Il discernimento
-Teoria e prassi
(Spiritualitą del quotidiano) [Con risvolti di copertina]EAN 9788831536240
L’a., gesuita esperto in teologia spirituale, offre un corposo ma chiaro vol. sul discernimento spirituale. Le prime tre parti sono d’ordine teorico e, dopo aver definito il complesso termine «discernimento », forniscono una descrizione dei suoi presupposti, mezzi e condizioni. Le ultime due parti sono invece di taglio pratico e si occupano delle regole e dei tempi e metodi del discernimento. Nella trattazione, figurano numerose citazioni delle Scritture, del magistero postconciliare e del pensiero di alcuni fra i maggiori santi e mistici della tradizione cristiana; fra essi, uno spazio particolarmente ampio viene dato a sant’Ignazio di Loyola.
Tratto dalla rivista Il Regno n. 4/2010
(http://www.ilregno.it)
Il gesuita Pietro Schiavone offre ai lettori un volume sul discernimento, dando in questo modo un ulteriore contributo alla sua produzione nel campo della spi ritualità, specialmente per quanto concerne le diverse edizioni degli Esercizi Spirituali di S. Ignazio che ha curato. Il libro inizia con la prefazione del Card. Salvatore de Giorgi, Arcivescovo emerito di Palermo e presidente della Federazione Italiana di Esercizi Spirituali (FIES), e con l’introduzione del Prof. José Adolfo Gonz ález, dell’Università Gregoriana. Il lavoro è diviso in cinque parti.
La prima parte tratta dei presupposti del discernimento e ne spiega i diversi tipi, gli attori, ecc. La seconda presenta i mezzi per discernere, sulla base delle consolazioni e desolazioni, seguendo gli Esercizi Spirituali (ES, nn’ 316-317). La terza parte spiega, invece, le condizioni necessarie per il discernimento (ES 313-315), mentre la quarta illustra le regole ignaziane del discernimento proprie della prima e della seconda settimana, incluse le note per gli scrupoli e le regole per sentire con la Chiesa (ES 352-370). L’ultima parte, la quinta, si sofferma sui tempi e sui metodi del discernimento, cioè sui metodi di ricerca della volontà di Dio (ES 169-180). L’articolazione delle cinque parti è ben riuscita per lo sviluppo logico della trattazione: le prime tre parti sono alquanto teoriche (presupposti, mezzi e condizioni del discernimento) e le ultime due, pratiche (regole, tempi e modi del discernimento).
Questa impostazione consente una fondazione teorica della pratica e offre al tempo stesso gli elementi necessari per avviare l’esercizio del discernimento. In questo senso si può considerare il volume come un manuale per orientarsi nella pratica del discernimento, ma con un adeguato fondamento teorico. Uno dei pregi del libro è quello di approfondire argomenti relativi al discernimento normalmente tralasciati da altri autori che si fermano generalmente a glossare il testo degli Esercizi. L’A. allarga gli orizzonti come quando, nella prima parte, pone il discernimento in relazione con la psicologia, la parapsicologia, la psicopatologia e perfino la possessione diabolica. Altro pregio è il modo diverso in cui spiega le regole della prima settimana in tre parti (desolazione, consolazione e caratteristiche del tentatore) dando a ognuna una caratterizzazione: tempo di fedelt à (ES 318), di cambiamento di se stessi (ES 319), di prova (ES 320), di pazienza (ES 321), di assunzione di responsabilità (ES 322).
Inoltre sono da apprezzare in particolar modo l’indice analitico finale e la bibliografia sul discernimento. Tuttavia, per delle future edizioni si potrebbero dare due suggerimenti. Il primo è di considerare la possibilità di offrire un capitolo, o di farlo trasversalmente ai capitoli, in cui si spieghino le testimonianze di casi pratici di discernimento. Questo potrebbe arricchire la parte pratica aiutando il lettore a entrare nella pratica dell’arte del discernimento. Il secondo è di offrire un indice delle pagine in cui sono trattati, e non semplicemente menzionati, i numeri che riguardano il discernimento negli Esercizi. In questo modo il lettore potrebbe soffermarsi direttamente su quei numeri che sono di suo interesse. Un’osservazione che scaturisce dalla lettura del testo riguarda l’abbondanza di citazioni e di excursus nello sviluppo della trattazione, che se da una parte le conferiscono spessore arricchendola di contenuti, dall’altra possono distogliere l’attenzione del lettore dal testo stesso.
