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Descrizione
Da dove proviene il male?, si chiede Kant. Il male è radicale, è inscritto nell'uomo proprio in quanto libero. Una prospettiva con la quale la filosofia contemporanea non ha potuto esimersi dal fare i conti - si pensi alla dialettica tra radicalità e banalità del male come costante interrogazione nel pensiero di Hannah Arendt. Una domanda che Jaspers già aveva preso sul serio, rispondendo alla Arendt: «questo male è banale, non il male». Perché il male ha una natura così problematica da non potersi ridurre a opposizioni. La stessa radicalità di cui parla Kant non va intesa come un "corpo estraneo" con cui giustificare la tensione fra caduta originaria e libero arbitrio dell'uomo. Jaspers si spinge oltre l'idea di libertà: il male è enigma e di esso si può dire solo dove non può avere fondamento. Non appartiene alla sensibilità - perché non siamo padroni delle nostre inclinazioni naturali - né alla ragione che è depositaria della legge morale. Il male, come figura del limite umano, in queste pagine pare persino dischiudere all'uomo la possibilità della "grazia": essa non è forse anche guadagnata dall'uomo, e non solo gratuitamente "data" da Dio? Una prospettiva che pone Jaspers nel solco del pensiero religioso liberale.
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DETTAGLI DI «Il male radicale in Kant»
Tipo
Libro
Titolo
Il male radicale in Kant
Autore
Roberto Celada Ballanti
A cura di
Roberto Celada Ballanti
Traduttore
Roberto Celada Ballanti
Editore
Morcelliana Edizioni
EAN
9788837224820
Pagine
88
Data
febbraio 2011
Peso
80 grammi
Recensioni di riviste specialistiche su «Il male radicale in Kant»
La svolta dalla radicalità alla banalità del male di una sua ex allieva, Hannah Arendt, provocò Jaspers a misurarsi nella maturità con la questione dell’inseità del male e a tornare sull’idea kantiana di «male radicale ». Il filosofo aveva già affrontato il tema in un saggio del 1935, che il vol. propone per la prima volta in traduzione italiana. La questione abissale del male, che sospinge il pensiero fino al baratro del «non sapere », offre a Jaspers l’occasione di evidenziare la forza della filosofia trascendentale: «La forza di Kant sta dove egli, nella pura formalità, suscita il moto che illumina l’origine (…) con una purità raramente raggiunta da altri pensatori».
Tratto dalla Rivista Il Regno 2011 n. 14
(http://www.ilregno.it)
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