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Descrizione
Cresciuto alla scuola di Karl Rahner, del quale rielaborò anche alcune opere, di fronte alla insignificanza "politica" del cristianesimo, Johann Baptist Metz avverte la necessità di superare la teologia trascendentale del maestro per far valere la dimensione pratica della teologia. Diventa così il fondatore di una "nuova teologia politica", nella quale si consideri il mondo come luogo del mostrarsi di Dio e quindi come luogo nel quale la fede cristiana si presenti con la sua valenza politica. Ciò comporta che si esca dalla "religione borghese" e si dia vita a una Chiesa capace di attuarsi come comunità dell'esodo, cioè comunità critica grazie alla memoria sovversiva di Gesù che essa è chiamata a tenere desta, in particolare nei confronti delle vittime. Tra queste in particolare quelle prodotte dalla Shoà, l'evento che segna il secolo XX e impone la necessità di una nuova teodicea: non si può, infatti, non ascoltare l'interrogativo che sgorga da quella tragedia: "Come parlare di Dio dopo Auschwitz?". Teologia in processo quella di Metz, che si è precisata gradualmente, ma che è servita a far uscire la riflessione dalle questioni astratte, relative alle condizioni di possibilità dell'evento cristiano, per farla approdare alla domanda che sale dal male del mondo.(Giacomo Canobbio)
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Nato a Oberpfalz (Germania) nel 1928, Metz è il massimo esponente della cosiddetta teologica politica (cf. in questo numero a p. 519). Essa risponde alla domanda che dopo le guerre del Novecento si è fatta pressante: «Può la teologia ignorare le realtà terrestri e la storia di tutti senza essere infedele a se stessa?». Dalla teologia trascendentale del suo maestro, Karl Rahner, emerge una teologia pratica che considera il mondo e la storia come il luogo di manifestazione di Dio, stimolo per comunità cristiane custodi della memoria sovversiva di Gesù e della sua cura per le vittime del male. La Chiesa è comunità dell’esodo, non intrappolabile né nella deriva solipsistica del moderno né in quella dell’ideologia e del fondamentalismo. Come di consueto, nella collana «Novecento teologico» l’ampia introduzione è seguita da un testo emblematico dell’a. – La lotta per il tempo perduto. Tesi inattuali sull’apocalittica – e da una bibliografia.
Tratto dalla rivista Il Regno n. 16/2008
(http://www.ilregno.it)
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