­tessa avverta dentro di sé il bisogno di ritrovare la sua natura di "compagna" fatta essere da chi ella ha incontrato e che ora desidera reincontrare, nella consapevolezza che da sola non po­trebbe essere che "vuoto". Il bisogno è alimentato da due sorgenti: l'esperien­za sponsale, vissuta e mai cancellata - che appare a volte in forma esplicita, altre volte allusivamente - e la scoperta abissale, avvenuta con la conversione, di essere stata modellata ma non anco­ra compiuta dall'azione di Dio. Nell'un caso e nell'altro la memoria - da inten­dere in senso agostiniano come princi­pio di conoscenza di sé riprendendo la propria origine - gioca un ruolo fon­damentale: mediante essa, nulla del passato, sia esso temporale o struttura­le, va perduto; tutto si ripresenta come fonte di una vitalità accolta e desidera­ta, poiché tutto parla di relazione. Lì, nel profondo, abita la verità, come direbbe Agostino. Paradosso stupefa­cente: nel lasciarsi aprire e modellare da colui/Colui che si rivela, si raggiunge la pienezza di sé perché è vinta la soli­tudine, grembo della paura.(Giacomo Canobbio)