Scritti [vol_1] / Selva di contemplazione
(Biblioteca morcelliana)EAN 9788837220273
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DETTAGLI DI «Scritti [vol_1] / Selva di contemplazione»
Tipo
Libro
Titolo
Scritti [vol_1] / Selva di contemplazione
Autore
Tommaso da Olera
Editore
Morcelliana Edizioni
EAN
9788837220273
Pagine
448
Data
2005
Collana
Biblioteca morcelliana
COMMENTI DEI LETTORI A «Scritti [vol_1] / Selva di contemplazione»
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Recensione di Giorgio Fedalto della rivista Studia Patavina
Leggendo quest’opera di fra Tommaso da Olera, fratello laico cappuccino di origine bergamasca, vissuto tra Cinque e Seicento nei conventi d’Italia, Austria e Germania, si scoprono sempre nuovi aspetti sulla spiritualità e la vita cristiana nel tempo. Attraverso il supporto di una puntuale introduzione lo troviamo frate questuante destinato alla nuova provincia del Tirolo settentrionale ed ivi incardinato per interessamento dell’arciduca Leopoldo V d’Austria nella prospettiva della riconquista cattolica delle terre tedesche. Già altri cappuccini avevano operato in tal senso ed altri ancora, come Marco d’Aviano, lo avrebbero seguito. Quanto emerge in fra Tommaso, analfabeta fino ai 17 anni, è il suo profondo amore per Dio, la sua umiltà e pazienza, le sue virtù mistiche per le quali, accanto a miracoli, visioni, profezie, estasi, vi si trovano riunite insieme attività e contemplazione. Nelle sue frequenti relazioni con principi e vescovi egli operò instancabilmente per la conversione al cattolicesimo del Tirolo sul solco della controriforma, che cercava di mantenere intatto il patrimonio dottrinale dopo il concilio tridentino. Al tempo stesso, in un certo senso egli fu pure anticipatore di nuovi indirizzi devozionali, come il culto al Sacro Cuore o all’Immacolata Concezione, molti anni prima della proclamazione del dogma.
Il volume qui ricordato rivela pure un altro aspetto del frate indotto: la sua capacità di scrittore. A parte la trentina di sue lettere conosciute, sono conservati scritti devoti ed ascetici e un trattato sui «fratelli» protestanti. Nel corso degli ultimi decenni del Seicento, mentre si diffondevano le teorie moliniste e quietiste, la sua tendenza spirituale era centrata sull’aspetto volontaristico; egli seguiva cioè un itinerario che dalla vita esteriore portava alla vita filiale e quindi a quella perfetta, attraverso orazione, meditazione, contemplazione, fino ai gradi alti della presenza di Dio nell’anima. In altre parole, egli insegnava come occorresse passare dalla vita attiva alla purgativa ed unitiva. Il cammino ascetico era quello della croce, dove l’umiltà si accompagnava al distacco per proseguire nella via dell’amore attraverso solitudine, contemplazione dei misteri, lacrime, mortificazione. Per fra Tommaso la contemplazione più efficace era quella affettiva, corrispondente alla «preghiera del cuore» che si esercita con le giaculatorie. Per inciso, si può ricordare la tradizione monastica dell’Oriente cristiano, sviluppata sulla medesima tonalità e che porta l’asceta all’unione con Dio.
Il volume venne dedicato all’arciduchessa Claudia de’ Medici, sposa di Leopoldo V e il nostro autore confidava a un confratello di non aver consultato alcun libro nel comporlo, anzi egli stesso non poteva capire come avesse potuto scrivere in quel modo. Si tratta di una serie di meditazioni su episodi della vita di Gesú e di Maria, per la quale fra Tommaso aveva una particolare attenzione, una devozione filiale tanto da ripercorrere le tappe difficili ed amorose del suo cammino accanto al Figlio. Ne sottolinea con insistenza le virtù dell’umiltà e della povertà: nello svuotamento di sé, tipico della kenosis, si giunge alla croce, per cui il cristiano non ha da far altro che imitare il modello di Gesú e Maria.
