La santità per tutti: è il grande progetto che anima la vita e l'opera di Alfonso Maria de Liguori. Per realizzarlo esce dai conventi e dalle chiese, scende nelle strade e avvicina gli uomini, raggiungendoli attraverso la parola, predicata ma soprattutto scritta. Nelle due opere spirituali qui raccolte e adattate in lingua corrente, ritroviamo le caratteristiche peculiari della prosa alfonsiana: semplice, diretta, mai incolore, ma soprattutto calata nella realtà, con al centro il faro luminoso della fede a guidare i passi degli uomini. A distanza di due secoli le sue opere continuano ad essere richieste e meditate, cibo vitale e sostanzioso per la crescita della vita cristiana; e, contemporaneamente, guida nel cammino di perfezione.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
2. TAPPE DI UN CAMMINO SPIRITUALE
La pubblicazione delle presenti operette spirituali in un unico volume è giustificata dalla presenza di vari elementi che le accomunano e non tanto da una necessità legata alla brevità. Il tema della uniformità alla volontà di Dio richiama facilmente quello di considerare Dio come un vero amico al quale rivolgersi con un rapporto di amicizia. L'amico va trattato da amico. Alfonso fuga così ogni idea di costrizione nel rapporto uomo-Dio, poiché la risposta dell'uomo è frutto dell'amore di Dio per l'uomo.
Tuttavia i due temi non sembrano conclusi in se stessi, ma parte di un disegno dai contorni chiari e definiti di un vero e proprio cammino teologico-spirituale, che trova il suo fondamento nella uniformità alla volontà di Dio.
Nella pubblicazione delle sue opere, sia teologiche che morali e spirituali, è stato detto che Alfonso non si è prefisso un piano organico, che potesse assomigliare a una sorta di Summa theologica. È piuttosto l'esigenza del momento a spingere il Santo ad essere presente con il suo insegnamento. Ma appare altrettanto chiaro che egli non procede a caso. La scelta e lo sviluppo dei vari temi permettono di cogliere i reali centri di interesse, collegati reciprocamente in una visione d'insieme da formare, come si è detto, un quadro teologico spirituale sostanzialmente attendibile dell'insegnamento del santo Dottore.
Lo sfondo di tutto il progetto alfonsiano è la proposta cristiana alla santità universale, cioè rivolta a tutti: non solo a una minoranza privilegiata o a coloro che hanno scelto uno stato di perfezione. Questa posizione ecclesiologica è ancora più sorprendente se si ricollega ai destinatari del suo messaggio: gli esclusi e gli emarginati sia sul piano sociale che culturale ed ecclesiale. Una visione ecclesiologica quindi maturata non a tavolino ma sul campo. Si può dire che Alfonso esce dai conventi e dalle chiese per aprirsi alla strada, ai luoghi dove la gente opera ed elabora il proprio modo di pensare e di agire, con un'attenzione del tutto particolare a coloro che vivono nell'abbandono materiale, culturale e religioso. Di fronte a questi diversi significati di povertà Alfonso matura la visione della santità aperta a tutti e anche la scelta di campo su cui orientare il proprio apostolato. Infatti — afferma Francesco Chiovaro — Alfonso «non reagì come riformatore sociale», ma intuendo lo stretto rapporto che intercorre tra la povertà materiale e la «miseria morale» pensò che quello era il suo posto e quello doveva essere il posto della «Chiesa o meglio lì avrebbe dovuto trovarsi, ma proprio lì la Chiesa del '700 era penosamente assente: la povertà è repellente, la grandezza di uomo e di Santo fu di aver voluto riempire questo vuoto» .
Alfonso segue da vicino il comportamento di Gesù il quale, più che convocare i discepoli intorno a sé, esce per villaggi e le città per annunciare la buona novella del regno; e dopo la risurrezione si fa incontro ai discepoli di Emmaus "tristi" per gli avvenimenti di Gerusalemme, camminando insieme con loro lungo la strada (cf. Lc 24, 15). A Maria di Magdala si presenta domandandole: «Perché piangi?», e chiamandola per nome suscita in lei la fede che le permette di riconoscerlo come il Vivente (cf. Gv 20, 15-16).
La chiamata universale alla santità, inoltre, per Alfonso non è indistinta o incolore ma calata all'interno delle rispettive esperienze di vita. In altre parole ciascuno può e deve farsi santo secondo il proprio stato di vita: il religioso, da religioso; il sacerdote, da sacerdote; il laico, da laico. Qualunque sia la scelta di vita, dice Alfonso, deve essere considerata come una opportunità da vivere secondo la volontà di Dio, come un reale percorso di santità .
Il Vaticano II renderà ufficiale questa dottrina, il cui modello, come già sottolineava Alfonso, è Gesù Cristo. «Maestro e modello di ogni perfezione, autore e perfezionatore della santità di vita, il Signore Gesù l'ha predicata a tutti e a ciascuno dei suoi discepoli, a qualsiasi condizione appartenessero: "Siate perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste" (Mt 5, 48). Ha mandato infatti a tutti lo Spirito Santo che dall'interno li muove ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente e con tutte le proprie forze (cf. Mt 12, 30), e ad amarsi reciprocamente come Cristo ha amato loro (cf. Gv 13, 34; 15, 12)» (Lumen gentium 40).
Il cammino non è automatico, esso implica una continua risposta nella ricerca della volontà di Dio. La ricerca dinamica della volontà di Dio, e il porsi al suo servizio, è per Alfonso l'espressione più alta della santità, poiché l'uomo in questo modo dona a Dio tutto se stesso e non solo una parte di sé. «Tutta la perfezione dell'uomo — sottolinea nella Uniformità — consiste nell'amare il nostro amabilissimo Dio» e «la massirezza di Alfonso; vedere nella Chiesa la continuazione dell'Incarnazione e della Redenzione di Cristo, uomo-Dio; ritrovare nella preghiera luminosa, calda di sant' Alfonso la forza di cooperare con Dio per la salvezza nostra e di tutto il mondo oggi sconvolto».
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silverio mazzella il 19 maggio 2016 alle 19:43 ha scritto:
Bellissimo