Storia della mariologia
(Storia della mariologia)EAN 9788831192934
Questa Storia della mariologia è ideata in tre volumi. Se la necessità di tale impresa culturale-editoriale era avvertita da molto tempo, specie da parte di cultori e docenti della disciplina che nei loro studi e ricerche accademiche ne auspicavano la nascita in funzione anche dell’insegnamento, il progetto redazionale risale all’anno 2000 quando attorno ad un tavolo di lavoro si è prospettata la collaborazione della Pontificia Facoltà Teologica Marianum di Roma e dell’editrice Città Nuova, sempre sensibile alle «grandi opere». Dal 6 aprile 2000 al febbraio del 2005 direttore generale dei tre volumi è stato il compianto mariologo e liturgista prof. Ignacio M. Calabuig Adán osm, preside della Facoltà, cui successe Silvano M. Maggiani.
Dopo la prematura morte del Calabuig si è rimessa in moto la programmazione prevista. Con la compagine dei direttori di varia provenienza ‘religiosa’ e accademica (I vol.: Enrico Dal Covolo sdb e Aristide Serra osm; II vol.: Emanuele Boaga carm. e Luigi Gambero sm; III vol.: Stefano de Fiores smm e Fabrizio M. Bosin osm) e dei collaboratori internazionali (esperti teologi e storici) è uscito intanto il primo volume, mentre il secondo è annunciato per gli inizi dell’anno 2010 e il terzo dovrebbe uscire nel 2011.
Si preoccupa il Maggiani, nell’Introduzione generale, di illustrare ai lettori e fruitori, i due intendimenti che hanno presieduto alla lavorazione dell’opera editoriale. Sulla scia del fondatore del moderno trattato mariologico, il siciliano Placido Nigido (1570?-1640) che aveva pubblicato a Palermo la Summae sacrae mariologiae pars prima (nel 1602), nei tre volumi si raccoglie «una documentazione mariologica più ampia possibile» così che non esce la storia «di un pensiero mariologico che dagli albori del XVII secolo è stato sistematizzato, sviluppato e ampliato fino ai nostri giorni, bensì (la) storia della persona e della missione di Maria di Nazaret, la Madre del Signore, non solo nella riflessione teologica ma anche nella vita e nella cultura delle Chiese nelle varie epoche e civiltà» (p. 10). Il secondo intendimento tiene conto delle «nuove domande che la vita e il dibattito di senso della fede fanno nascere nei popoli oltre l’Occidente europeo; (delle) nuove prospettive maturate da competenze al femminile e dalla presenza di donne teologhe nella riflessione sulla fede; (delle) nuove istanze che maturano nell’ecumenismo e nel dialogo interreligioso tali da esigere nuovi atteggiamenti. La memoria storica consolida la traditio, ma apre alla progressio, in vista anche di una conoscenza che incida sul senso della comprensione dei valori, sul rinnovo delle pratiche, sulle scelte operative intra ed extra ecclesiali» (p. 11).
«De Maria numquam satis» si diceva fino al Concilio Vaticano II. C’è una molteplicità sterminata di dati su Maria, divenuta «simbolo» culturale e popolare e specchio per intere generazioni, dati che emergono dai libri biblici e dagli scritti patristici, dalla riflessione di autori cristiani e dai documenti di concili ecumenici e di sinodi locali, dal magistero ecclesiale e dalla comprensione delle varie confessioni cristiane, dal culto liturgico alle forme di devozione popolare, ai linguaggi della iconografia, della letteratura, dell’arte. Quanto mai preziosa ai fini della ricerca si presenta la Bibliographia mariana, in dodici volumi (edita dalla Pontificia Facoltà Teologica «Marianum»), che va dal 1948 al 2008 e raccoglie 71.906 schede bibliografiche. Come pure utilissima è la grandiosa collezione antologica e documentaristica in lingua italiana (con introduzioni che ragguagliano sugli autori e sui contenuti dei testi tradotti) in quattro volumi di Testi mariani del primo millennio (complessive pp. 4144) e in otto volumi (per un totale di pp. 5928; non ancora uscito il 7° volume) di Testi mariani del secondo millennio (ed. Città Nuova, Roma, rispettivamente 1988-1991 e 1996-2008): sono testimonianza della presenza di Maria nella fede della Chiesa lungo le varie epoche storiche e della dottrina e pietà mariana diffuse tra il popolo cristiano. Né mancano copiosi volumi sul culto a Maria, frutto di Congressi mariologici della Pontificia Academia Mariana Internationalis (PAMI), celebrati ogni quattro anni a partire dal 1967: finora 49 volumi, editi in Città del Vaticano 1970-2000. Ma anche questi pur ottimi strumenti non sono organici né completi, come pure «non è reperibile – osserva il mariologo S. De Fiores – una visione d’insieme concernente la riflessione dei cristiani sulla Madre di Gesù», pur esistendo studi monografici riguardanti i vari periodi della mariologia.
