«Il cuore ha sempre ragione, libera le tue emozioni». È spesso questo il motto dell'uomo contemporaneo, che non di rado è un homo sentiens che cerca di vivere delle emozioni continue e sempre più intense. Perciò le virtù sono oggetto di un pesante discredito: la persona virtuosa - si dice - è remissiva, è spenta, vive in modo rigidamente ascetico, e la virtù è ritenuta un freno alle passioni. Perché mai riparlare di virtù come fa il presente testo? Il punto è che (come argomenta l'autore) l'homo sentiens non è felice. Inoltre l'etica moderna ha palesato diverse lacune ed insufficienze, che hanno sospinto diversi autori, soprattutto dell'anglofona Virtue Ethics, a rilanciare i temi del carattere e della virtù. Questo testo argomenta, per esempio, le seguenti tesi: l'uomo ha bisogno di un fine per poter dare senso alle norme; ha bisogno di essere amato e la moralità consiste in un qualche esercizio dell'amore, in un ordo amoris; ha bisogno di virtù e di coltivare delle emozioni appropriate. In particolare, questo lavoro tematizza le emozioni e promuove non già la loro repressione, bensì l'assunzione della loro energia, investigandone la natura ed illustrando alcune attività che consentono di gestirle e di non essere da loro dominati. L'autore mostra come le emozioni possano diventare alleate della ragione e costitutive della virtù, come possano darci slancio e supportare positivamente la ragione. È vero che a volte possono fuorviarci, tuttavia non bisogna contrapporle alla ragione, bensì appunto promuoverne l'alleanza con quest'ultima, in modo che diventino una preziosissima e straordinaria energia che incrementa la capacità di agire e di pensare. Così alleate, ragione ed emozioni guidano e sospingono quel navigatore nel mare della vita che è l'uomo. Il soggetto che consegue la (vera e raramente intesa) eccellenza della virtù è felice e sprigiona in essa tutte le dimensioni dell'umano: ragione, volontà e affetti. Egli sperimenta l'emozione del bene. Il presente testo, che si ispira specialmente alla Virtue Ethics, ad Aristotele, Agostino e Tommaso, in dialogo-confronto (soprattutto) con Nietzsche, è un rigoroso lavoro scientifico di filosofia morale, ma scritto in modo accessibile ai non addetti ai lavori. Tocca temi sempre più dibattuti e può interessare anche i non specialisti, data la concretezza e la valenza esistenziale degli argomenti affrontati.