Nell'intimo di Dio
-La teologia trinitaria in H.U. von Balthasar
(Teologia)EAN 9788831133708
Girare per una biblioteca in cui si custodiscono anche volumi di teologia, significa innanzitutto incorrere nell’enciclopedico lavoro del teologo svizzero di cui si è occupato l’A. Se a ciò si aggiungono i volumi scritti sulla sua opera, nonché quelli ispirati al suo modello teologico, il risultato è sorprendente. Di questo va subito ascritto merito all’A. per l’audacia mostrata nel voler, non tanto scontatamente presentare «una semplice esposizione del pensiero di Balthasar sull’eventuale nuova formulazione della dottrina trinitaria a partire dai trascendentali e dai loro rapporti dinamici» quanto vagliarne «criticamente la validità a partire da criteri interni alla stessa visione balthasariana, per verificarne l’interna coerenza e la plausibilità nel quadro complessivo» (p. 9).
Grazie al registro ermeneutico espresso da Rahner nel suo celebre Grundaxiom: «la Trinità economica (e cioè rivelata nell’economia della salvezza) è la Trinità immanente, e viceversa» (in MySal, tr. it., III, 404-507) Balthasar passa dalla speculazione metafisica dell’essere mondano a quello divino secondo la classica visione dei Padri secondo cui è possibile risalire alla contemplazione di Dio Trinità in Se stesso (théologhia) solo attraverso la conoscenza della storia della salvezza (oikonomia) che ha il suo centro nella Gestalt di Gesù Cristo. Ciò è evidente nella prima parte del lavoro in esame che riguarda l’approccio storico-genetico al pensiero teologico-trinitario di Balthasar. Esso affonda le sue radici nel pensiero patristico di Ireneo, Origene, Gregorio di Nissa, Massimo il Confessore (cf. pp. 27-76); ma anche di grandi figure del Medioevo come Riccardo di S. Vittore (pp. 77-103) fino a giungere al secolo scorso con G. Siewerth e la mistica A. von Speyr (pp. 121-142) alla quale è debitore delle ispirazioni principali, in particolare, della Teodrammatica. La dicotomia a cui è stata sottoposta la teologia trinitaria negli anni precedenti al Vaticano II, ben evidente nella ripartizione dei trattati De Deo Uno e Deo Trino, spinse teologi come Rahner e von Balthasar, capaci di una sistematizzazione così generale e radicale, a riformulare la teologia trinitaria a partire dall’evento dell’Incarnazione.
In realtà, l’espressione di Rahner ha avuto grande diffusione tra gli studiosi specie per quell’ultima parola: «e viceversa». Tra i teologi che se ne occuparono e ancora oggi scrivono a riguardo, protagonisti del Novecento teologico (Y. Congar, G. Lafont, W. Kasper, P. Schoonenberg, W. Pannenberg, J. Moltmann, E. Jüngel, P. Coda) troviamo indiscutibilmente von Balthasar. Circa la semplice e perfetta reversibilità dell’assioma formulato da Rahner, Balthasar si spinge oltre quanto affermato dalla Commissione Teologica internazionale, ovvero che il rapporto fra Trinità immanente e Trinità economica «deve essere inteso – come si espresse la CTI, Teologia – Cristologia – Antropologia – secondo la triplice via d’affermazione, di negazione e di eminenza»: in una parola, in senso analogico. Balthasar per addentrarsi nel mistero trinitario trova più adatto un metodo che – come afferma l’A. – contestualmente si presenta come un tutt’uno dinamicamente analogico-catalogico, in una feconda circolarità» (p. 429).
