«Agostino è anche il piacere di una citazione che fa autorità, allegazione, rimando: lo scrittore sacro lo cita per trovare appiglio e spunto, il predicatore per condensare lunghi giri di discorso, il comune lettore (o uditore) per trovare materia di riflessione lungo direttrici che sintetizzano dinamismi di inquietudine, problematizzano intenzioni e rettitudine d'amore, illustrano la fede che cerca l'intelligenza o l'intelligenza che è compagna di strada della fede, definiscono idee di giustizia non disattendendo, magari, che quel che è necessario per alcuni è il superfluo di altri, oppure per ribadire che la differenza non crea invidia dove c'è l'unione dei cuori. Non c'è autore che non ne faccia uso, e buon uso, anche per trovare ispirazione per pensieri più alti». Recita così l'Antefatto di questo ricco volume. Un'opera di accurata scelta e traduzione di testi dei maggiori pensatori - tra Seicento, Settecento e Ottocento - che, inanellati uno con l'altro, paiono essi stessi in fieri, mentre dipanano la storia degli effetti di Agostino nella modernità. Quali sono stati i grandi interpreti di Agostino - critici e provocatori - e quali tratti del suo pensiero li hanno maggiormente influenzati? Si pensi a Francesco di Sales, Giansenio, Cartesio, Pascal, La Rochefoucauld, Malebranche, Nicole, Lamy, Fénelon, Bayle, Voltaire, Bergier... Molti volti agostiniani vivono in questi autori: ma sono anche "modulazioni" in cui forse è possibile trovare una chiave per rileggere le questioni di fondo della modernità proprio a partire da Agostino - nella tensione tra ragione e fede, nei temi dello spazio e del tempo, della coscienza, della verità e della grazia: un tessuto filosofico-teologico e psicologico di cui la filosofia moderna si è nutrita, e a cui il pensiero occidentale continua ad attingere.