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Descrizione
Della vita di Padre Pio l'Autore prende in considerazione il periodo che va dal 1909 al 1916: sette anni che il santo passerà nella sua cittadina natale di Pietrelcina a causa di misteriose indisposizioni fisiche che si verificano ogni volta che il frate ritorna in comunità; viceversa, quando ritorna a Pietrelcina, in famiglia, guarisce in modo inaspettato, al punto che i suoi superiori decidono per una permanenza prolungata nella sua città natale. Padre Pio accoglie le disposizioni dei suoi Superiori e, già sacerdote, collabora nella pastorale col parroco del posto. In questi lunghi anni Padre Pio si tiene sempre in contatto con la sua comunità. Studia trattati di teologia dogmatica e morale, opere di spiritualità, specialmente di Teresa d'Avila e Giovanni della Croce. Tuttavia, è proprio in questi anni che si verificano nella vita del frate eventi particolari, incluso quello delle stimmate. Alla fine ritornerà definitivamente nella comunità di San Giovanni Rotondo, a Foggia, dove resterà fino alla morte. Qui cominceranno le varie «persecuzioni» anche da parte della Chiesa che egli tanto amava come madre. Ma l'Autore qui chiude la sua narrazione.
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DETTAGLI DI «Padre Pio. Sette anni di mistero a Pietralcina»
Tipo
Libro
Titolo
Padre Pio. Sette anni di mistero a Pietralcina
Autore
Calabrese Donato
Editore
Paoline Edizioni
EAN
9788831536479
Pagine
240
Data
febbraio 2010
Peso
385 grammi
Altezza
21 cm
Larghezza
13,5 cm
Profondità
1,5 cm
Collana
Uomini e donne
Recensioni di riviste specialistiche su «Padre Pio. Sette anni di mistero a Pietralcina»
Il vol. indaga uno dei periodi meno studiati e raccontati della vita di padre Pio, ossia la sua forzata permanenza, a causa di problemi di salute ancora misteriosi, nella cittadina natale di Pietrelcina. L’a. ravvisa in questi anni giovanili un passaggio cruciale per il percorso umano e spirituale del giovane frate che qui riceve il sacerdozio, subisce forti tormenti fisici e spirituali e, nella ricostruzione qui fatta, assiste alle prime manifestazioni in lui di fenomeni mistici straordinari come l’emanazione di profumo, il dono delle lingue, la trasverberazione, apparizioni e visioni, oltre alla prima ricezione delle stigmate.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2010 n. 18
(http://www.ilregno.it)
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Donato Calabrese, donatocalabrese2@tin.it il 3 dicembre 2010 alle 09:38 ha scritto:
Consiglio caldamente questo testo per il periodo delle feste del Santo Natale, perché la spiritualità di Padre Pio ha uno cardini nell'amore filiale verso la Santa Famiglia di Nazareth e, soprattutto, per il Bambino Gesù.
Pietrelcina, poi, offre un incantevole cornice naturale all’anima sognatrice di ogni uomo che si prepara alla Festa del Natale. Un'immagine pulita, genuina, semplice ed umile, che aiuta non poco il credente nella comprensione del mirabile mistero d'amore vissuto, nell'infanzia, nell'adolescenza, nella giovinezza e nel settennio sacerdotale, dal suo Figlio più illustre. E’ a Pietrelcina, che Lui ha cullato e dilatato, nel suo cuore, la sublime poesia della Natività, tutta orientata nella contemplazione del Divino Bambino e della Sua singolarissima e straordinaria famiglia naturale. Quanti presepi aveva allestito con l’inseparabile compagnia di Mercurio Scocca, suo fedelissimo amico d’infanzia! Ma i presepi costruiti con la creta ed il cartone, nella piccola masseria di famiglia, non erano che una pallida immagine di quelli che splendevano di luce divina nel suo cuore tutto pieno di Gesù. Lui stesso lo aveva incontrato, all’età di cinque o sei anni, nell’allora chiesetta parrocchiale di Santa Maria degli Angeli, attualmente chiesa di Sant’Anna, suggellò, non su tavole di pietra o documenti scritti, ma con la fusione dei cuori, una viva alleanza con Lui.
La bellezza rustica del borgo Castello, quella del rione Pantaniello, la solitaria quiete ed armonia del sentiero di campagna per Piana Romana, il ponticello di legno sul torrente, l’erto sentiero che saliva verso il podere di famiglia, l’olmo solitario che svettava nel terreno della famiglia Forgione: tutto forniva la materia prima, la cornice naturale del presepe spirituale di Padre Pio. Tutto elevava la sua anima verso Dio, anche quando la bruma sembrava coprire, col suo mantello nebuloso, i luoghi sacri al Frate di Pietrelcina: “Infine venne il pargoletto Gesù al quale dissi di voler fare solo la sua volontà. Mi consolò e mi rinfrancò le sofferenze della notte. Oh Dio, come batteva il mio cuoricino, come ardevano le mie guance presso questo celeste Bambino”. Aveva venticinque anni, Padre Pio, quando scrisse queste deliziose espressioni d’amore mistico per Gesù Bambino. Un affetto ardente ed incondizionato che provocava celestiali incontri tra le mura della sua casa della Torretta, in vico Storto Valle, e, negli anni successivi, nella dignitosa abitazione di via Santa Maria degli Angeli.
La Betlemme in cui nacque Gesù era un piccolo, semplice, villaggio di Giudea. Era come la Pietrelcina che ha visto nascere Padre Pio. Se vogliamo leggere tra le pagine nascoste che hanno fatto la Storia umana, è nello stile di Dio, manifestarsi, non attraverso i grandi riflettori della comunicazione e le luci abbaglianti delle grandi città, ma nell’umiltà, nella semplicità e nella discrezione dei luoghi e degli avvenimenti. Ciò che avviene nella piccola, semplice ed umile Pietrelcina, non fa che confermare lo stile semplice e discreto che rivela la presenza quasi silenziosa e nascosta di Dio nei luoghi da Lui visitati. Nazareth e Betlemme, con la loro relativa consistenza storica e politica, da sempre poste ai margini delle luci sfolgoranti ma caduche dell’impero e della religiosità ufficiale di Gerusalemme, sono state visitate da Dio nella pienezza dei tempi. Pietrelcina è ora visitata dal Figlio di Dio e dai suoi messaggeri celesti, segnando in maniera soprannaturale un sodalizio spirituale con il giovane cappuccino stigmatizzato.
Pietrelcina e Betlemme: due luoghi diversi, eppure così vicini nella scelta di Dio. Due luoghi dove il Natale di Gesù esprime ancora la bellezza di un avvenimento puro e santo, autentico e pregnante, significativo ed improntato ad una Speranza che non muore, perché al centro della Storia c’è Lui: Gesù di Nazareth. E questo, noi lo sappiamo. Ecco perché non possiamo far passare inosservati questi giorni. E’ una Festa che ci ricorda, ancora una volta, che l’Emmanuele, il Dio con noi, è venuto finalmente, con la Sua Luce, a squarciare il buio della Storia umana.