Nella Selva di contemplazione, fra Tommaso parte dal Vangelo ed episodio dopo episodio, ripresi in termini popolari, prepara il lettore alla contemplazione che descrive con una certa ricchezza di particolari, si direbbe nella continua ricerca del più perfetto. Il curatore dell’opera vi ritrova lo stile della predicazione cappuccina con le caratteristiche dell’oralità e con citazioni essenzialmente bibliche, desunte in specie da Salmi, Cantico dei cantici, Vangeli privilegiando piuttosto Giovanni. Il tessuto è dunque biblico e dopo ogni episodio narrato fra Tommaso chiama l’anima cristiana a rimirare il racconto, contemplando il dono che Dio ha fatto all’umanità con la redenzione. Si è accennato alla particolare attenzione e predilezione prestata alla Madre di Dio nelle sue molteplici virtù e dignità a cominciare dalla Immacolata concezione. Ricordando la casa di Loreto come appartenuta ai genitori di Maria, Gioacchino ed Anna, egli introduce tutta una serie di notizie che non compaiono nei Vangeli: così Maria sarebbe vissuta nel Tempio dall’età di tre anni fino ai 14, quando le fanciulle ebree si prepara-vano al matrimonio, ma non Maria che aveva fatto voto di verginità, come anche Giuseppe. Così dopo la nascita a Betlemme, il Bambino sarebbe stato subito portato dai genitori a Nazaret, dove sarebbe rimasto fino ai 2 anni; qui e non a Betlemme, Giuseppe avrebbe appreso l’intento di Erode di uccidere i bambini fino ai 2 anni, decidendo allora la partenza per l’Egitto. I 40 giorni del viaggio ricordano l’altro viaggio degli ebrei con Mosè, con un analogo passaggio a piedi asciutti attraverso il mare Rosso. Dopo prodigi vari del Bambino, in una casa affittata Giuseppe avrebbe ripreso il suo lavoro di falegname, rimanendovi per 7 anni. Sarebbe stata quella lunga presenza della famiglia di Gesú a costituire l’antefatto della diffusione del cristianesimo egiziano fatto di eremitismo e cenobitismo con un numero esemplare di santi monaci. A 9 anni Gesú sarebbe ritornato con i suoi a Nazaret, dove aiutava ed obbediva, ma a 12 «senza saputa di nessuno» egli partiva per Gerusalemme, lasciando nell’ansia i genitori, che a loro volta partivano per cercarlo.
A parte le varianti rispetto al racconto dei Vangeli colpisce la sicurezza del suo scrivere. Il suo metodo sta nel raccontare episodi importanti dei Vangeli, ampliandoli con osservazioni per lo più di carattere spirituale, ponendosi egli stesso all’interno del racconto, chiamando il lettore a rivivere l’episodio, segnalando le virtù praticate da Gesú o da Maria. Nel racconto della passione e morte di Gesú, fra Tommaso si effonde in modo particolare. Sono belle le pagine che ricordano l’istituzione dell’Eucaristia e il fervore col quale incita il cristiano ad ammirare e venerare il sacramento, come pure l’umiltà e la pazienza avuta da Gesú nel lavare i piedi degli apostoli, Giuda compreso. Colpisce dunque il suo amore per il Redentore e la sua Madre.
Anche nel breve trattatello sulla Morte della beata Vergine Maria, egli approfondisce la sua riflessione sulla Madre di Dio, chiamando l’anima cristiana a contemplare i misteri. La sua presenza alla scena del trapasso, assieme al Figlio, ad apostoli, angeli e genitori con Giuseppe, si riconnette così a quella tradizione ascetica nella quale l’anima cristiana rivive gli eventi della salvezza rendendoli parte contemplata della propria esistenza.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2007, nr. 2
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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