Esaurito
Descrizione
Con la parola anima (ebraico nefeš, greco psyché) la teologia cristiana, permeata dalla cultura ellenistica, ha pensato, insieme, l'identità dell'uomo e il suo destino ultimo. Regge questo modello antropologico di fronte alle scoperte delle neuroscienze, con il loro ridurre a «mente» ogni funzione spirituale? Un riduzionismo naturalistico che rappresenta la sfida dalla quale parte questo libro per ripensare la funzione e il significato del concetto di anima. Un ripensamento della tradizione nelle sue molteplici voci (la Scrittura, i Padri, Tommaso, i documenti del Magistero, il dibattito teologico contemporaneo), che diventa rivisitazione della classica antitesi dell'escatologia cristiana: «immortalità dell'anima o risurrezione dei corpi?». L'ipotesi è che questo concetto possa, ancor oggi, render conto del rapporto dell'uomo con sé, con gli altri e con Dio: «L'anima è l'uomo nel suo volgersi consapevole al principio e al fondamento del tutto».
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Le neuroscienze riconducono l’insieme degli orientamenti e della libertà umana nella mente, propiziando così una «neurofilosofia » che sostituisce la mente all’anima e conferma una deriva materialista. L’a. elabora una risposta teologica ripercorrendo la tradizione teologica e filosofica, riaffermando la legittimità di continuare a parlare d’anima come «apertura del mondo materiale a un fine ». La qualità della spiegazione della tradizione è quella di chiarire il salto ontologico riscontrabile fra animali e umani, quel salto che il cervello non produce da sé. «L’anima è l’uomo nel suo volgersi consapevole al principio e al fondamento di tutto».
Tratto dalla Rivista Il Regno 2009 n. 14
(http://www.ilregno.it)
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