La teoria del «gender» e l'origine dell'omosessualità
-Una sfida culturale
(Progetto famiglia)EAN 9788821574344
L’autore di questo saggio, teologo e psicologo, vive a Parigi e lavora sul campo in ambito socio-familiare e psico-analitico, ed è consultore dei Pontifici Consigli per la Famiglia e per la Pastorale della Salute, nonché membro della Commissione internazionale d’inchiesta su Medjugorje. Il volume si compone di tre parti: L’ideologia del “gender” (pp. 11-72); Le diverse forme del fenomeno dell’omosessualità (pp. 73-120); L’ideologia del genere e la salute riproduttiva. Aspetti dottrinali e pastorali (pp. 133-162).
La teoria del genere sostiene che la persona sia il risultato dei modelli e dei ruoli sociali in cui è costretta. Tale ideologia ignora non solo il significato ontologico della persona, ma anche il modo in cui questa elabora se stessa nel corso del proprio sviluppo. In questo modo si crea confusione tra l’essere della persona, che è dato, e la sua personalità psicologica e sociale che, questa sì, è elaborata a partire da differenti tappe psichiche e da realtà trascendenti, che non dipendono dal soggetto. Tony Anatrella adotta il concetto di elaborazione della personalità e non quello di costruzione della personalità, e fa notare che la nozione di gender è stata ispirata da medici che lavoravano su personalità transessuali e travestiti. «Si tratta di soggetti che vivono una tensione tra la realtà del proprio corpo caratterizzato dal sesso maschile e femminile e il desiderio di possedere il corpo del sesso opposto. Questo conflitto intrapsichico è, tra gli altri, legato alla difficoltà vissuta da alcune personalità a interiorizzare il proprio corpo accettando come dato del reale.
Il corpo fantasmatico prende il sopravvento sul corpo reale con l’idea delirante che la natura abbia sbagliato il corpo poiché il vero sesso sarebbe quello che viene percepito e immaginato. In altre parole, il sesso soggettivo per queste personalità diventa la norma […]. Il termine genere è stato coniato da John Money, uno psicologo americano (1921-2006) che lavorava in un dipartimento di endocrinologia pediatrica a Baltimora dove si trattavano i principali casi di intersessualità (transessualismo) del Paese. Questi affermava che la differenza uomo-donna è dovuta all’educazione più che alla biologia […].
Money ha creato il concetto di gender role (ruolo di genere) nel 1954, mentre Evelyn Hooker (1907-1996) è la creatrice del concetto di gender identity (identità di genere)» (pp. 32-34). L’eterosessualità, l’omosessualità e il transessualismo sono posti dai teorici del genere sullo stesso piano. In nome del concetto di gender, si separa il sesso biologico dal sesso psicologico e da quello sociale. Tale idea è stata ripresa dai movimenti femministi per affermare l’origine puramente culturale dell’identità sessuale: il maschile e il femminile sono costruzioni sociali. C’è una grande confusione di linguaggio che non permette più di considerare in modo pieno l’identità sessuale di fatto del soggetto. Si crea, nel soggetto, una sorta di scissione tra identità sessuale e coerenza, lasciando pieno spazio al sentire, al percepirsi puramente in senso emozionale. Con la teoria del gender si assiste a un cambio di paradigma: il concetto di orientamento sessuale si sostituisce a quello d’identità sessuale, presentando l’omosessualità, ad esempio, come un’alternativa all’eterosessualità, cosa che in realtà non è. Il concetto di gender è stato ripreso dai movimenti di lesbiche e omosessuali al fine di utilizzarlo quale fonte per le leggi civili.
La teoria del gender tende a favorire una concezione che separa l’identità (l’essere) dal proprio corpo (il sé in relazione). È una teoria che ignora il significato del simbolismo umano della mascolinità e della femminilità a beneficio di una visione pragmatica e indifferenziata. Si utilizza il linguaggio per descrivere quello che non esiste nella realtà. È una teoria contraddittoria: perché, da una parte, si rivendica il diritto alla differenza, ma, dall’altra, si distruggono le basi della differenza sessuale, presentando l’omosessualità come una differenza o un’alternativa all’eterosessualità, cosa che collide con la realtà. In realtà, la teoria del gender nega ogni differenza: si sostiene che la differenza sessuale non ha alcuna importanza nella coppia e nella famiglia, e perfino nell’educazione dei bambini, mentre invece tale differenza è essenziale.
