Libertà: crisi e ripresa della coscienza morale
(Fede e cultura)EAN 9788825024371
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Il volume, come altri qui recensiti, è curato da Autori di altre opere, pubblicate all’interno di questa stessa collana, intitolata: “Fede e Cultura”. In questo libro si propone il frutto del confronto tra gli studiosi di varia esperienza e competenza. Essi si sono interrogati a partire dal passato, sulle diverse tendenze di pensiero e sulle prospettive di comportamento in relazione ai temi della libertà e della coscienza; temi oggi molto dibattuti perché si pongono al centro della questione antropologica, in quanto mettono in gioco la libertà umana nel suo esercizio storico rispetto alle questioni tutt’altro che marginali dell’esistere, riguardanti aspetti del vivere, che rimandano al “cuore” della persona umana nella sua ricerca e pratica del bene. Nella varietà delle proposte emerge la convergenza nel ricorrere alla coscienza, che si rinnova ogni qualvolta si è chiamati a dare ragione della prassi umana. La coscienza è considerata nelle sue molteplici correlazioni, aperture e contraddizioni in un intreccio di proposte dibattute in un seminario ad hoc, per cui sono ulteriormente precisate e approfondite, confrontate con prospettive “altre”. Anche qui l’indice del volume illustra l’ampiezza del dibattito.
Tratto dalla Rivista di Scienze dell'Educazione n. 1/2010
(http://www.pfse-auxilium.org)
Il tempo della postmodernità – il nostro – è avvolto dalla nube della Krise: di valori, di esistenza, di coscienza, di fede, di libertà, di vita. Questo breve saggio raccoglie delle riflessioni importanti in ambito filosofico, antropologico, etico e bio-etico a proposito della libertà e della coscienza. In gioco si presentano le diverse possibilità d’interpretazione del nostro essere e dell’agire: dall’uomo che è la sua libertà, alla persona come essere che cerca di esprimere la propria relazionalità e razionalità trascendendo il semplice io volitivo, sino alla comprensione metafisica della libertà come esse causa sui. Il tema della libertà è divenuto senz’altro un problema da trattare più che un valore da approfondire. Perché non si parla, oramai, di libertà in termini di energia-forza di adesione a un valore, bensì quale autonomia d’espressione del soggetto.
La libertà sempre più appare, secondo l’ottica kantiana, quale emancipazione “da” e autonomia “per”, raggiungendo una forma malata di ipertrofia e ponendo il soggetto fuori dall’ottica della responsabilità e dell’agire oggettivamente secondo coscienza. Il libro si compone di ben nove capitoli. Il primo accoglie la riflessione di C. Vigna su Libertà e metafisica (pp. 11-32) e offre un’interessante constatazione: «Alla distruzione moderna della figura del Bene si accompagna, dunque, l’esaltazione incondizionata della libertà, ossia una celebrazione etica della trascendentalità dell’io» (p. 21). Il secondo capitolo è di S. Semplici e accoglie una domanda: Perché la legge e non la vita? Una riflessione a partire dalla distinzione fra “fatto” e “azione” (pp. 33-54). Si tratta di una riflessione sul problema dell’autonomia e della ragione come bio-etica. Il terzo capitolo è di G. Parnofiello su La libertà nella crisi e nella ripresa della coscienza morale (pp. 55-84). L’autore si sofferma sul concetto di determinismo, di obbligazione e di alienazione, approfondendo la verità della coscienza e il luogo della moralità: «Fare qualcosa perché è giusto fa comprendere come la coscienza non è affatto a nostra disposizione: essa non è obbedienza e neppure arbitrio e si coniuga strettamente con la responsabilità.
È vero che abbiamo l’esperienza della coscienza nella nostra interiorità, ma essa non è affatto monadica, cioè non si percepisce se non in modo relazionale» (p. 78). Il quarto capitolo è dedito alle Scienze cognitive e pretese della filosofia. Un discorso aperto (M. Signore, pp. 85-98); mentre il quinto riguarda specificamente Coscienza, relazione e memoria in G.W. Leibniz (L. Cucurachi, pp. 99-114). Ai confini della coscienza. La libertà umana tra prima e terza persona è il contenuto del sesto capitolo (M. Farisco, pp. 115- 136). Il settimo capitolo si occupa della Decomposizione del marxismo. Suicidio della rivoluzione e secolarizzazione nella riflessione di Augusto del Noce (G. Nocerino, pp. 137-156). L’ottavo capitolo tratta de La coscienza morale e la libertà dell’uomo di fronte alle sfide della neuroetica (S. Spiri, pp. 157-176). Per neuroetica s’intende quella disciplina distinta dalla bioetica che considera le conseguenze buone e cattive nella pratica medica e nella ricerca biologica. Il compito della neuroetica è quello di usare le nostre conoscenze sul funzionamento cerebrale per meglio definire il senso della natura umana e il modo in cui possiamo e dovremmo interagire socialmente (cf. p. 163).
L’ultimo capitolo è redatto da T. Valentini a proposito de La coscienza come volontà originaria e come immagine dell’Assoluto. Il pensiero trascendentale di J. G. Fichte dalla Nova Metodo alla Dottrina della scienza del 1804 (pp. 177- 218). Per Fichte, la filosofia trascendentale è scienza della libertà. Per questo grande pensatore, filosofia e cristianesimo, pur essendo ambiti distinti per metodo, concordano negli esiti fondamentali: essi sono il frutto di una ricerca della verità tutt’intera. Questa pubblicazione è stata resta possibile grazie alla Fondazione Centro Studi Filosofici di Gallarate ed è avvenuta in collaborazione con il Servizio nazionale della Cei per il progetto culturale. Sarebbe stata auspicabile una conclusione per meglio focalizzare i diversi intrecci non solo antropologici tra libertà, persona, agire e società qui considerati.
Tratto dalla rivista Asprenas n. 1-2/2010
(http://www.pftim.it)
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