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Descrizione
L'incontro con la bellezza può lasciarci incolumi? La sua gioia novella può sbocciare senza frantumare all'istante dentro di noi ciò che era vecchio, attraverso quella ferita che solo l'invulnerabile sa infliggere? La sua sovrabbondanza annuncia nella prossimità l'offerta della lontananza. Ciò che ci afferra resta inafferrabile: tanto più quanto più si avvicina. Così Platone fa dello sgomento il primo regalo della bellezza, mentre per Dostoevskij e Rilke essa altro non è che l'inizio del terribile. Questa gioia dolorosa, smisurata come ogni amore, è la dimensione dimenticata dall'estetica. Il saggio indaga lo choc provocato dall'incontro con la bellezza quando essa si manifesta all'uomo. L'uomo ne resta trafitto, sgomento, irrimediabilmente cambiato, ma la ferita lo rivela a se stesso, aprendolo a ciò che lo eccede. Colpito da questa gioia dolorosa, l'uomo non può che celebrare la bellezza.
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DETTAGLI DI «La ferita della bellezza»
Tipo
Libro
Titolo
La ferita della bellezza
Autore
Chrétien Jean-Louis
Traduttore
Bissanti A.
Editore
Marietti 1820
EAN
9788821188206
Pagine
168
Data
gennaio 2010
Peso
202 grammi
Altezza
17 cm
Larghezza
12 cm
Collana
I rombi
Recensioni di riviste specialistiche su «La ferita della bellezza»
Si può sostenere lo sguardo di Beatrice? Si può mirare in tutto il suo splendore l’abisso di luce del Paradiso? Il fuoco della bellezza della rosa mistica è più terribile di quello dell’Inferno? Sono queste le domande a cui tenta di rispondere l’a., attivista un tempo della Gioventù rivoluzionaria comunista e successivamente convertitosi al cristianesi cristianesimo. Navigando tra i continenti della filosofia (Platone) e della letteratura (Dostoevskij e Rilke) il vol. indaga, con momenti di notevole poeticità quanto a scrittura, il cortocircuito provocato dall’incontro con la bellezza. Esso è gioia, gioia dolorosa che lascia nell’uomo una ferita profonda da cui fuoriesce la parola e il canto. Solo con questa ferita, che non conosce sutura, è possibile sopravvivere al «pudore orgiastico», alla «sobria ebbrezza».
Tratto dalla rivista Il Regno 2010 n. 10
(http://www.ilregno.it)
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