Insight 3. Uno studio del comprendere umano
[Libro rilegato]EAN 9788831173032
Esaurito
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DETTAGLI DI «Insight 3. Uno studio del comprendere umano»
Tipo
Libro
Titolo
Insight 3. Uno studio del comprendere umano
Autore
Lonergan Bernard
A cura di
Saturnino Muratore, Natalino Spaccapelo
Editore
Città Nuova
EAN
9788831173032
Pagine
1004
Data
gennaio 2007
Peso
1241 grammi
Dimensioni
14 x 21 cm
COMMENTI DEI LETTORI A «Insight 3. Uno studio del comprendere umano»
Recensioni di riviste specialistiche su «Insight 3. Uno studio del comprendere umano»
Recensione di Giuseppe Guglielmi della rivista Il Regno
Con la pubblicazione di Insight. Uno studio del comprendere umano, la traduzione italiana dell’opera omnia di Bernard J. F. Lonergan (1904-1984) raggiunge senza dubbio un obiettivo considerevole. Insight può essere considerata come l’opera centrale di Lonergan, quella che segna la maturità del nostro autore e allo stesso tempo lascia presagire gli ulteriori sviluppi del percorso filosofico e teologico del gesuita canadese. Presentare in poche righe un volume così impegnativo e poderoso come Insight è certamente un’impresa impossibile. Tralasciando dunque la storia della genesi di questo volume di quasi mille pagine, ci concentriamo unicamente sulle sue linee fondamentali a partire dall’intento fondamentale di questo lavoro. Nell’introduzione Lonergan chiarisce subito che l’intento di Insight non è di rispondere alla domanda se esista o meno la conoscenza, ma di sapere quale sia la sua natura (14). In altri termini Lonergan non intende intrattenere il lettore su oziose disquisizioni di natura logica o metafisica, ma lo vuole condurre nel vivo della sua conoscenza personale, delle sue operazioni, dei suoi dinamismi operativi. Sono questi gli elementi pre-verbali, pre-concettuali, pre-assertivi, tramite cui il soggetto giunge a formulare i suoi giudizi. L’interesse per il conoscente sarà esplicitato in seguito da Lonergan con le famose tre domande: che cosa faccio quando conosco (teoria della conoscenza)? Perché fare questo è conoscere (epistemologia)? Che cosa conosco quando faccio questo (metafisica trascendentale)? Attraverso queste domande Lonergan conduce il lettore a prendere possesso della propria mente o, detto altrimenti, ad auto-appropriarsi della sua auto-coscienza razionale. Intento dichiarato dell’opera è dunque quello di aiutare il lettore nel lento e faticoso cammino per raggiungere la struttura dinamica del conoscere e assimilare personalmente tale struttura fatta di esperienza, indagine intelligente, comprensione, riflessione critica, capacità di giudizio e decisione. Invitando il lettore a scoprire personalmente e a riconoscere le sue operazioni, Insight dimostra la sua «efficacia pedagogica» che consiste nell’essere uno strumento di rieducazione e guarigione della propria identità coscienziale (24). Un secondo intento di Insight è quello di favorire un’integrazione dei vari saperi. Superando gli steccati della modernità, Lonergan vuole mostrare come l’attività conoscitiva umana costituisca la base invariante su cui s’inseriscono i vari metodi delle diverse scienze. Per questo motivo la prima parte del lavoro, costituita da 10 capitoli e intitolata «L’intellezione in quanto attività», è dedicata allo studio dei processi conoscitivi che si compiono nella matematica, nelle indagini scientifiche e nella conoscenza di senso comune. In particolare, i primi otto capitoli vogliono esplorare il comprendere umano, mentre i restanti capitoli, unitamente ai primi della seconda parte, rivelano in che modo si possa individuare un comprendere corretto. Risultato complessivo dell’indagine fenomenologica nei vari campi del conoscere scientifico è la tesi che la conoscenza umana è una struttura dinamica di esperienza, intelligenza e giudizio e che solo nel mutuo integrarsi di questi tre momenti si ha conoscenza della realtà (metafisica latente). L’analisi dell’intenzionalità della coscienza umana conduce dunque alla conoscenza dell’essere. Infatti, alla domanda «che cosa conosciamo quando esercitiamo le operazioni conoscitive esaminate? », rispondiamo che l’essere è l’obiettivo del dinamismo conoscitivo del soggetto, ovvero è ciò di cui siamo in ricerca quando poniamo la domanda per intelligenza (che cos’è questo?) e la domanda critica per la riflessione (è veramente così?). Scorgiamo qui una definizione euristica dell’essere, una definizione cioè operativa, in quanto definisce l’essere in funzione delle operazioni necessarie per conoscerlo. Coerentemente con questa impostazione, la metafisica appare non più come un’astratta teoria sull’essere e sulle sue proprietà trascendentali, ma come la possibilità di un discorso integrato sulla totalità del reale, condotta in stretta connessione con tutti gli altri ambiti conoscitivi (metafisica esplicita). Una volta riconosciuta, infatti, la priorità e la normatività della metafisica latente, cioè dello schema fondamentale delle operazioni consce e intenzionali, nei confronti di tutto l’esercizio del conoscere, diventa possibile concepire la metafisica esplicita nei termini di una vasta e progressiva integrazione dei saperi, compreso il sapere teologico. Dio, infatti, pur essendo al di là dell’essere proporzionato, dell’essere cioè che può venir sperimentato, compreso e affermato, non è al di là dell’essere trascendente, dell’essere cioè che giace sì al di là della nostra esperienza, ma non al di là della nostra domanda sull’essere.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2008 n. 2
(http://www.ilregno.it)
Tratto dalla Rivista Il Regno 2008 n. 2
(http://www.ilregno.it)
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luca ferrara il 9 luglio 2013 alle 14:24 ha scritto:
Insight di Bernanrd Lonergan è un classico della filosofia e della teologia del '900. Il pensatore candadese si confronta in modo serrato sia con la gnoseologia tomista che di marca kantiana. La consocenza umana deve pervenire alle strutture ultime della realtà, deve guardare "dentro", intuire (intus legere); ma questo entrare dentro la realtà non può presentarsi che come un percorso, una strada che non si dà una volta per tutte, ma è sempre da rifare, aperta a nuove suggestioni. Ma allora non c'è il rischio di disperdersi in un rivolo di atti e giudizi, tesi a marcare semanticamente l'oggetto che si vuole indagare? No, se a presiedere a questa molteplicità di dimensioni del soggetto vi è un metodo capace di conferire unità e sistematicità. Il libro è curato in modo mirabile da Spaccapelo e Muratore, l'unico neo, purtroppo, è il prezzo di questa collana: un vero tabù per i giovani studiosi.