Si è voluto colmare una lacuna con questa «opera prima» di storia mariologica, suscettibile di ulteriori perfezionamenti. Essa abbraccia non solo l’arco storico di due millenni, ma anche la riflessione teologica su Maria, sbocciata e diffusa nelle aree geografiche dell’antico Impero romano e altresì di altre regioni (Asia, Africa, Oceania). L’ambito mariologico geografico e storico permette di considerare l’intreccio di teologia, di storia della chiesa e dei popoli, di culture diverse, e anche di esperienze, pratiche cristiane, conoscenze su Maria di Nazaret, vergine, santa, theotokos. È una storia della mariologia, che documenta la presenza della persona e della missione di Maria non solo nella riflessione teologica ma nella vita e nella cultura delle Chiese nelle varie epoche e civiltà: spazia infatti dall’Oriente all’Occidente europeo (e in altri continenti), dai luoghi segnati dall’attività delle Chiese del cattolicesimo e dell’ortodossia, della Comunione anglicana e delle comunità della Riforma.
Diverse per approccio e metodologia sono le prospettive delle varie discipline che si interessano di Maria consentendo agli studiosi, ciascuno per il suo settore di competenza (biblisti, teologi, liturgisti, letterati, artisti), di illuminare la figura e il ruolo della vergine e santa Madre di Dio e nel contempo di mettere a fuoco, nel contesto socio-culturale delle singole epoche e sotto la lente del vangelo, vecchie e nuove devozioni che esprimono il culto a Maria da parte di categorie di persone o di comunità. C’è da perdersi nel ‘mare magnum’ di dati, materiali, documenti, prassi, interpretazioni. Come uscirne senza rimanere frastornati dalla dispersione? Saggia è stata l’opzione degli editori, per ovviare alla frammentazione, di raggruppare il materiale attorno al concetto di «modello o paradigma culturale» (= «costellazione generale di convinzioni, valori, modi di procedere condivisi da membri di una determinata comunità»), ciò che legittima il sottotitolo che si ritrova nella organica scansione dei tre volumi: 1. dal modello biblico al modello letterario; 2. dal modello letterario europeo al modello manualistico; 3. dal modello neo-ortodosso al modello africano.
Questa Storia della mariologia recepisce due orientamenti ribaditi dal Concilio Vaticano II: il legame di Maria con la storia della salvezza (la Vergine è ritenuta: «microstoria della salvezza», «icona del Mistero», «modello rivelatore») e la sua contestualizzazione nel mistero di Cristo e della Chiesa («il fare storia mariologica non è un ripiegamento a-temporale e disincarnato sulla figura di Maria»: p. 12). I curatori dell’opera si sono preoccupati di comprendere Maria alla luce delle Scritture e della Tradizione, distinguendo i contenuti di fede invariabili dai contesti culturali variabili, e di leggere e interpretare i contenuti mariologici e le pratiche di pietà mariana oltre gli elementi caduchi, fantasiosi, non pertinenti, dal momento che «la Chiesa, quando considera la lunga storia della pietà mariana, si rallegra constatando la continuità del fatto culturale, ma non si lega agli schemi rappresentativi delle varie epoche culturali… e comprende come talune espressioni di culto, perfettamente valide in se stesse, siano meno adatte a uomini che appartengono ad epoche e civiltà diverse» (Marialis cultus, n. 36: è del 1974, e non del 1994: cf. p. 13).