In conclusione, il volume si presenta con un apparato critico ben impostato e un contenuto che certamente offre un’approfondita trattazione sul discernimento spirituale.
Tratto dalla rivista "Rassegna di Teologia" n. 3/2011
(http://www.rassegnaditeologia.it)
Pietro Schiavone, docente emerito di Teologia Spirituale nella Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale e noto studioso di sant’Ignazio di Loyola, è autore di importanti pubblicazioni fra cui Esercizi Spirituali. Ricerca sulle fonti. Con testo originale a fronte e Esercizi Spirituali e Magistero. L’opera che presentiamo raccoglie gli articoli apparsi su Tempi dello Spirito, rivista trimestrale della Federazione Italiana degli Esercizi Spirituali, ed è volta ad offrire una risposta ad una tanto viva quanto troppo spesso negata necessità di questo terzo millennio.
Come sottolineato nella Prefazione, nella Presentazione e dallo stesso Schiavone, il discernimento è, infatti, un’arte fondamentale, ars artium, da conoscere e mettere in pratica in un’epoca segnata da soggettivismo e relativismo. Mostrando grande dimestichezza con l’argomento, l’Autore attinge alla Scrittura, ai documenti del Magistero, a noti teologi e fondamentalmente a diversi classici della teologia spirituale: padri del monachesimo, mistici e dottori. Un posto particolare è riservato ad Ignazio di Loyola, erede di una tradizione che risale alle origini stesse del cristianesimo e fonte che la Chiesa stessa indica come scuola di discernimento per ciascuno.
Tutte le opere di Ignazio includono comunque, e mai in modo marginale, riflessioni sull’argomento in questione, per cui l’Autore non solo segue gli Esercizi, ma attinge all’Autobiografia, al Diario, alle Lettere, e alle Costituzioni. La trattazione si articola in cinque parti: le prime tre prendono in considerazione i presupposti, i mezzi e le condizioni del discernimento; le ultime due, le regole, i tempi e i metodi. Fin dall’inizio l’Autore affronta il difficile ed affascinante compito di penetrare nelle pieghe della coscienza per sradicarne ciò che di male caratterizza la mentalità di questo secolo a beneficio di un “cuore nuovo” capace di glorificare Dio.
Primo passo è compiere la volontà di Dio, unico scopo dell’esistenza umana. Il significato reale di cosa questo significhi è illustrato attraverso passi scritturistici che sottolineano la signoria sulla storia del Dio della Bibbia ed il suo esser guida per ciascuno verso la santità. È pur vero che, lungo il corso dell’esistenza, sulla scia di Gesù, occorre cogliere i segni della volontà divina e seguire le sollecitazioni dello Spirito, ma è anche necessario sviluppare una “passività attiva”, non solo cioè un ascolto orante, ma una risposta sollecita ai segni divini, poiché fondamentale è fare la volontà di Dio a qualunque costo.
L’Autore analizza con precisione il significato del termine discernere nelle sue diverse accezioni. Esso implica, in un certo senso, giudicare, vagliare, separare, così come pure valutare, provare criticamente. Due sono comunque gli aspetti da cui non si può prescindere: in quanto discernimento “spirituale”, è indispensabile la guida dello Spirito, inoltre, qualsiasi analisi deve avere ad oggetto tutta la persona perché è nella sua totalità che l’uomo viene chiamato in causa. In tutti i tipi di discernimento (dei frutti, degli spiriti, morale, apostolico, ecc) occorre puntare a ciò che è meglio, perfetto, gradito a Dio.