La teoria del gender non è altro che un’ideologia della frattura contro l’antropologia unitiva. Essa prova a plasmare il mondo contemporaneo in nome dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Si tratta, però, di una nozione di uguaglianza molto discutibile, perché si confonde l’uguaglianza in dignità della persona umana con l’uguaglianza di tutte le situazioni e di tutte le rivendicazioni in nome dei diritti umani. Le critiche alla teoria del gender, in ambito cristiano, sono tante e si possono così raccogliere: affermando che l’uomo e la donna non sono altro che prodotti della società, questa teoria nega la dimensione personale del singolo, nonché la sua particolare vocazione; la differenza sessuale è costitutiva della persona e la definisce in modo essenziale e non secondario (è un dato antropologico fondante il nostro essere persona e non un valore semplicemente religioso o un dogma); l’alterità sessuale è indispensabile per generare la vita e creare futuro e, quindi, fare un’esperienza autentica di relazione e di comunione; è necessario riscoprire l’interiorizzazione del proprio corpo, processo che la teoria del gender non prende in considerazione; la coniugalità, nel senso dell’unione dei due sessi, e la genitorialità, nel senso della formazione di una coppia che ha generato dei figli, sono caratteristiche intrinseche a ciascun sesso, anche se l’influenza della mentalità contraccettiva e abortiva tenta di negare questa constatazione (l’uomo rivela, quindi, la femminilità della donna e la donna la virilità dell’uomo); laddove la teoria del gender genera conflitto e rivalità tra uomini e donne, la visione personalista, e quindi la relazione d’interdipendenza che vi è tra di loro, li pone nell’alterità, nella pari dignità e nella complementarietà del loro essere e dei compiti da svolgere.
La seconda parte del saggio, dedicata al fenomeno dell’omosessualità, sottolinea che l’origine di questo fenomeno è da ricercare soprattutto nella modalità in cui il soggetto organizza le proprie rappresentazioni sessuali secondo le differenti fasi dello sviluppo della propria vita psichica, piuttosto che in un determinismo genetico o biologico. Le diverse forme dell’omosessualità sono la conseguenza di pulsioni parziali o di identificazioni primarie non rielaborate a cui sono legate. Oggi si tende a rendere ontologico il termine “orientamento sessuale” laddove, non tanto tempo fa, si parlava semplicemente di desiderio. Tuttavia, un orientamento e un desiderio non costituiscono un’identità. L’autore ribadisce chiaramente che l’identità sessuale è un dato che l’uomo e la donna ricevono, accettano e integrano, mentre l’orientamento (o il desiderio) è il risultato di un’elaborazione delle pulsioni sessuali. Un buon lavoro psichico su se stessi permette di vivere una profonda trasformazione del proprio orientamento sessuale. L’omosessualità non può essere ritenuta un modello da imitare: non si possono educare i giovani a questo tipo d’identità (deviazione).
Non è un modello trasmissibile perché gli educatori aiutano i giovani a raggiungere una maturità affettiva e sessuale in coerenza con il dato della loro identità, per poter progettare la formazione di una coppia e di una famiglia attraverso l’impegno del matrimonio. I risultati della ricerca sul gender portano l’autore a fare alcune conclusioni: la relazione tra uomo e donna non può essere fondata su un conflitto di potere bensì sull’uguaglianza, sull’interdipendenza e sulla loro complementarietà; per meglio evidenziare l’autonomia della donna, i teorici del gender hanno voluto liberarla dalla sua vocazione di sposa e di madre, neutralizzando la maternità grazie alla contraccezione e all’aborto; la nozione di salute riproduttiva ha mascherato le derive della sessualità umana; eslcudendo la procreazione dalla sessualità, la società educa i giovani alla mancanza di responsabilità delle proprie azioni e nel proprio comportamento sessuale; senza una vera presa di coscienza della relazione di coppia, la situazione si altera al punto di regolare le difficoltà psichiche della coppia con la separazione e la rottura tramite il divorzio; il concetto di salute riproduttiva necessita di un’analisi critica e di una discussione in merito a quelle che sono le sue implicazioni, è per questo motivo che occorre parlare di “salute della famiglia”, così come c’è uno “stato di famiglia” che include il padre, la madre e i bambini; la famiglia è un bene comune dell’umanità che poggia sull’unione matrimoniale di un uomo e di una donna, dato che sono i soli a essere nella logica dell’alterità e, quindi, dell’amore e della coppia generazionale.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 1-4/2012
(http://www.pftim.it)
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12,00 €→ 11,40 €
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Don Massimo Maresca il 21 febbraio 2013 alle 12:51 ha scritto:
Tony Anatrella vuole fare un percorso storico e antropologico sul fenomeno dell'omosessualità che tanto interessa l'opinione pubblica di oggi e che accende notevolmente i dibattiti e le discussioni sulla vita sessuale. Per farsi un'idea un po' più chiara sulla questione omosessuale (idea non solo chiara ma anche moderata...), consiglio di leggere questo testo. D'altra parte è anche scritto bene, rendendo la lettura particolarmente scorrevole!