Un cattolico a modo suo
(Il Pellicano Rosso. Nuova serie)EAN 9788837222536
Esaurito
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DETTAGLI DI «Un cattolico a modo suo»
Tipo
Libro
Titolo
Un cattolico a modo suo
Autore
Scoppola Pietro
Editore
Morcelliana Edizioni
EAN
9788837222536
Pagine
136
Data
febbraio 2008
Peso
120 grammi
Collana
Il Pellicano Rosso. Nuova serie
COMMENTI DEI LETTORI A «Un cattolico a modo suo»
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Recensioni di riviste specialistiche su «Un cattolico a modo suo»
Recensione di Giuseppe Tognon della rivista Il Regno
"Un cattolico a modo suo" è il testamento spirituale di uno storico che ha lasciato il segno nella cultura italiana e di un maestro che ha formato le coscienze di più di una generazione. È un libro novecentesco, problematico e folgorante come è stato il secolo in cui il suo autore, studioso della coscienza religiosa moderna, della democrazia contemporanea e dei rapporti tra lo stato e la Chiesa, è vissuto. Anche un libro tutto italiano, permeato da quel sentimento profondo per la storia e per la comunità che ha caratterizzato la nostra tradizione. Soprattutto, è un libro fuori da ogni schema, ricco di suggestioni, amaro e fiducioso, autobiografico e insieme universale. Pietro Scoppola ha lottato contro la malattia anche per portare a termine questo lavoro. Una volta consapevole di non avere più tempo, lo ha concluso in poche settimane, in un clima di grande intensità emotiva e di profondo raccoglimento, parlandone a coloro che andavano a trovarlo, rileggendolo con i figli, senza preoccuparsi di definire che genere di libro dovesse essere, liberato da ogni falso pudore. È morto all’alba del 25 ottobre 2007, alcune settimane prima di compiere 81 anni (era nato a Roma il 14 dicembre 1926), poche ore dopo aver dato disposizioni per la pubblicazione di questo scritto presso la casa editrice che era stata diretta dal caro amico Stefano Minelli, nella Brescia di papa Montini, che, come lui stesso spiega, è all’origine del titolo del volume. A quest’ultimo libro, diverso dagli altri, egli pensava da tempo, convinto che il prepararsi a morire non dovesse essere un esercizio privato, ma l’occasione di fare i conti con sé stessi, di ringraziare per una vita intensa, di dire ai propri cari quello che non aveva detto abbastanza, di testimoniare la fedeltà alla famiglia e alla Chiesa, di non tacere sui tanti problemi aperti, di consegnare, passare un testimone. È significativo che in questo libro l’autore parli meno di politica e parli invece della Bibbia e di una fede che resta viva malgrado il crollo di tutte le sue sovrastrutture. A quanti ancora bussavano alla sua intelligenza politica egli faceva fronte con generosità (era costantemente preoccupato per il benecomune), ma anche con un certo distacco, specie nel caso del confronto con i potenti. Lo guidava l’esigenza di prendere le distanze, sempre vigilando, dall’attualità, per rendere ragione del fatto che la passione politica era stata solo l’effetto, non la causa, di una più grande passione per la vita e per l’umanità. Quando, in una tiepida sera di fine estate, si parlava del fatto che avrebbe forse dovuto dire qualche cosa di più sulla sua esperienza, aggiunse di getto quel giudizio sulla politica, «valutazione razionale del possibile e sofferenza per l’impossibile», che è una delle pagine più riuscite della letteratura civile italiana (cf. 47-48). Se si esamina la produzione recente di Scoppola ci si potrà accorgere della coerenza di un progetto intellettuale e spirituale condotto con rigore, anche se a costo di qualche incomprensione. Con l’intervista su La democrazia dei cristiani, apparsa nel 2005, aveva ridefinito la propria interpretazione della storia politica dei cattolici italiani e aveva indicato le sfide che i credenti avrebbero dovuto affrontare per essere all’altezza del dono della fede in un mondo profondamente cambiato. Con la nuova prefazione all’ultima edizione di quel libro egli aveva voluto fare il punto sulle vicende politiche che lo avevano visto protagonista, indicando a quali condizioni il cattolicesimo democratico avrebbe potuto ancora contribuire alla riforma della democrazia italiana, nel rispetto di una laicità faticosamente conquistata. La decisione di raccogliere nel volume La coscienza e il potere (2007) gli articoli scritti negli ultimi quindici anni, per un grande quotidiano, è stata ispirata dalla volontà di creare il contesto giusto, quasi un ponte, tra quella rilettura storica di ampio respiro e l’ultimo capitolo della sua vita spirituale. L’introduzione che apre quella raccolta, tesa a far emergere l’importanza e la drammaticità degli anni settanta, con al centro la tragedia del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro e il passaggio epocale tra il pontificato di Paolo VI e quello di Giovanni Paolo II, mostra il contesto in cui egli, quasi cinquantenne, ormai affermato professore di Storia contemporanea e padre di cinque figli, iniziò la sua vita pubblica, con il confronto per il referendum sul divorzio e poi come leader della «Lega democratica». Nulla tuttavia avveniva per caso, perché l’interesse di Scoppola per la democrazia e la fede era antico, come testimoniano i suoi rapporti con alcuni protagonisti del rinnovamento religioso italiano, le sue ricerche sul modernismo, sul cattolicesimo liberale, sulla stagione del concilio Vaticano II e su De Gasperi, di cui fu il primo a rinnovare l’interpretazione storiografica. Un cattolico a modo suo è un libro particolare: non è un libro di memorie, non è l’ultima lezione di un professore universitario e nemmeno l’appello finale di un grande intellettuale. Sebbene il progetto di lavoro e di vita di Pietro Scoppola contemplasse da tempo un ultimo sforzo di meditazione sulla fede e sulla libertà, il libro che il lettore ha tra le mani è in qualche modo andato oltre le stesse aspettative del progettista per rivelarsi una sorpresa e un dono. È qui offerta – perché non vada perduta, ma possa essere liberamente ripresa – la parte essenziale del suo pensiero: era questo il senso del primo titolo di «pagine bianche», qualcosa da proseguire. Invece di scrivere, come è tradizione nella letteratura morale, sulla vita e la morte, sulla storia e sul suo significato universale, sulla fede e la ragione in astratto, Pietro Scoppola parla di sé, in un gesto di colta umiltà e di confidenza con il lettore. Dopo la lettura di questo epilogo sono ancora più chiare le sue opere precedenti. Si tratta dunque di un lavoro conclusivo, ma al tempo stesso di un’introduzione. Accantonati tutti i generi letterari, questo piccolo libro ha un andamento che riflette la complessità intellettuale del suo autore, ma anche quella del rapporto tra le epoche e tra le generazioni. Si chiude con «pensieri aperti», aggrappato al ritmo dei Salmi, annunciando il silenzio eterno. Ha il gusto della verità misto a un rimpianto per la vita che sta terminando, ma è anche il programma per una generazione che verrà.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2008 n. 10
(http://www.ilregno.it)
Tratto dalla Rivista Il Regno 2008 n. 10
(http://www.ilregno.it)
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