Dopo aver preso in considerazione i vari condizionamenti psicologici, biologici, sociologici, spirituali che si contendono il dominio del cuore; si distinguono i diversi tipi di spiriti che portano l’uomo ad agire ciascuno secondo le proprie caratteristiche, precisando che occorre un discernimento preliminare al fine di individuare eventuali patologie. Non mancano neppure alcune note sulla possessione diabolica, sulla cautela e prudenza necessarie in questo campo, sulla competenza richiesta e l’attenzione a determinati indizi. Il discernimento è frutto di esperienza, ma anche, e prima di tutto, dono, carisma. Ogni uomo fatto a immagine di Dio ha la capacità di discernere; per questo motivo adottare volontariamente comportamenti che depotenzino, inibiscano o danneggino l’uso della ragione (ad esempio mediante assunzione di droghe) costituisce peccato.
Sviluppare la capacità di discernere è importante per tutti, ma è particolarmente richiesto a coloro che hanno una peculiare responsabilità di guida, come i presbiteri, i pastori, i superiori religiosi. Riguardo ai mezzi da utilizzare, Schiavone si sofferma sull’importanza dell’affettività. Come esiste il piacere per il corpo, così è anche per l’anima; è l’uomo integrale che deve discernere, nel suo complesso mondo fatto non solo d’intelletto e volontà, ma anche di affetti, di emozioni, di sensibilità. Ciò vale sia nell’ordine naturale che in quello soprannaturale.
L’Autore sottolinea la visione riduttiva della cultura occidentale caratterizzata da un iperintellettualismo che mutila la concezione dell’essere umano, mentre l’AT e il NT offrono espressioni e descrizioni in cui grande spazio ha il cuore con le sue passioni ed i suoi sentimenti. L’affettività umana deve senz’altro essere purificata, ordinata, rinnovata dall’azione dello Spirito e gli Esercizi Spirituali mirano precisamente a questo. Occorre tuttavia ricordare che in Ignazio l’affettività si collega fondamentalmente con la volontà più che con le emozioni e il “sentire” degli Esercizi si inserisce nella linea del cuore biblico, che dice la totalità dell’individuo, e dunque la necessità di concedere uguale spazio e importanza all’intelletto e all’affetto, essendo il “sentire e gustare le cose internamente” l’elemento metodologico discriminante ed equivalente al dono di sapienza.
Questo sentire e gustare sono soprattutto frutti della preghiera filiale in cui l’uomo si apre all’azione dello Spirito. Consolazione e desolazione sono i due grandi mezzi di cui Dio si serve per farsi capire dall’uomo. Schiavone affronta l’argomento in base alla definizione e alle caratteristiche che Ignazio offre negli Esercizi e le completa con brani delle sue lettere e della sua Autobiografia, oltre che con testimonianze di diversi santi. Le consolazioni frutto dello Spirito hanno come scopo attrarre l’anima a Dio, aiutarla a cercare la divina volontà, suscitando amore alla Chiesa e desiderio di servirla; la desolazione provocata dallo spirito malvagio, al contrario, è causa di un ripiegamento su se stessi e conduce su vie di alienazione. Questi stati possono essere generati non solo dallo Spirito, dagli angeli buoni o da quelli cattivi, ma dal proprio comportamento, da condizionamenti di carattere fisico, ambientale, culturale.
Infatti, il silenzio di Dio può essere sia autopunitivo, frutto del proprio agire, che educativo, mezzo per purificare l’anima, o ancora unitivo, come mostrano le esperienze di Teresa di Lisieux o di Teresa di Calcutta. Nel terzo momento, l’Autore prende in considerazione le condizioni del discernimento, presentando, sulla base della Scrittura, l’intero percorso proposto da Ignazio e, successivamente, analizzando le due prime regole [314-315] della prima settimana. Inizialmente però viene offerta una panoramica della serie di regole che negli Esercizi spirituali affrontano in maniera diretta il tema del discernimento. Un primo gruppo [313-327] è più indicato per coloro che hanno iniziato il cammino della purificazione; un secondo [328-337], per quelli che sono incamminati nella via illuminativa.