Trenta sono i contributi di ventotto autori nel primo volume: un materiale abbondante che documenta il dire mariologico e la prassi cultuale da parte delle Chiese europee e mediorientali, l’approccio di comprensione e di interpretazione teologica-liturgica-spirituale-estetica del mistero mariano dalle origini cristiane fino al XV secolo. Il tutto articolato in nove modelli culturali: 1. modello biblico-narrativo; 2. modello apocrifo-narrativo; 3. modello patristico; 4. modelli cultuali nell’epoca patristica; 5. modello conciliare antico; 6. modello medioevale: pietà e teologia nell’alto medioevo latino; 7. modello medievale: paradigma monastico e mendicante; 8. modelli teologici e spirituali tra medioevo e rinascimento; 9. modello teologico e cultuale in Oriente dal XIII al XV secolo.
Ciascuno di questi paradigmi è diviso in sezioni: ne specificano, dilatandolo, l’orizzonte culturale. Così, ad es., il modello patristico si sofferma sui primi abbozzi di riflessione teologica (Elio Peretto), sugli autori e i testi mariani dell’area culturale greca fino a Giovanni Damasceno (E. Peretto), dell’area latina fino a Ildefonso di Toledo (Mario Maritano), dell’area siriaca nel quarto secolo (Emidio Vergani) e dell’area copta (Mark Sheridan). Questo capitolo è successivo al modello biblico affidato alla penna di specialisti e pubblicisti in ambito scritturistico-mariologico (Alberto Valentini, Testi mariani di Paolo, Mc, Mt e Lc 1,46-55; Aristide Serra, Testimonianze mariane in Lc e Gv) e al modelapocrifo (Enrico Norelli, Maria nella letteratura apocrifa cristiana antica, di oltre 110 pp.). Pure articolato è il capitolo dei modelli cultuali nell’epoca patristica: si riflette e si documenta Maria nell’iconografia cristiana dei primi secoli (Umberto Utro), nelle liturgie latine (Pietro Sorci) e nelle liturgie orientali (Manuel Nin). Segue il capitolo del modello conciliare antico nel quale Luigi Gambero passa in rassegna le formule di professione di fede e i documenti dei primi sette concili ecumenici (e di qualche altro concilio regionale). Il sesto capitoloindaga la pietà e teologia nell’alto medioevo latino con due sezioni: il mysterium Mariae nei secc. V-XI (Giulio D’Onofrio) e le orationes ad sanctam Mariam e il genere letterario del Mariale (Jean Longère).
Ampia scansione nei capitoli settimo e ottavo. Il paradigma medievale monastico e mendicante: la presenza di Maria nel rinnovamento clunyano (Alfredo Simón) e cistercense (Maria Francesca Righi), in S. Bernardo (Antonio Montanari), nelle Legendae e Miracula (Sylvie Barnay), nelle scuole (Luigi Catalani), in Gioacchino da Fiore (Marco Rainini), negli Ordini mendicanti (Franco Dal Pino), nella fioritura della Scolastica (L. Gambero), in raimondo Lullo (Jordi Gaya Estelrich). Nell’ottavo capitolo Pietro Maranesi disquisisce sugli sviluppi della dottrina sull’Immacolata Concezione: XII-XV sec.; Catherine Vincent sullo sviluppo della devozione mariana dal XIII al XV sec. e – pure – della predicazione mariana nello stesso periodo; Adriana Valerio tratta di Maria nell’esperienza mistica della laicità femminile: XIII-XV sec.; Stefano Rosso sviscera i mistici renani: Eckhart, Tauler, Suso; Luca Di Girolamo indaga la Teologia Devota, da Jean Gerson a Lorenzo Giustiniani a Dionigi il Certosino ad Arnoldo Bostio. Si conclude il volume con il nono capitolo che tratta di teologia e pietà mariana nella Chiesa d’Oriente (1261-1453): il compianto e illustre Gerorges Gharib traccia il quadro politico e religioso del periodo esaminato, esponendo la riflessione dei teologi, l’innografia e le feste mariane in ambiente slavo e bizantino, le Chiese e i santuari dedicati a Maria, l’iconografia.
