Rituum forma
(Caro salutis cardo. Studi)EAN 9788825032543
Il ponderoso volume (di 495 pagine) contiene il testo della tesi dottorale di un giovane prete friulano, che ha frequentato gli studi presso l’Istituto di Liturgia pastorale «Santa Giustina» di Padova. È dotato di un’ampia bibliografia. L’autore affronta un aspetto della liturgia raramente preso in considerazione: la «forma dei riti»; non tanto la forma proposta dai libri liturgici, bensì il rito quale si dispiega in una concreta celebrazione.
La forma del rito può essere studiata attraverso il suo sviluppo storico, oppure nei suoi contenuti teologici, ma anche in modo diretto, esperienziale, partecipandovi. Ed è stata proprio la partecipazione uno degli scopi della riforma liturgica del Vaticano II; essa permette di entrare, con la mediazione del rito hic et nunc celebrato, nel mistero cristiano oggetto della celebrazione, in quel mistero che è contemporaneamente divino e umano. L’autore dedica ampio spazio e profonda analisi all’apporto dei pionieri del movimento liturgico dei primi decenni del Novecento a partire da Romano Guardini e Joseph Andreas Jungmann. Pone poi in evidenza il contributo delle scienze umane, in particolare dell’antropologia, particolarmente attenta all’humus entro il quale i riti sorgono e successivamente si sviluppano. Uno spazio, nello studio, è riservato all’evoluzione dell’idea di «forma» nella storia del pensiero, con il ricorso alle tesi di Wladislaw Tatarkiewicz e di Hans Urs von Balthasar (al quale non importa la forma del rito, che può cambiare, ma il contenuto, immutabile). Mediante uno sguardo retrospettivo, la riflessione si sofferma sulla posizione di sant’Agostino e di san Tommaso d’Aquino per i quali la forma esterna della celebrazione liturgica è sì necessaria, ma secondaria rispetto al contenuto.
A proposito dell’apporto dell’antropologia circa il rito, il nostro autore scrive: «Le prospettive totalmente nuove dell’antropologia dischiudono orizzonti inesplorati e redditizi per la conoscenza delle dinamiche del rituale, ma si rivelano insidiose nella misura in cui non lasciano aperto il passaggio dal rito a ciò che esprime» (p. 249). È interessante poi l’invito a «lasciarsi plasmare dal rito». Riferendosi poi all’enciclica Mediator Dei di Pio XII (1947), il Della Pietra osserva: «Per quanto il documento individui tra le fontes della teologia anche la liturgia, in quanto ricco bacino ove attingere copiosamente argomenti e testimonianze per sostenere punti discussi della dottrina, non riesce a togliere dal culto la condizione di strumento momentaneo e posteriore rispetto alla professione di fede e alla dottrina della fede» (p. 364). Detto dei contenuti del volume, dai quali emerge la validità del lavoro svolto, ci sia permessa un’osservazione critica: risulta troppo insistita la citazione di alcuni autori, attualmente docenti presso l’Istituto di Liturgia di Padova; così pure risulta pesante che vengano ribaditi con frequenza i medesimi concetti.
Tratto da "Rivista Liturgica" n. 3/2013
(http://www.rivistaliturgica.it)
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Don Antonio Marotta il 19 marzo 2019 alle 23:42 ha scritto:
Questo libro è utilissimo per aggiornare la formazione teologico-liturgica intorno alla forma del sacramento. Speriamo venga riedito al più presto. Libri come questo di Della Pietra servono ad aggiornarsi seriamente sulla teologia del rito liturgico-sacramentale. Anche se può sembrare una lettura impegnativa, sono convinto che il lettore potrà cambiare mentalità sulla mediazione liturgica dell'Evento cristiano.