L' etica ortodossa
(Questioni di etica teologica) [Libro in brossura]EAN 9788830810303
La dimora (= êthos) dell’agire credente: la liturgia. B. Petrà è tra i più noti studiosi di teologia e di etica della Chiesa ortodossa, specie greca. In questa narrazione egli intende offrire aspetti sistemici dell’etica ortodossa, che il suo lungo magistero dottorale ha già esposto con cura in saggi sparsi. Nonostante questo carattere narrativo, non si rimane per nulla delusi. Tanto più che la comunità ortodossa, in Italia, è la seconda comunità religiosa presente sul territorio italiano a seguito della forte immigrazione dai paesi dell’Est.
Costruendo così un ponte di comunicazione tra le diverse comunità religiose e imponendosi per il suo carattere ecumenico. Il lettore è condotto dal XV sec. ai nostri giorni, attraverso figure rappresentative di teologi della Chiesa ortodossa, non senza rilevarne l’influenza cattolico/protestante dell’Occidente, a un primo aspetto dello specificum, quello cristo/ecclesiologico (prima parte). Si passa, quindi, al quadro delle fonti, specie i Padri e la liturgia, acquisendo lo statuto epistemologico della Scrittura come libro della Chiesa (seconda parte). La terza parte arricchisce la dimensione ecclesiale dell’etica ortodossa con la presentazione del «magistero ortodosso» e della «dimensione economica dell’ethos» allo scopo di comprendere il rapporto tra la norma morale e la persona, «forgiando una particolare modalità di guardare alla legge che si rivela anche quando il termine “economia” sembra assente» (p. 299). La quarta parte riguarda l’agire. Specie il metodo di formazione della decisione morale, il rapporto tra «ragione e tradizione», il carattere ecclesiale della coscienza. La quinta parte è un trattatelo sulla controversia, molto acuta specie in tempo di guerra, della menzogna necessaria. In conclusione, l’Autore può offrire una sintesi sui caratteri peculiari dell’etica ortodossa (pp. 297-302).
Dentro la proposta di tanta ricchezza, data la natura della rivista in cui viene proposta questa recensione, ci fermiamo sul ruolo della liturgia quale fonte specifica dell’identità dell’etica ortodossa quale lezione e testimonianza di una tradizione, qual è appunto quella ortodossa, capace di arricchire e stimolare la riflessione delle altre tradizioni cristiane. Il rapporto tra liturgia ed etica costituisce uno dei leit-motiv della riflessione del prof. Petrà e dell’esposizione del carattere proprio dell’etica ortodossa. Per comprendere l’approccio epistemologico con cui l’Autore propone, nel testo, la specificità liturgica dell’etica ortodossa, bisogna riandare alla conclusione del testo, dove si legge – nel confronto differenziale tra l’etica ortodossa e quella cattolica e cristiana in genere – il proprium del rapporto Cristo/morale, che non viene ritrovato come riflessione tematica e completa, ma come elementi consacrati dal Vaticano II e poi dall’Enciclica Veritatis splendor (1993).
Fino ad affermare che «sarebbe difficile trovare in ambito cattolico la conseguenza inevitabile della seria assunzione di questo dato, ovvero il carattere fondamentale della liturgia come criterio e fonte della vita morale cristiana anche in termini contenutistici e normativi» (p. 298). Una tale posizione lo porta a concludere che l’etica cattolica «ha rivestito i panni cristocentrici e forse ecclesiocentrici», mentre l’etica ortodossa «è cristo/ ecclesiocentrica». Una tale visione e affermazione appare, a prima vista, forte e forse non aderente alla realtà della riflessione cattolica, a cominciare dal Concilio. La visione del prof. Petrà più che un’affermazione intende essere una pro/vocazione che va così intesa: «Infatti – sono parole del prof. Petrà su «Studia moralia» – il cristocentrismo in campo cattolico è stato sì assunto ed elaborato ma c’è un punto nel quale si manifesta il carattere ancora “incompleto” di tale assunzione: il punto è costituito dal rilievo insufficiente dato alla liturgia e al suo senso ontologico, alla liturgia come sorgente “ontologica” della vita morale cristiana e come generatrice di contenuti normativi dell’esistenza cristiana».