Abbiamo inteso dare conto della ricchezza e ampiezza e varietà di contenuti del primo volume di questa storia della mariologia che registra la presenza di Maria nel pensiero e nella riflessione dei Padri e dei teologi medievali, nella vita e nel culto delle comunità cristiane, nella cultura e nell’arte.
Ci auguriamo che a breve gli altri due volumi programmati siano in mano a docenti e studenti, e a quanti vogliano attingere con sicurezza al patrimonio letterario, teologico, spirituale, artistico che riguarda il «mysterium Mariae».
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2009, nr. 2
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
Mancava una panoramica storica della mariologia? Non mi pare che ci fosse un’opera così sistematica e ben documentata da parte di una molteplicità di specialisti. Già prendendo in mano per la prima volta il volume e sfogliandolo rapidamente, mi è apparso immediatamente necessario unirmi agli altri per attestare il merito degli autori e dell’editore. L’idea di redigerla è sorta dall’esperienza e dalla riflessione dei docenti della Pontificia facoltà teologica «Marianum» di Roma, ha preso forma tra il 2000 e il 2001, sostenuta subito dalla casa editrice Città Nuova.
L’arco temporale che copre questo volume non è piccolo. Si spazia dalle origini del cristianesimo fino al XV sec. Inserendosi la figura di Maria nella lunghissima e multiforme tradizione del simbolo materno, che antropologi e psicologi non si stancano di illustrare e approfondire, la mariologia non riguarda soltanto la teologia cristiana, ma la storia del culto, la letteratura (basti ricordare il canto con cui si chiude La Divina Commedia di Dante Alighieri) e le altre arti. La prospettiva storica inoltre coinvolge ampiamente la storia della liturgia e della pietà popolare.
La panoramica patristica latina è stata affidata alla penna competente di M. Maritano. Il contributo riguardante l’iconografia riprende e completa studi precedenti. Lo spazio concesso alla storia del culto mariano, diviso opportunamente tra le liturgie occidentali e quelle orientali, valorizza in particolare gli elementi che l’ambiente culturale ha elaborato spontaneamente. I liturgisti troveranno proprio nel cuore del volume, alle pp. 382-447, l’excursus storico sulla liturgia che riguarda la Madre di Dio. La parte latina, affidata a P. Sorci, spicca per sistematicità, sobrietà e precisione della documentazione. Mette opportunamente in evidenza il contributo di Agostino attestato dalle omelie e la definizione del concilio di Efeso. Tutta l’impostazione rispecchia fedelmente ed ordinatamente quanto risulta da secoli nella ricostruzione del culto mariano. Non manca qualche svista. Tale, ad esempio, sembra la qualificazione di Prudenzio come «il massimo poeta latino dell’antichità» senza delimitare esplicitamente il riferimento all’ambito della letteratura latina “cristiana”. La trattazione viene integrata con il breve saggio di J. Longère dal titolo Le orationes ad Sanctam Mariam e il genere letterario del Mariale (pp. 568-589). La parte che riguarda la liturgia mariana orientale viene tracciata da M. Nin in uno schizzo purtroppo eccessivamente rapido e sintetico. Non sappiamo se questo limite dev’essere posto a carico dell’autore o di chi ha diretto la redazione dell’opera. Lo spazio, ad esempio, riservato alle anafore bizantine appare sicuramente troppo angusto. Non sarebbe stata inopportuna, a nostro avviso, la citazione di qualche testo in lingua greca. Assai utile e doverosa la puntualizzazione che si trova a p. 650, nel saggio di A. Montanari su San Bernardo di Clairvaux e la sua scuola, a proposito di una presunta avversione del mistico Bernardo al dogma dell’Immacolata concezione.
L’opera completa prevede tre volumi. Quando uscirà il terzo volume, avremo sicuramente una pietra miliare negli studi teologici. La caratterizzazione anche didattica rende però già questo primo volume assai utile per l’insegnamento della mariologia come disciplina teologica.
Tratto da "Letteratura liturgica" n. 5/2009 della "Rivista liturgica"
(http://www.rivistaliturgica.it)
-
-
-
-
-
-
-
27,00 €→ 25,65 € -
-
-
-
-