Per poter riconoscere la volontà di Dio bisogna innanzi tutto avere consapevolezza dei moti presenti nell’anima, ascoltare la voce della coscienza ed essere fedeli alle sollecitazione dello Spirito. Schiavone s’interroga sui motivi che hanno spinto Ignazio a cominciare la sua analisi descrivendo il comportamento degli spiriti con i peccatori e conclude con il convincimento che il santo abbia voluto, fin dall’inizio, offrire strumenti volti a scoprire le astuzie di satana, e indicare i segni necessari a comprendere se si è in grado di riconoscere la divina volontà: aspirare alla perfezione, vivere nel mondo reale, poter dar ragione della propria scelta confrontandosi con la Parola, il Magistero, la Tradizione. Quando la persona è più progredita sulla via della vita spirituale, non sono i peccati la reale tentazione, quanto piuttosto subdoli motivi per diminuirne la disponibilità a Dio e, di conseguenza, la pace interiore. È proprio di satana ferire, turbare, ingigantire le difficoltà; è necessario in questa fase avere già esperienza di discernimento di vari spiriti, fiducia nel Signore e coraggio per rimanere saldi.
L’invito finale, rivolto fondamentalmente a coloro che lavorano nella politica, non è privo d’ironia, ma dice pure che l’arte del discernimento è richiesta non solo ai credenti ma a tutte le persone nella diversità delle circostanze e dei compiti affidati. Nella quarta parte l’attenzione è nuovamente posta sulle regole. Ignazio offre dettagliati suggerimenti per i periodi di desolazione e di consolazione durante la prima e la seconda settimana degli Esercizi, illustrando il diverso modo di procedere del tentatore e di Dio, e indicando come collaborare all’azione della grazia. Molte sono le osservazioni pratiche proposte per lottare contro la desolazione e creare un clima di fiducia e di vita. La desolazione può derivare non solo dallo spirito del male, ma dalla negligenza personale, o dal disegno di Dio teso a rendere la creatura consapevole della propria incapacità e limitatezza e della gratuità del dono divino.
La consolazione è un dono prezioso ordinato all’innamoramento delle cose eterne; deve stimolare nel servizio divino, rendere più generoso l’animo e più facile il sacrificio. Ignazio ne parla collocandosi sulla scia di Leone Magno, Cirillo di Alessandria, Bernardo. Nella fase di consolazione, seguendo una dinamica mariana, occorre umiliarsi e abbassarsi per evitare ogni tentazione di vanto o di superbia; anzi è importante prepararsi per resistere a tutti i nemici nei tempi di desolazione Le regole della “seconda settimana” affrontano il caso della tentazione sotto l’apparenza del bene; differiscono da quelle della prima settimana per il fatto che si tiene conto della più raffinata astuzia del nemico e si insegna un maggior discernimento di spiriti. Schiavone approfondisce anche il tema degli scrupoli come complemento indispensabile delle regole, chiarendo la loro natura, indicando le vie per superarli e l’importanza di conoscere la “politica” di satana.
Gli scrupoli sono permessi da Dio per imprimere nell’anima il timore del peccato, per renderla umile e obbediente. Chi guida una persona scrupolosa deve essere paziente e comprensivo, ma anche determinato e attento per portare la persona a maturità. Un ultimo punto è dedicato all’ignaziano “sentire nella Chiesa”, come criterio fondamentale. Non si tratta di sentire con la Chiesa, come comunemente si dice, ma, secondo l’espressione del santo, di “sentire nella Chiesa”, inseriti in essa, identificati con essa.