Riprendendo il vocabolario del testo che stiamo esaminando, l’ethos cristiano «è dato nella liturgia, rinnovato costantemente nella liturgia, nutrito e illuminato radicalmente nella liturgia: il realismo ovvero il significato ontologico della celebrazione/partecipazione liturgica proprio della dottrina orientale non può non portare a questa visione delle cose». Bisogna qui presentare la distinzione che l’Autore opera, nella ripresa della lezione di Eraclito letto da Heidegger e raccolto da Yannaras, autore ortodosso molto apprezzato dal Petrà e ben conosciuto dal pubblico italiano fin dagli anni ’70 del secolo scorso. Come scrive B. Petrà, «il termine greco êthos, con la hêta, dal quale deriva tutto il linguaggio etico greco e che solo in parte coincide con il termine ethos con la epsilon, che indica in generale il costume, è oggi utilizzato nell’ambito ortodosso – specialmente sotto l’influenza di Yannaras – per indicare il modo di essere-agire di un soggetto. In questo senso, êthos e tropos (= modo) tendono a coincidere» (p. 53). Vorrei a questo punto spingere oltre questa riflessione riprendendo il significato originario di êthos presente in Omero ed Esiodo, dove significa casa e dimora, per rilevare come la liturgia divenga, anche in campo cattolico, l’êthos, la dimora, tipicamente cattolico e cristiano, luogo squisitamente originario del sorgere dell’alleanza e perciò del legame vitale ed esistenziale tra l’evento e l’iniziativa di Dio e la risposta umana, costituendosi l’ecclesia, come la realtà umana chiamata e costituita dalla parola di Dio e dall’evento sacramentale e quale casa (oikos) del Signore, quale si trova nell’etimologia mitteleuropea della Chiesa (Church, Kirke…).
Risposta alla domanda genesiaca di Dio: «Adamo, dove sei?» e alla domanda degli apostoli: «Signore, dove abiti?» fu proprio un testo di Yannaras che studiai fin dagli anni ’70 (cf. Ch. Yannaras, La morale della libertà. Presupposti per una visione ortodossa della morale, in Ch. Yannaras - R. Mehl - J.M. Aubert, La legge della libertà: evangelo e morale, Jaca Book, Milano 1973, pp. 17-19, ripreso ed elaborato da uno dei miei maestri: L. Ceccarini, La morale come Chiesa. Ricerca di una fondazione ontologica, D’Auria, Napoli 1980, pp. 47-67). che mi aiutò a fare della Chiesa quale sorge dall’Eucaristia e dai sacramenti quale luogo unitario – la molecola o la cellula – fondamentale dell’etica cattolica, realtà che mantiene in sé tutti gli elementi del mistero di Cristo senza sperderne mai alcuno. Uno studio, infatti, dei sacramenti e l’ancoramento sacramentale della verità cristiana recupera immediatamente la comunità quale soggetto dell’alleanza e realtà eucaristico/comunionale in cui Dio ritorna a rifare l’uomo a sua immagine e somiglianza, e contiene in sé i criteri specifici della morale cattolica e cristiana. Nella liturgia è dato di trovare la realtà vera su cui edificare l’impianto della vita morale e dell’impegno personale e comunitario della salvaguardia dell’altro e del creato, in un abbraccio tra il cielo e la terra, tra la volontà di Dio realizzata in terra come in cielo, nel contagio di vita tra la Trinità e la Chiesa celeste.
La liturgia ci offre la vera realtà della vita, Dio, e la liturgia permette di vivere nella giustizia e nella verità tutte le altre relazioni dell’uomo. Paolo VI amava insegnare che un’autentica teologia deve essere tanto cattolica quanto ecumenica. Il testo del prof. Petrà ci immette su questa strada nella convinzione con cui termina il suo scritto: che «tutte le famiglie cristiane, con i loro indubbi limiti ma anche con le loro feconde diversità, costituiscono un unico popolo di credenti che il Signore Gesù guida verso il compimento attraverso le vie misteriose della sua sapiente misericordia e la potenza sempre nuova del suo Santo Spirito» (p. 302). Così, il libro invita a integrare l’elaborazione di ogni etica cattolica, da quella fondamentale a ogni settore speciale, con la dimensione ecumenica e interreligiosa, non per contrapporsi ma per imparare, e fare della verità una sinfonia allo Spirito Santo.
Tratto da "Rivista Liturgica" n. 4/2012
(http://www.rivistaliturgica.it)
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