Il Vangelo arabo dell'infanzia di Gesù ripercorre la vita di Gesù dalla nascita alla morte e risurrezione, soffermandosi e facendo luce sul periodo dell'infanzia e adolescenza sul quale i vangeli canonici dicono poco o nulla. La lettura di questo vangelo apocrifo coglie Gesù nella quotidianità di bambino, intento a modellare con i suoi coetanei delle statuette di fango o a trasformare "per gioco" un gruppo di ragazzi in capretti; ma registra anche i primi miracoli, spesso grazie alla mediazione di Maria, in favore di lebbrosi, indemoniati, muti.Il testo è la traduzione araba adattata di uno scritto siriaco, che, a sua volta, utilizza altri apocrifi più antichi, come il Protovangelo di Giacomo, i Racconti dell'infanzia del Signore Gesù e gli Acta Pilati. L'episodio del giovane trasformato in mulo riecheggia il classicissimo Asino d'oro di Apuleio.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
GLI APOCRIFI DELL'INFANZIA
Come abbiamo già ricordato, i primi apocrifi dell'infanzia del Signore Gesù, risalgono alla seconda metà del II secolo. Entrambi hanno avuto una diffusione molto precoce, come appare chiaramente dal numero dei manoscritti e delle traduzioni antiche e medievali che li trasmettono. Entrambi sono stati rimaneggiati e adattati in varia misura, vuoi per armonizzarli maggiormente con le Scritture, vuoi per conferire maggiore unità o attrattiva letteraria al racconto.
Entrambi poi sono stati riutilizzati nella composizione di altri apocrifi più tardivi. In particolare, sfruttando il fatto che i due testi sono complementari dal punto di vista cronologico, poiché il Protovangelo di Giacomo va dal concepimento di Maria fino alla fuga in Egitto (quando Gesù aveva cioè due-tre anni) e i Racconti dell'infanzia si svolgono fra i cinque e i dodici anni di Gesù, varie volte sono stati riuniti per formare un racconto continuo.
In siriaco i due apocrifi sono stati integrati nella Vita siriaca della Vergine, la cui data è sconosciuta.
IL VANGELO ARABO DELL'INFANZIA
Da un testo siriaco molto simile alla Vita siriaca della Vergine, ma che sembra perduto, derivano le due forme arabe, una più lunga e l'altra più breve, del vangelo dell'infanzia.
La versione breve si trova in un manoscritto che si conserva a Oxford e va dalla nascita di Gesù fino ai suoi dodici anni, con una breve appendice sul battesimo del Giordano. Rispetto alla forma lunga, la cui traduzione viene pubblicata qui di seguito, contiene solo i capp. 2-43, ma con molte differenze nel testo e nell'ordinamento dei capitoli e con qualche aggiunta che non si trova nella forma lunga. In traduzione italiana, la forma breve è stata pubblicata due volte con un'annotazione sommaria: M. ERBETTA, Gli apocrifi del Nuovo Testamento. 1/2. Vangeli: Infanzia e passione di Cristo, Assunzione di Maria, Marktti, Casale Monferrato 1981, pp. 104-116; L. MORALDI, Nascita e infanzia di Gesù nei più antichi codici cristiani (Uomini e religioni 41), Arnoldo Mondadori, Milano 1989, pp. 151-182.
La forma lunga, che si conserva in un manoscritto di Firenze, continua il racconto dopo il battesimo del Giordano fino alla Pentecoste epresenta così una vita completa di Gesù. Questa forma viene qui ripubblicata sulla base della traduzione di M.L. PROVERA, Il vangelo arabo dell'infanzia secondo il ms. Laurenziano orientale (n. 387), Franciscan Printing Press, Gerusalemme 1973. Il manoscritto di Firenze è lacunoso ai capp. 41e 43-43a e, per completare la traduzione, è stata utilizzata la Vita siriaca della Vergine.
Il Vangelo arabo dell'infanzia si colloca in un mondo contadino dalla geografia incerta e vaga, assediato da mille problemi. In primo luogo dalle malattie, fra le quali spiccano la lebbra e le possessioni diaboliche, ma anche dalla minaccia dei banditi, dai malefici e dai mali provocati dall'invidia.
Spesso grazie alla mediazione di Maria, Gesù riporta la salute, la felicità e la pace, facendo superare anche gli ostacoli che contrastavano alcuni matrimoni. La sua azione si esplica anche attraverso alcune «reliquie» singolari: le sue fasce, che funzionano come amuleti contro il demonio, e l'acqua del suo bagno, che guarisce dalla lebbra.
Figlio del suo tempo, il Vangelo arabo descrive le donne in maniera ambigua. Da un lato, spicca la figura di Maria, che è mediatrice di molti miracoli compiuti da Gesù bambino; e come lei, lebbrosa che promette ad altri infelici la guarigione grazie all'azione di Gesù. Dall'altro, le donne che non godono della protezione di un uomo, che escono da sole, vanno incontro a guai sicuri.
Per la vita pubblica di Gesù, il Vangelo arabo riassume e rinviai suoi lettori ai vangeli canonici. Invece, dal cap. 50 in poi, si dilunga sugli episodi che seguono la risurrezione, utilizzando con molta libertà un altro apocrifo, gli Acta Pilati. Con evidente intenzione comica, che sovrasta la polemica, il Vangelo arabo mette in scena vari gruppi di ebrei, designati in maniera molto imprecisa, che non riescono a mettersi d'accordo su quel che è successo con il corpo di Gesù risorto e su come abbia fatto Giuseppe di Arimatea (identificato con il marito di Maria) a scappare di prigione, poiché il prezzo dell'accordo è necessariamente il riconoscimento della divinità di Gesù e della verità della sua risurrezione.
Abbiamo già detto che tra le fonti del Vangelo arabo si trovano il Protovangelo di Giacomo, i Racconti dell'infanzia del Signore Gesù e gli Acta Pilati. Rimane da aggiungere che l'episodio del giovane trasformato in asino riecheggia, a modo suo, una fonte classica: l'Asino d'oro di Apuleio.
SEVER J. VOICU
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mariasilvia roveri il 8 novembre 2017 alle 21:32 ha scritto:
utile solo a chi vuole avere una conoscenza dei vangeli apocrifi. leggendolo si capisce perchè non è tra i vangeli canonici...
Dott. DONATELLA PEZZINO il 14 maggio 2024 alle 09:07 ha scritto:
Questo Vangelo mi è piaciuto perché getta una luce sulla nascita della devozione mariana, evidentemente molto più antica di quanto molti pensino. Contiene però racconti inverosimili che falsano di molto la figura di Gesù, visto come un bambino che sa essere anche crudele e vendicativo. E' comunque un testo di grande interesse per comprendere la spiritualità dei primi secoli cristiani in tutte le sue sfaccettature, soprattutto quelle meno note.