Nella forma di un dialogo tra un ministro, il saggio fra Giuseppe, e il suo giovane vicario, fra Beniamino, il volume affronta la tematica della vita fraterna sondandone la ricchezza ma anche le zone d’ombra, alla luce della Scrittura e dell’esperienza francescana . Ne emerge il racconto non solo di che cosa può essere la vita comunitaria, ma anche di quali dinamiche umane entrano in gioco nell’interazione con l’altro.
Nel primo breve capitolo introduttivo, «La fraternità umana» (pp. 11- 14), l’autore tenta di andare alle origini del concetto di «fraternità», accennando alle letture politica, filosofica e mitologica e soffermandosi sulla prospettiva biblica: «I racconti ci insegnano che, nella Bibbia, la fraternità e` un percorso di purificazione interiore ed esteriore nel corso del quale l’uomo deve mettere il Vangelo di Gesu` al posto del primitivo istinto di Lamech (cf. Gen 4,24) che e` un istinto di vendetta (cf. Mt 18,21-22). Il Vangelo invece lo introduce in una dinamica di riconciliazione senza limiti» (p. 13). Il titolo del secondo capitolo, «Le erbe amare» (pp. 15-59), che ci pone nel vivo del dibattito tra fra Giuseppe e fra Beniamino, rimanda alla «dimensione ascetica della vita religiosa» (p. 17) quale «lavoro quotidiano, concreto, per giungere alla conversione della nostra umanità» (p. 18), che rifugge da una lettura spiritualistica della vita comunitaria e che assume la sfida di «passare dall’io al noi grazie al Padre» (p. 32) nel riconoscimento della comune filiazione divina, in un atteggiamento di kenosi-servizio che ripropone quello indicatoci Gesù in particolare nella lavanda dei piedi (cf. p. 35).
Vi sono, pero` , delle «radici amare» che minano la vita fraterna e che costituiscono l’oggetto della meditazione proposta al capitolo terzo, «Le radici amare» (pp. 61-95). «Apparentemente – evidenzia fra Giuseppe – si tratta di atteggiamenti buoni, accettabili, ma che, una volta diventati cronici, impediscono alla vita fraterna di prosperare» (p. 61). Tali attitudini devianti sono spesso motivate da una mancanza di interiorità, una scarsa qualità della vita spirituale che rischia di dimenticare il primato di Dio (cf. pp. 66-69), dall’individualismo che deteriora il dialogo privilegiando i progetti personali (cf. pp. 69-74), ma anche dall’eccessiva e acritica dipendenza dalla comunicazione virtuale (pp. 74-79) o da una comunicazione superficiale e leggera (pp. 79-83), priva di discernimento e distruttiva. La gelosia, l’aggressività come pure un apostolato privo di passione (pp. 83-95) sono altrettante radici amare che minano la vocazione, la testimonianza e la missione della fraternità. L’ultimo capitolo del volume, dopo la pars destruens, propone una pars construens, «Le radici feconde» (pp. 97-135), che apre la prospettiva di una fraternità pasquale che «passa dalle sofferenze umane alle gioie divine» (p. 98). Condividere e celebrare la bellezza della fraternità sollecita a ripartire dalla «pasqua del cuore» (p. 98), specialmente nei termini di una libertà e maturità affettiva che si manifesta nel voto di castità, ma anche da una «pasqua della volontà» (p. 103), nel passaggio dall’ascolto di sé all’ascolto di Dio mediato dal voto di obbedienza, donando così totalmente la propria vita. Il voto di povertà , infine, e` l’espressione di una «pasqua dei beni» (p. 109), di una radicale gratuita` sicura del Signore. Su questi presupposti anche la comunicazione fraterna puo` divenire «pasquale» (p. 115), animata da un linguaggio che porta salvezza, che è «buona notizia».
Il dialogo tra fra Giuseppe e fra Beniamino si conclude toccando ulteriori aspetti (pp. 122-135), quello dell’esercizio dell’autorità – come servizio, lucido e sapiente, radicato nella docilità di Cristo – e quello della fraternità come luogo eucaristico e di benedizione. Il fraterno confronto – intenso ma anche capace di sdrammatizzare – tra i due protagonisti della narrazione di Bustillo nasconde tra le righe un messaggio di fiducia e di speranza: la vera sfida e` vivere la gioia della fraternita` . «Ogni giorno comincia come il mattino di Pasqua andando incontro ai fratelli» (p. 139).
Tratto dalla rivista Il Santo. Rivista francescana di storia dottrina arte" LIV, 2014, fasc. 1-2
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