Fondandosi su noti autori quali i padri Kolvenbach e Leturia, Schiavone chiarisce certe espressioni di Ignazio riguardanti la Chiesa militante e gerarchica, da interpretarsi secondo lo spirito evangelico e paolino. Vi sono inoltre alcune annotazioni alle regole proposte da Ignazio, applicate alle circostanze attuali tramite esempi concreti ed illuminanti. Il volume si conclude con i tempi e metodi per discernere la volontà di Dio. Fondamentale l’apertura all’azione dello Spirito, con l’attenzione al kairós, cioè ai momenti di cui Dio si serve per verificare un suo intervento. Per mezzo di diversi esempi tratti non solo dalla vita di sant’Ignazio, ma di Agostino, Francesco Saverio, Teresa d’Avila, Teresa di Calcutta, Schiavone esemplifica e dimostra l’attualità e l’importanza del metodo.
Ultimo scalino il ricorso al ragionamento perfezionato dalla fede e al rigore logico per trarre conclusioni. Questa tappa non esclude quella precedente, ma la completa e la conferma. L’Autore ne presenta i diversi momenti e cita alcuni testi del Vaticano II per illuminare l’impostazione ignaziana. Arricchisce questa fase la virtù della discrezione; apprezzata nella Scrittura, dai Padri del deserto e da grandi santi; essa prende in considerazione in modo particolareggiato la persona reale, senza trascurare nulla di ciò che le è proprio. Anche l’ubbidienza matura e responsabile al superiore esprime capacità di conformarsi alla volontà di Dio. Perché, però, il dialogo fra superiore e sottoposto si svolga in modo proficuo occorre non solo la libera disponibilità di sé, ma pure che siano tenuti presenti i moti dell’animo, i pensieri, il parere personale, e questo ripetutamente, anche dopo una già avvenuta decisione. Occorre tempo per assimilare, maturare e concludere.
Non sempre è facile esprimere sino in fondo ciò che si prova o si pensa, perciò Ignazio suggerisce di cercare il modo ed il momento opportuno per presentare il proprio parere al superiore. Per ultimo troviamo il tema del discernimento comunitario, indicato anche dal Vaticano II come obiettivo verso cui orientare i propri sforzi. Bisogna realisticamente riconoscere che non tutte le comunità possono praticare questo esercizio poiché suppone un senso di profonda appartenenza ecclesiale, sintonia con lo Spirito e particolari qualità psicologiche. Sia la Scrittura sia la storia della Chiesa, e la stessa storia della Compagnia danno testimonianza di discernimento comunitario, manifestando che la ricerca della volontà divina non ha niente di magico, bensì «richiede impegno di preghiera e di riflessione, ascolto dello Spirito, dialogo con i fratelli e attenzione alle dinamiche psicologiche del gruppo» (597).
L’opera si chiude con una ricca bibliografia da cui si evince il rilievo particolare dato agli aspetti biblici, spirituali, psicologici, antropologici, e con un indice analitico davvero molto utile. Dall’insieme della trattazione di Schiavone, il discernimento risulta un mezzo privilegiato per organizzare la propria vita, per edificare la Chiesa e costruire un mondo migliore, soprattutto per vivere da veri figli del Padre rendendogli gloria in ogni circostanza. Le consolazioni che Dio elargisce sono un aiuto a vincere le afflizioni per essere coinvolti nella dinamica del dono operando così, in tutto, a maggior gloria della Trinità, quella gloria che risplende nella salvezza delle anime redente da Gesù Cristo. Il lavoro ha il pregio di aver affrontato con chiarezza, profondità e con uno stile discorsivo, ricco di spiegazioni, esempi, citazioni, un argomento oggi di stimolo non solo per la riflessione dei teologi ma anche dei filosofi, degli scienziati e degli educatori.
L’attenzione all’affettività, l’applicazione di principi e criteri alla realtà del nostro tempo, la sua vasta conoscenza ed esperienza sull’argomento sono alcuni tra gli aspetti più rilevanti e preziosi per approfondire l’arte del discernere applicato alle tante situazioni che il “mestiere di vivere” ci presenta.
Tratto dalla rivista Lateranum n.2/2012
(http://www.pul.it)
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