Il sogno di una Chiesa
(Studi e ricerche. Sez. teologica)EAN 9788830810532
Esito di una dissertazione dottorale presentata alla Pontificia Università Lateranense di Roma, il libro consente di ripercorrere l’evento conciliare attraverso l’analisi e lo studio degli interventi di uno dei suoi protagonisti più autorevoli: l’allora arcivescovo di Bologna.
Tratto dalla rivista Concilium n. 5/2010
(http://www.queriniana.it/rivista/concilium/991)
Lo studio converge nella sintesi prospettica dell’intuizione teologica e pastorale del card. Lercaro nei suoi interventi al Concilio. Una linea coerente e ferma lega l’insieme dei suoi contributi. Essa si forma attorno al tema della kenosi dell’amore del Cristo nella morte e risurrezione. Kenosi a cui la Chiesa è chiamata a ispirarsi e a vivere. La I parte riguarda la vita, il pensiero e le attività pastorali del cardinale prima del Concilio. La II sviluppa i suoi interventi nell’assise ecumenica. La III elabora l’interpretazione unitaria delle sue riflessioni a partire dal mistero di Cristo e della Chiesa. In appendice i suoi discorsi conciliari.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2011 n. 2
(http://www.ilregno.it)
Nell’anniversario dei 50 anni dall’inizio del Vaticano II, va accolta con particolare attenzione quest’opera che documenta in modo approfondito e preciso l’apporto che il card. G. Lercaro (1891-1976) ha dato al rinnovamento della chiesa cattolica. Grazie alle ricerche di don Matteo Donati, docente presso l’Istituto superiore di scienze religiose «A. Marvelli» della diocesi di Rimini, è possibile apprezzare criticamente la figura e l’opera di uno dei protagonisti del Vaticano II. Come afferma nella sua presentazione mons. F. Lambiasi, il libro «non è scritto da un anziano che ha vissuto il Vaticano II e ne parla con nostalgia », ma «da un giovane sacerdote che vuole conservare con gelosa cura le fonti di vita cristiana», proposte dal Concilio e tuttora attuali.
L’analisi compiuta dall’autore sugli interventi del card. Lercaro al Concilio è un buon esempio di «ermeneutica della riforma», attenta sia alla novità dell’evento conciliare, sia alla sua continuità con l’autentica tradizione ecclesiale. Si sa che le intuizioni teologiche e le iniziative pastorali e liturgiche del cardinale di Bologna non furono sempre commentate in modo corretto, specialmente se si guarda alla pubblicistica del tempo in cui furono enunciate. Si pensi soprattutto al tema della «chiesa povera», che oggi come allora suscita discussioni e reazioni opposte.
Di fronte a letture riduttive di stampo politico, si vede che anche su questo punto la visione di Lercaro era ancorata teologicamente in modo ineccepibile nell’imperativo evangelico di modellare ogni riforma della chiesa sull’esempio di Cristo: «Come Cristo ha compiuto la redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la chiesa è chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza» (LG 8). Le questioni che il cardinale di Bologna poneva sul tappeto cinquant’anni fa non sono ancora del tutto risolte: né sul piano ecumenico e del dialogo con le altre religioni, né sotto l’aspetto di una struttura ecclesiale più semplice, meno burocratica e centralistica. Altri punti specifici, sono tuttora motivo di critiche e pregiudizi duri a morire come, ad esempio, imputare alla messa in italiano il calo dei fedeli alle celebrazioni domenicali. La struttura dell’opera è articolata con precisione e chiarezza.
Nell’ampia introduzione (pp. 19-51), dopo una breve biografia del cardinale, si mettono in evidenza i pareri contrastanti sul suo operato e sul suo rapporto con Giuseppe Dossetti (pp. 26-33 e 46-48). L’autore non è animato da scopi apologetici, ma in modo pacato e critico vuole piuttosto verificare le domande teologiche soggiacenti che impongono di rispondere alla domanda sul legame tra mistero di Cristo e mistero della chiesa. Queste intenzioni, apertamente dichiarate, ispirano le tre parti in cui è divisa la ricerca: la prima, ricostruisce la formazione, il pensiero teologico e le attività di Lercaro prima del periodo conciliare (pp. 55-129) e mostra la solidità della sua preparazione teologica. La seconda parte è dedicata al ruolo e agli interventi di Lercaro durante il Concilio Vaticano II: è la più lunga (pp. 131-431) e più impegnativa, dove si può apprezzare pienamente l’importanza dell’apporto che Lercaro diede al Concilio. Se giustamente si riconosce che la teologia italiana ebbe poco peso nelle discussioni conciliari e che in genere l’episcopato italiano era impreparato all’evento, tuttavia è altrettanto vero che il ruolo di Lercaro ha inciso fortemente sull’andamento del Concilio e sugli sviluppi successivi. Infine, nella terza parte (pp. 435-494) di carattere più sistematico, l’autore mostra che in Lercaro c’è una corretta connessione tra cristologia e pneumatologia, che «sono i due perni su cui fonda il suo impianto teologico. Tali fondamenti derivano a loro volta dal fatto che egli ha posto quale centro dell’esperienza di fede, e quindi della riflessione teologica, il dato sacramentale, in particolare la parola di Dio e l’eucaristia» (p. 493). In un’apposita appendice (pp. 495-547) sono raccolti alcuni dei discorsi conciliari del card. Lercaro, peraltro già editi nel volume Per la forza dello Spirito (EDB, Bologna 1984).
Forse sarebbe stato bello inserire in questa appendice anche il testo integrale della memoria che Lercaro inviò a Roma nel 1959 in risposta alla consultazione dei vescovi promossa dalla Commissione antepreparatoria del Vaticano II, anche se il suo contenuto è presentato in una bella sintesi (p. 134). In conclusione, non si può che sottoscrivere quanto afferma P. Coda nella sua prefazione (p. 9): questo saggio «attesta al di là di ogni ragionevole dubbio e di ogni strumentale polemica, l’apporto consistente e originale offerto dal card. Lercaro al magistero del Concilio Vaticano II».
Tratto dalla rivista "Credere Oggi" n. 2 del 2012
(http://www.credereoggi.it)
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