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Descrizione
È possibile un amore che non sia egoista? E se è possibile, quale rapporto si instaura tra il puro amore per l'altro e l'amore di sé, fondamento delle inclinazioni naturali? Il problema dell'amore, come quello della conoscenza, si focalizza sul reciproco rapporto tra "sé" e "altro da sé". Se dunque la conciliazione dell'amore di sé e dell'amore per l'altro è possibile, essa si trova nell'amore di Dio.A partire da questa considerazione, nel Medioevo sono stati proposti due modelli interpretativi del problema dell'amore. La concezione fisica, di ispirazione greco-tomista e fatta propria da Ugo di San Vittore e da san Bernardo, che cerca di stabilire un'armonica continuità tra l'amore-bramosia e l'amore amicale. E la concezione estatica, maturata nella scuola di Abelardo e penetrata nella scolastica francescana, che al contrario considera l'amore tanto più perfetto quanto più pone il soggetto "fuori da sé" e pienamente realizzato nell'assorbimento di chi ama nell'oggetto d'amore.Grazie a testi particolarmente significativi, questo saggio analizza i lineamenti di queste due teorie medievali dell'amore e le speculazioni sistematiche che ne sono derivate in ambito filosofico e teologico.
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DETTAGLI DI «Il problema dell'amore nel Medioevo»
Recensioni di riviste specialistiche su «Il problema dell'amore nel Medioevo»
Il «sé» e l’«altro da sé» sono le due polarità attorno alle quali ruota il tema dell’amore: se tra di esse s’instaura una conciliazione, ciò è possibile solo nell’amore di Dio. A partire da questa premessa per tutto il Medioevo s’innervò un dibattito che ebbe in due scuole, quella greco-tomista, con la sua concezione fisica volta a stabilire una continuità tra l’amore-bramosia e l’amore amicale in una superiore armonia, e quella di Abelardo che vede la perfezione dell’amore nel porre il soggetto «fuori da sé» dando così vita alla concezione estatica che tanta parte ebbe nella mistica francescana. L’a., gesuita vissuto tra l’Ottocento e gli inizi del Novecento, delinea una suggestiva disamina che ancora oggi affascina e cattura.
Tratto dalla rivista Il Regno n. 18/2008
(http://www.ilregno.it)
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