Egli interpreta il viceversa rahneriano come via-metodo «per raccordare insieme analogia-catalogia-dialettica ed eliminare gli ostacoli che impediscono una loro reale sinergia e contestualità» (ivi). In questo senso si può dire che la Trinità economica è la Trinità immanente, dal momento che è Dio stesso che in Gesù Cristo e nello Spirito Santo si rivela e si dona all’uomo; ma non si può affermare sbrigativamente il «viceversa», e cioè che la Trinità immanente è la Trinità economica. Dialetticamente, come direbbe Barth, Dio non è unicamente e necessariamente la sua rivelazione a noi; egli resta Dio anche e innanzitutto in Se stesso. Il presente volume mette ben in evidenza l’acquisizione principale che Balthasar ha consegnato alla teologia contemporanea: il mistero pasquale è la via d’accesso privilegiata per contemplare la Trinità immanente, perché è proprio in quel «luogo» che riluce il dinamismo intrinsecamente interpersonale dell’auto-comunicazione di Dio in Gesù Cristo. È qui che la concezione dell’Essere acquisisce categorie nuove, nate alla luce dell’Unità/Trinità di Dio il cui nome è «Agape». «Parlare della Natura Divina in termini come «senza fondo tutto fondante», «insolubile mistero», sfondo silenzioso» e posporre a questa Realtà Abissale il mistero d’amore e di Comunione interpersonale, ha significato un guadagno notevole – sottolinea l’A. – (…) sul piano teologico trinitario» (p. 430).
La questione centrale, come sostiene von Balthasar, è che l’ontologia greca non offre una adeguata comprensione dell’essere in generale e, in particolare, dell’uomo tale da fare propria al meglio la novità della rivelazione biblica (cf. Gloria, vol. 5, p. 31). Nell’evento pasquale, inoltre, lo «scandalo» della morte e discesa agli inferi del Cristo rappresenta una chance per la comprensione delle operazioni trinitarie (cf. pp. 246-308). «Momento costitutivo dell’inversione [rahneriana] è la kenosi che indica l’inabitare e il perdersi/ritrovarsi di ogni Ipostasi nell’altra nell’eterna pericoresi» (p. 431). L’intima vita trinitaria è così dispiegata attraverso l’unica modalità che è capace di spiegarla: l’amore senza misura che Gesù ci ha testimoniato sulla croce e che deve dilagare nei rapporti di reciprocità che Egli ha «comandato» tra i suoi. Secondo von Balthasar, si tratta «della svolta universalmente decisiva della visione di Dio che non è in primo luogo ‘potenza assoluta’, ma ‘amore’ assoluto e la cui sovranità non si manifesta nel tener per sé ciò che gli appartiene, ma nel suo abbandono (...). L’annichilamento di Dio ha la sua possibilità ontologica nell’autorinuncia eterna di Dio, la sua donazione tripersonale; a partire da qui anche la persona creata non deve essere descritta più come essere-in-sé, ma più profondamente (in quanto creata ad immagine e somiglianza di Dio) come ‘ritorno-a-se-stessa (reflexio completa) dall’essere ogni volta già fuori di sé e ‘stare-fuori-di-sé’‚ come dentro che si dona e dispiega» (MySal, VI, pp. 189-190).
I problemi aperti da questa impostazione teologica sono i più vari e l’A. ne elenca onestamente alcuni nelle ultime pagine a cui segue una ricca bibliografia ragionata. Queste riflessioni capaci – come è testimoniato dall’A. – di edificare una teologia così poderosa, rappresentano uno stimolo efficace per un ulteriore approfondimento. Cosa significa, ad esempio, a livello del pensiero dell’essere, quanto Balthasar scrive circa il rapporto tra kenosi e Rivelazione di Dio? Proto-logia, escatologia, teologia dogmatica, come pure le scienze umane, in questa rivoluzione della concezione dell’essere manifestano la vocazione ad essere rin-novate radicalmente dall’interno. L’ εν Χριστω della comunità ecclesiale in cui la creazione entra nella Trinità e ci apre alla Trinità, porta i rapporti interpersona-li a diventare il riflesso di quelli che intercorrono tra il Padre verso il Figlio nello Spirito.
Tratto dalla rivista "Parola e Storia" n. 1/2010
(http://www.scienzereligiose-br.it)
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Dott. luisa sirtoli il 16 maggio 2023 alle 18:25 ha scritto:
Ottimo saggio sulla teologia trinitaria che tiene conto delle istanze della cultura moderna e del pensiero filosofico contemporaneo. Apre alla riflessione e alla contemplazione del mistero trinitario in chiave cristologica.