Oltre duemila edizioni susseguitesi ininterrottamente dal 1745 a oggi, milioni e milioni di copie lette e meditate in quasi tutte le lingue e a ogni latitudine: numeri da capogiro, che confermano come le Visite al santissimo Sacramento e a Maria santissima possano essere indubbiamente annoverate tra i grandi classici della spiritualità cristiana. Scaturite dalla profonda e tenera devozione di Alfonso Maria de Liguori a Gesù eucaristico e alla Vergine, le semplici e vibranti preghiere e invocazioni, qui adattate in una pregevole nuova edizione in italiano corrente, si propongono al lettore contemporaneo con un'attualità sorprendente, di respiro universale. Un inno, caldo e intenso, di fede, di ringraziamento e di amore verso l'Eucaristia.
PRESENTAZIONE
La Chiesa e l'Eucaristia
«La Chiesa vive dell'Eucaristia». È la frase che apre l'enciclica di Giovanni Paolo II sul Sacramento eucaristico, meditato soprattutto nel suo rapporto con la comunità cristiana. La lettera, firmata il 17 aprile 2003, è l'ultimo di una ricchissima serie di documenti sul Mistero eucaristico, che concili, papi, sinodi, vescovi e santi hanno scritto durante tutta la millenaria storia del cristianesimo.
Con essa, il Sommo Pontefice vuole ridestare nei fedeli sentimenti di grande e grato stupore; ringraziare il Signore del dono dell'Eucaristia e del sacerdozio; additare con nuova forza la centralità del Sacramento eucaristico; incoraggiare «il culto eucaristico, particolarmente le esposizioni del santissimo Sacramento, nonché la sosta adorante davanti a Cristo presente sotto le specie eucaristiche».
L'Eucaristia
Nel linguaggio corrente la parola «eucaristia» indica due concetti ugualmente profondi e parimenti caratterizzanti. Essa infatti contiene sia la memoria efficace e attuale della Pasqua del Signore sia quello di Comunione: il sacramento cioè che — secondo il Concilio di Trento e il catechismo di san Pio X — sotto le apparenze del pane e del vino contiene realmente il Corpo, il Sangue, l' Anima e la Divinità del nostro Signore Gesù Cristo, e perciò il Cristo tutto intero. «Questa precisa dottrina — ricorda ancora il predetto Concilio — è stata ritenuta fin dal principio della Chiesa e tutti i nostri antenati nella fede, che furono in comunione con santa madre Chiesa e parlarono di questo Sacramento chiarissimamente hanno professato che Gesù Redentore ha istituito questo sacramento mirabile nella sua ultima cena, quando, dopo la benedizione del pane e del vino, affermò di dare agli apostoli il suo Corpo come cibo e il suo Sangue come bevanda con parole precise e comprensibilissime e queste parole sono a noi riportate dai santi evangelisti, e precisamente in san Matteo (26,26-28), in san Marco (14, 22-24), in san Paolo (1 Cor 11, 23-25)».
I termini che, attraverso i secoli sono stati utilizzati per indicare l'Eucaristia, sono: fractio panis (At 2, 42.46); banchetto del Signore (1 Cor 2, 20); agàpe, santa cena; eucaristia (Didaché 9, 12); messa; celebrazione eucaristica; santissimo sacramento; corpus Domini; corpus Christi; ostia; sacrificium.
In questa pubblicazione — presentazione e testo alfonsiano — Si privilegia l'aspetto della presenza di Gesù nel l'Ostia consacrata, della sua permanenza sui nostri altari dell'incontro con lui nella Comunione.
L'Eucaristia costituisce il culmine della comunione di Dio con l'uomo e dell'uomo con Dio. Con il battesimo cristiano ha una prima partecipazione alla vita del Figlio di Dio. Per mezzo dell'Eucaristia la fusione della vita urna? con quella divina si fa più intima e completa. Per mezzo questo Sacramento, oltre a offrirsi quotidianamente al Padre per la salvezza del mondo, Gesù continuamente e re mente si rende presente tra gli uomini e a loro si dona.
Questo dono di tutto se stesso, Gesù lo aveva preparato con cura, più volte e da tempo. Un giorno, preoccupandosi della numerosa folla che, affamata della sua divina parola ma ora bisognosa pure del cibo materiale, lo aveva seguito in una zona disabitata, egli moltiplicò alcuni pani d'orzo e pochi pesci per sfamare cinquemila uomini, quanti cioè ne aveva calcolati, pressappoco, Giovanni. «Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: "Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo". Ma Gesù, vedendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo» (Gv 6, 14-15). Le folle — quelle presenti all'evento miracoloso e quelle future — erano conquistate.
Il giorno dopo, Gesù fu raggiunto da gran parte di quei cinquemila uomini a Cafarnao. Rivedendo i loro volti ansiosi, i loro occhi pieni di meraviglia e di domanda, si confidò apertamente con loro e consigliò: «Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangia-top pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà» (Gv 6, 26-27). E concluse: «Io sono il pane della vita: chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete» (Gv 6, 35). Ma nel folto del gruppo qualcuno tentennò il capo, qualcuno pensò di tornarsene a casa, qualche altro cominciò a mormorare perché ora le sue parole si erano fatte assurde, difficili da capire. (cf Gv 6, 60). Davanti alle loro incertezze, il Maestro chiuse definitivamente il discorso: «Io sono il pane della vita. Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell' ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui» (cf. Gv 6, 48-56).
Ne riparlerà ancora, poche ore prima d' esser condannato a morire in croce, con i pochi che restarono con lui. In mezzo ad essi, concretizzò la promessa. Era l'ultima volta che cenava con loro. E ad essi partecipò i sentimenti più profondi della sua anima, con il cuore in mano. Sul finir della mensa, sopra un pane spezzato dichiarò: «Questo è il mio corpo che è dato per voi: fate questo in memoria di me». Alla stessa maniera, dopo aver cenato, prese un calice di vino, e proclamò: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi» (cf. Lc 22, 19-20).
E da quella sera, per la vita del mondo, prima a Gerusalemme, poi a Troade, poi a Corinto, poi a Roma, poi sotto tutti i cieli, fino ad oggi, si vanno ripetendo quei gesti, si va ricelebrando quella Cena, si va facendo memoria di quella sera, si va adorando quel Pane e quel Calice. E così sarà fino alla fine dei secoli. La Chiesa ha vissuto le sue origini e ha corroborato il suo crescente sviluppo nel fervore battesimale ed eucaristico di sempre nuovi discepoli. Il battesimo e l'Eucaristia hanno segnato le tappe più gloriose del nuovo popolo di Dio.
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Rita Bassi il 17 dicembre 2015 alle 23:10 ha scritto:
E' un testo di grande aiuto per la meditazione al Santissimo Sacramento ma anche come libro di preghiera.
Scritto in modo semplice e chiaro, c'è un approfondimento di una paginetta per ogni giorno del mese.
Ho scoperto un grande Santo, umile e grande pedagogo.